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Meloni: “Mi hanno inviato un avviso di garanzia per Almasri”. Anm: “Atto dovuto, una comunicazione”

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La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è indagata per favoreggiamento e peculato per il rimpatrio del comandante libico Almasri. Lo stesso avviso di garanzia è arrivato al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri della Giustizia Carlo Nordio e degli Interni Matteo Piantedosi.

È la premier a darne notizia con un video sui propri canali social. “Il procuratore della Repubblica Francesco Lovoi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri. Un avviso di garanzia – specifica Meloni – inviato anche al ministro Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano, presumo al seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti, ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.

“Penso – dice la premier nel video – che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile e non mi faccio intimidire, è possibile che per questo sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi e diventi migliore ma anche e soprattutto per questo intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani soprattutto quando è in gioco la sicurezza della nazione”.

Caso Almasri, quella scusa del cavillo: bastava una nota di Nordio per evitare il rilascio

di

23 Gennaio 2025

La presidente del Consiglio dà la propria versione della vicenda, alludendo a una tempistica anomala: “La Corte penale internazionale dopo mesi di riflessione – sottolinea – emette un mandato di arresto internazionale nei confronti del capo della polizia giudiziaria di Tripoli, curiosamente la Corte lo fa proprio quando questa persona stava per entrare sul territorio italiano dopo che per 12 giorni aveva serenamente soggiornato in altri tre Stati europei”.

E ribadisce la giustificazione fornita finora dal governo: “La richiesta di arresto della Procura della Corte Penale internazionale non è stata trasmessa al ministero italiano della Giustizia, come invece è previsto dalla legge, e per questo la Corte di Appello di Roma decide di non procedere alla sua convalida. A questo punto, piuttosto che lasciare questo soggetto libero sul territorio italiano, decidiamo di espellerlo e di rimpatriarlo immediatamente per ragioni di sicurezza, con un volo apposito, come accade in altri casi analoghi. Questa – conclude – è la ragione per la quale la Procura di Roma oggi indaga me, il sottosegretario Mantovano e due ministri”.

 

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