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“Era un testo che avevo buttato giù di fretta, ma ne ero molto soddisfatto. Mi aspettavo di tutto però tranne che finire sui banchi della maturità. Ero più preparato al premio Nobel”. Giorgio Parisi, Nobel per la Fisica nel 2021, è il contrario dello scienziato chiuso nella torre d’avorio. Professore universitario da quando aveva 33 anni, non si tira indietro davanti alle sfide della società, dai fondi per la ricerca ai vaccini contro il Covid.
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di
Ilaria Venturi
L’insegnamento è stato una delle missioni della sua vita, accanto alla ricerca. Che effetto fa finire tra gli autori dei temi della maturità?
“Fa molto piacere. Era un’ipotesi che non avrei mai contemplato però, infatti mi ha colto in una giornata particolarmente frenetica. Per l’annuncio del Nobel mi ero liberato da tutti gli impegni”.
Ha parenti o amici che hanno affrontato la sua traccia?
“I miei figli sono troppo grandi e i nipoti troppo piccoli per la maturità, ma alcuni amici e colleghi mi hanno scritto in mattinata: ho mio figlio all’esame, speriamo che abbia scelto il tuo tema”.
Il clima è uno dei problemi decisivi del nostro tempo. Lei ha vinto il Nobel con due climatologi ma non si è occupato direttamente di quel tipo di scienza. Come è nato quel discorso?
“Era un discorso fatto alla Camera l’8 ottobre 2021 per la riunione dei parlamenti nazionali. Eravamo alla vigilia della Cop 26, la conferenza delle Nazioni Unite sul clima di Glasgow. Di fronte avevo il presidente della Repubblica e delle due Camere, oltre alla speaker della Camera americana Nancy Pelosi. L’annuncio del Nobel era stato solo tre giorni prima, quindi non avevo avuto molto tempo per prepararmi. Quel discorso però conteneva dei temi importanti, l’avevo molto sentito”.
E’ stato ascoltato?
“Non mi sembra che siano stati fatti dei passi avanti significativi da allora. Soprattutto non si è affrontato uno dei punti di quell’intervento: se non ci si ispira al principio di solidarietà fra le nazioni, è difficilissimo riuscire a trovare un accordo per mantenere la situazione climatica sotto controllo”.
Quali sono esattamente gli ostacoli che ci impediscono di affrontare il problema?
“Il cambiamento climatico è una sfida impegnativa. Impone grandi sacrifici ai cittadini ed è sempre molto complicato convincere le persone che devono pagare un prezzo oggi per ottenere un vantaggio in futuro. Questi sacrifici vanno poi distribuiti equamente sia fra le nazioni che fra gli individui di una stessa nazione. Per ridurre il consumo di carburante, ad esempio, un politico può portare la benzina a 3 o 4 euro, ma è chiaro che si tratta di una soluzione insostenibile sia per i cittadini che per quel politico, se cerca la rielezione”.
Ci si aspetta che i maturandi la ascoltino più dei politici, ma sarà toppo tardi?
“No, non sarà troppo tardi. Ma quando si parla di clima bisogna tenere conto che più si parte in ritardo, più faticoso sarà rimetterci in carreggiata”.
Si pensa alla crisi energetica attuale come a un’opportunità per spingere di più sulla transizione energetica. Che voto darebbe al governo?
“Non mi spingo a tanto. Vedo che il governo sta facendo molto, ma non sono sicuro che si tratti delle misure giuste. Vorrei vedere per esempio i tetti dei palazzi di Roma con i pannelli fotovoltaici. Invece non c’è proprio nulla. Anche il superbonus 110% mi sembra crei più confusione che altro. Non è ancora la soluzione giusta. Bisognerebbe trovare il modo di convincere cittadini, Comuni, Regioni e Governo a impegnarsi insieme per le rinnovabili”.
La replica è che comunque le rinnovabili non basterebbero.
“Ma intanto migliorano la situazione. La scienza poi può dare un grande contributo. Ci sono potenzialità ancora tutte da sfruttare, come la produzione di carburanti dalle alghe o il miglioramento dell’efficienza e dei costi dei semiconduttori organici. E’ necessario spingere molto in questo senso”.