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Max Calderan e la sua traversata nel deserto: nessuno può fermare i sogni

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Sin da ragazzo voleva fare l’esploratore e si è allenato mente e corpo per riuscire ad attraversare il deserto sabbioso più grande del mondo. Un extraterrestre? Al contrario: la sua storia ha spunti di ispirazione per tutti

Il saluto più immenso mai ricevuto me l’ha mandato lui, Max Calderan, l’esploratore degli esploratori. Sì, perché alla fine della nostra intervista telefonica, quest’uomo generoso ed entusiasta ha scritto su WhatsApp: “Un abbraccio grande come il Rub Al Khali!”. Che cos’è? È il deserto di sabbia più esteso del Pianeta, situato nella parte meridionale della penisola araba e chiamato anche “Quarto vuoto” (dopo cielo, terra, mare). Inaccessibile per uomini e animali (si dice che nemmeno gli uccelli osino sorvolarlo), secco, caldo, privo di vegetazione, fino al 2020 era l’ultima parte di territorio emerso rimasto inesplorato. In quel mese di gennaio durante il quale la pandemia avanzava ovunque, Max Calderan ha iniziato ad attraversarlo in solitaria, a piedi, con uno zaino sulle spalle. Era il sogno che inseguiva sin da ragazzo. Oggi la sua gioia è poter dire, senza indecisione alcuna, che i desideri si avverano. Anche quelli impossibili.

Max, come si diventa capaci di attraversare il deserto?

È l’obiettivo che ho inseguito con tutto me stesso. Ogni attività in cui mi sono impegnato, sin da ragazzo, dall’arrampicata allo sci estremo, era, nella mia testa, un tassello di preparazione alla traversata del deserto. Ho interpretato così anche le difficoltà incontrate nella vita. Non sono mancati allenamenti estenuanti, certo. E poi tanto studio, controlli medici continui.

Preparazione atletica, psicologia, studio. Quale di questi aspetti è più importante per fare l’esploratore?

Diamo i voti? Allenamento fisico: 10. Preparazione mentale e psicologica: 10. Studio e ricerca: 80. Totale: 100. Per prepararsi a un’impresa la conoscenza è fondamentale. Perché corpo e psiche funzionino bene è importante vivere esperienze di cultura in senso ampio. Questa ricchezza è così potente che spinge verso la diversità e permette di non chiudersi dentro schemi predefiniti.

In che cosa consiste l’allenamento di un esploratore?

Portare 30-40 chili sulle spalle, in salita e in discesa, su sentieri di montagna e per diverse ore è allenamento. Camminare per 100 km d’estate, senza bere, mangiare, dormire è allenamento. La tortura più tremenda è non poter dormire. Durante le traversate, riesco a resistere: dormo, anche per soli 5-10 minuti ogni tot, ma continuo a camminare, utilizzando metà emisfero per “riposare” e l’altra metà per controllare l’ambiente. Non è facile e ci vuole tempo, ma quando impari la tecnica possiedi un dono: sei capace di esplorare di notte e puoi gioire di ciò che è più nascosto e misterioso.

Dell’ultima impresa hai detto: è stato un viaggio all’inferno. La natura è nemica dell’uomo?

Ho vissuto pene indicibili, questo sì. Gli ultimi 200 km sono stati una prova durissima per la pericolosità del percorso. Ma sono grato alla vita per aver vissuto un’esperienza limite, che posso raccontare. La natura siamo noi. Se la osserviamo, troviamo il riflesso dei suoi elementi meravigliosi: acqua, alberi, cielo, rocce. Non siamo nient’altro che il frutto di questa composizione: se venissimo sepolti nella terra, ritorneremmo ad essa, restituendo qualcosa che abbiamo tolto all’inizio e ritrasformandoci.

I beduini del deserto ti chiamano Al Madhi, una specie di messia e oggi l’itinerario che hai percorso porta il tuo nome: Calderan Line.

Tra me e i beduini si è creata una forte corrispondenza. Per loro sono il figlio del deserto, un ben guidato, una persona non del luogo che è arrivata da lontano e ha portato qualcosa, nel silenzio e nel rispetto, nel sapere ascoltare. Hanno capito che non ero mosso dall’arroganza di chi vuole conquistare, ma dalla curiosità di chi vuole conoscere.

I medici che ti seguono hanno rilevato che hai livelli di cortisolo (l’ormone dello stress, ndr) molto bassi. Che cosa ti stressa nella vita?

Posso dirtelo? Mi innervosiscono le troppe regole inutili: non dovrebbero esistere, ma essere sostituite dal buonsenso. Non c’entrano le leggi, ovviamente, che rispetto. Per esempio, vorrei che a ogni ora, ovunque, ci fosse la regola di aprire le finestre, per respirare, per cambiare l’aria. Invece, in alcuni luoghi è vietato. Questo ostacola il benessere.

Che cosa è per te la solitudine?

Qualcosa di cui abbiamo bisogno, l’indipendenza arriva dalla solitudine. E non serve andare nel deserto per sperimentarla: basta spegnere il telefono. Disintossicarsi da ciò che crea dipendenza, ripulire l’agenda dai nomi che non ci dicono nulla. Teniamo solo ciò che ci àncora a momenti belli e importanti. Ti sei mai chiesta come mai con certe persone stai bene? È perché sono individui che hanno un rapporto di solitudine con se stessi. Questo permette loro di liberare energia. Più sei solo, più hai energia.

Max, tua moglie sarà sempre in pensiero per te… Cos’è l’amore?

Non si può definire l’amore. È rispetto? Sì, certo. Empatia? Anche. Visione comune? Non sempre. Ognuno deve avere le sue opinioni e i suoi spazi. L’amore è quando ti luccicano gli occhi, nonostante il passare degli anni. Mia moglie mi ha sempre detto: ti ho conosciuto così, non avrei sopportato di avere vicino un uomo che non è felice perché non ha realizzato i suoi desideri. Voglio assumermi questo rischio, per me e per i figli. È meravigliosa.

Quale sarà la tua prossima impresa?

I territori emersi sono stati tutti esplorati. Ora è il tempo della restituzione: mi godrò la famiglia. E poi ho in serbo dei progetti dedicati al cambiamento climatico e varie attività legate all’ambiente. Il sogno di oggi è impegnarmi a fare in modo che i tanti parchi che abbiamo a disposizione in Italia siano davvero luoghi vivibili e felici per i bambini, non posti sporchi, malsani e pericolosi.

Proteine sì, ma non troppe

Durante una traversata nel deserto si entra in contatto con una grande quantità di batteri e virus, complice il vento, che porta con sé anche polvere di carcasse di animali in decomposizione. Il sistema immunitario, quindi, dev’essere al top. «I miei pasti, soprattutto prima di partire, sono decisamente leggeri, massimo 1.500 calorie giornaliere. Ma punto su cibi proteici e vegetali ricchi di vitamine, variando ogni giorno», racconta Max Calderan. «Colazione con yogurt, muesli e un caffè, oppure con pollo verdure, riso e modiche quantità di legumi. A pranzo e a cena niente carboidrati, ma porzioni equilibrate di proteine e ancora tanta verdura. E poi brevi iniezioni del cibo tipico del deserto: datteri e latte di cammella. Grasso e ricco di vitamina C e sali minerali, quest’ultimo è proprio un superalimento».

(Foto: Mauro Grigollo)

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Tag: deserto, intervista.

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