[ Leggi dalla fonte originale]
Prima ha annullato tutti gli appuntamenti del giorno, inclusa la missione in Calabria che sarebbe servita a inaugurare una caserma utilizzando un edificio sequestrato alla ‘Ndrangheta. Poi ha deciso di convocare un vertice d’emergenza sui dazi durato circa un’ora e mezza. Giorgia Meloni è costretta a prendere in mano il dossier più scottante per il suo governo, perché riguarda l’obbligata reazione alla politica delle barriere doganali imposta dal un leader, Donald Trump, che la premier ha difeso per mesi, considerandolo punto di riferimento dei conservatori e sponda politica privilegiata della destra. Il colpo durissimo inflitto ieri dal presidente americano alle economie europee, e in particolare all’Italia, obbliga tutti a rivedere questa impostazione.
E così, la presidente del consiglio ha chiamato questa mattina a Palazzo Chigi i ministri Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Francesco Lollobrigida e Adolfo Urso. Esiste una prima necessità, in queste ore: quantificare i potenziali danni della nuova politica tariffaria decisa dalla dagli Stati Uniti. Secondo passo, più politico, sarà quello di costruire una posizione italiana da portare in sede europea, perché Ursula von der Leyen è pronta a reagire. E Roma deve stabilire l’intensità del sostegno a una reazione pesante di Bruxelles. Di questo si sta ragionando nell’incontro nella sede del governo. Anche perché battere un colpo è ormai un obbligo, visto che tra i settori più colpiti c’è anche l’agroalimentare, considerato fiore all’occhiello dell’eccellenza italiana nel mondo. E, dettaglio non irrilevante, filiera cruciale anche per il consenso del centrodestra.
Il problema per Meloni è duplice, visto che oggi Matteo Salvini ha riunito la Lega e ha nuovamente ribadito la legittimità della posizione trumpiana. Un atteggiamento che potrebbe confliggere con quello meloniano. Di certo, una mina che minaccia la stabilità dell’esecutivo.
Dazi, Lollobrigida “Il 20% è tanto, pronti a tutelare le aziende”
Proprio questa mattina uno dei fedelissimi della premier, il ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr Foti aveva espresso tutta la preoccupazione del governo: “Nel momento in cui Trump annuncia dazi a 60 paesi – spiega ad Agorà su Rai3 – interviene a gamba tesa nell’economia mondiale. Dopodiché dobbiamo capire se, dietro questa iniziativa, vi è una volontà di andare fino in fondo o una volontà di cercare continente per continente nazione per nazione in alcuni casi di riequilibrare una bilancia commerciale che nel caso degli Stati Uniti è pesantemente deficitaria rispetto a quanto viene esportato dagli Usa”.
Per Foti, “più che scendere in una polemica che non serve a nessuno serve fermezza e idee chiare su come si vuole agire, cioè la reazione deve esserci ma non deve essere una reazione di pancia. Deve essere una reazione che suggerisce anche al nostro interlocutore americano che è meglio sedersi a un tavolo”.