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Un attacco coordinato ai giornali non filo-governativi, guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dalla stampa a lei amica: Giornale e Libero. Nel mirino finiscono Repubblica, Domani e Fatto quotidiano, ma anche singoli cronisti la cui “colpa” è stata quella di incontrare la delegazione guidata dal sindacato europeo dei giornalisti nella propria missione a Roma, lo scorso maggio.
Da quella due giorni di fitti incontri, anche istituzionali – non con membri del governo: gli invitati si negarono tutti – ne è uscito il report di Media Freedom Ue pubblicato ieri e nel quale sono riportati giudizi molto duri sullo stato di salute della libertà di stampa nel nostro Paese, “sottoposta a una crescente pressione con attacchi senza precedenti dalla maggioranza di governo”. Non solo. Da Pechino la premier parla anche della lettera sullo Stato di diritto inviata nei giorni scorsi a Ursula von der Leyen. Che è stata ricevuta e “ora leggeremo e valuteremo”, come ha fatto sapere la portavoce della Commissione Ue Anitta Hipper, senza specificare se ci sarà una replica da parte dell’Ue o meno. Ma precisando: “Quello che sarebbe importante dire quando si tratta del rapporto sullo Stato di diritto, è che si tratta di una metodologia consolidata, basata sui fatti ed è anche il risultato di un processo inclusivo di consultazione con gli Stati membri e anche con vari stakeholder”.
Intanto, non potendo comunque però entrare nel merito, con ogni evidenza, dalla Cina Meloni si appiglia all’ascolto di ‘stakeholders’ di testate ‘nemiche’, peraltro indicato con ogni trasparenza nel dossier stesso, per tentare di delegittimarlo. In contemporanea, questa mattina su Libero ad esempio esce un articolo con questo titolo: “Cronista di Repubblica fonte del dossier Ue anti-Giorgia”, un riferimento al nostro collega Matteo Pucciarelli, citato nel documento e membro della rappresentanza sindacale interna di questo giornale.
“Il concetto dei ‘giornalisti anti Meloni’ ricorda fin troppo da vicino le liste di proscrizione, una pratica inaccettabile che, purtroppo, ci riporta ancora al punto di partenza: la deriva illiberale che qualcuno vorrebbe far imboccare all’Italia. Come se per fare il proprio mestiere un giornalista debba indossare una casacca o farsi mettere un guinzaglio. L’unico obiettivo del giornalista invece deve essere quello di informare liberamente, difendere la libertà di stampa e la dignità del giornalismo”, sostengono la segretaria generale della Fnsi Alessandra Costante e il presidente Vittorio Di Trapani. “Il report Ue sullo stato dell’Unione e il rapporto del consorzio Mfrr non fanno altro che fotografare episodi avvenuti negli ultimi mesi in Italia e che sono stati sotto gli occhi di tutti, compresa l’Unione europea. Non è addossando la responsabilità di quel rapporto al lavoro di alcuni colleghi più sensibili di altri al tema della libertà di stampa, che la politica può sottrarsi dal confronto su ciò che sta accadendo nel Paese, in Rai o anche nelle procedure per vendita dell’agenzia Agi”, proseguono Costante e Di Trapani.
Fnsi denuncia, dunque, il rischio concreto che liste di proscrizione, “di cui mai si è avuta notizia nelle democrazie più forti come Francia, Spagna e Germania o i Paesi del nord Europa”, possano trasformarsi in un rischio per l’incolumità personale dei colleghi additati come “giornalisti anti-Meloni”. E anche questo caso sarà portato all’esame dell’Osservatorio sulle intimidazioni ai giornalisti che si riunirà in settimana al ministero degli Interni.
Il segretario generale della Federazione europea dei giornalisti, Ricardo Gutiérrez, è netto: “La propaganda di Stato inventa il concetto di ‘giornalisti anti-Meloni’ per descrivere giornalisti che difendono la libertà di accesso all’informazione dei cittadini, sono metodi fascisti e mafiosi”. Il senatore pd Walter Verini si dice “sconcertato”: “La presidente del Consiglio è evidentemente allergica ai principi della democrazia liberale e la sua reazione non è molto diversa dalle reazioni di Ignazio La Russa dopo l’aggressione neofascista subita da Andrea Joly, tese quasi a colpevolizzare l’aggredito. Per fortuna giusto pochi giorni fa il presidente della Repubblica si è fatto interprete dei corretti principi che dovrebbero animare il rapporto tra politica e giornalismo”.
Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra considera “fuori luogo le esternazioni della presidente del consiglio dalla Cina: nessun complotto in corso, nei Paesi democratici come i Paesi Ue esistono delle verifiche su quanto viene compiuto e su quanto viene denunciato. Che nel nostro Paese sia in corso un’involuzione nel rispetto dei diritti dei cittadini, che l’attuale governo prediliga forzare in senso autoritario le Istituzioni, che la libertà di stampa sia messa a dura prova quotidianamente, che ci sia stata l’occupazione del servizio pubblico radio tv da parte della destra e con esiti disastrosi per quanto riguarda ascolti ed autorevolezza, sono fatti non certo opinioni e sono sotto gli occhi di tutti i cittadini italiani – commenta – Che poi i giornali di proprietà dei partiti di destra stiano montando la bufala del complotto dei giornalisti ‘rossi’ che intendono vendicarsi con Palazzo Chigi, al limite, è proprio la conferma dei tristi tempi che corre la nostra democrazia”.
Sui social interviene anche Barbara Floridia, presidente della commissione di Vigilanza Rai: “Chiamata a rispondere sui richiami che arrivano dall’Europa in materia di libertà di informazione in Italia, cosa fa Giorgia Meloni da Pechino? Attacca i giornalisti del Fatto Quotidiano, di Repubblica e del Domani che strumentalizzerebbero il rapporto. Quindi se c’è un problema di libertà di stampa in Italia è per via è dei giornali che muovono critiche al governo? Come sempre poi la colpa di tutto è di qualcun altro: i governi precedenti, i giornalisti cattivi, eccetera eccetera. Quanto ancora dovremo aspettare per avere una risposta nel merito di quanto ci contesta l’Europa su indipendenza dei media, querele temerarie, governance Rai?”.
Solidarietà a Repubblica e a Pucciarelli anche da Usigrai, il sindacato dei giornalisti della tv pubblica: sono “inaccettabili gli attacchi personali a un componente del cdr di Repubblica da parte di alcuni quotidiani che gli attribuiscono addirittura il ruolo di ispiratore del rapporto europeo sulla libertà di stampa in Italia.
Un metodo, quello di mettere nel mirino delle polemiche singoli giornalisti, che è lo stesso messo in atto dal governo per attaccare chi scrive sull’operato dell’esecutivo meno che adulanti valutazioni sui provvedimenti adottati”.