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Metaphor: ReFantazio non è Persona 6, e questo è un bene. Perché dovreste giocarlo al volo, anche se non tutti lo hanno apprezzato in Italia

[ Leggi dalla fonte originale]

Una micro parentesi su Steam Deck

Prima di lanciarci nei dettagli, nonostante Metaphor: ReFantazio sia segnalato come “giocabile” (bollino giallo) con un warning su dimensione dei testi e impostazioni grafiche, sappiate che su Steam Deck gira da Dio.

Anzi, non solo gira bene (e i testi sono leggibili), ma di fatto appartiene al genere perfetto da giocare su console handheld del genere. E consuma pure poca batteria!

Un po’ di trama

La cosa bella di Metaphore: ReFantazio è che cerca di scindere completamente il rapporto con la serie Persona e Shin Megami Tensei.

Perché bella? Perché permette anche di avvicinare giocatori magari spaventati da quel 5 (o V) davanti ai due ultimi esponenti delle saghe appena citate.

Sì, sono capitoli stand alone, ma fa lo stesso.

Gli autori di fatto hanno creato un mondo di gioco tutto nuovo dai connotati decisamente più fantasy, con personaggi, mostri e creature, poteri e dinamiche completamente diverse.

Un mondo che i nuovi giocatori possono sentire proprio anche perché sconosciuto ai più.

Sembra poca cosa, ma non lo è.

Euchronia, dove si svolge la trama di Metaphor: ReFantazio, è un regno vasto e diviso da profonde tensioni sociali e culturali.

Le diverse tribù che popolano il regno, come gli Elda, i Roussainte e i Clemar, convivono in un clima di ostilità e diffidenza reciproca.

In questo contesto, la tribù degli Elda è considerata emarginata e priva di diritti, vittima di un sistema che favorisce i potenti e opprime i più deboli.

Il protagonista della storia è un giovane appartenente proprio a questa tribù, un ragazzo senza nome (glielo darete voi) la cui personalità si sviluppa attraverso le scelte del giocatore durante i dialoghi chiave.

L’inizio del gioco lo vede dirigersi verso la capitale di Grand Trad con una missione ben precisa: salvare il principe di Euchronia, creduto morto, ma in realtà maledetto dall’ambizioso ufficiale Louis Guiabern.

Quest’ultimo, dopo aver assassinato il Re nei filmati di apertura, sta cercando in tutti i modi di acquisire potere facendo apparire debole la nobiltà che vorrebbe prendere il potere.

Nonostante il Re sia morto, il suo spirito non ha abbandonato il mondo. Egli ricompare in una forma surreale: una gigantesca roccia fluttuante, che annuncia una competizione per la conquista del trono. Chiunque, indipendentemente dalla propria estrazione sociale o appartenenza tribale, potrà diventare Re se riuscirà a raccogliere il favore del popolo entro il il 27 ottobre dell’anno corrente.

Il protagonista, spinto dal desiderio di salvare il principe (suo amico di infanzia), decide di partecipare alla competizione, un’impresa che si rivelerà estremamente difficile.

Tuttavia, lungo il cammino incontrerà diversi alleati che condividono i suoi ideali e lo sostengono nella sua missione. Tra questi spiccano Strohl, un nobile decaduto appartenente alla tribù dei Clemar, e Hulkenberg, una cavaliere caduta in disgrazia appartenente invece ai Roussainte.

C’è di più sotto. Il protagonista porta con sé uno strano libro che racconta di un’utopia, di un mondo dove non c’è magia, dove non c’è distinzione di tribù, e dove tutti vengono trattati allo stesso modo e non c’è guerra o distruzione.

Realtà futura o mera fantasia? Il sospetto che ci sia qualcosa dietro viene alimentato sin dalle prime battute.

Le cose in comune con Persona 5

C’è poco da fare: Metaphor: ReFantazio non sarà Persona 5, ma come già accennato il papà e lo stesso, e porta con sé in dote tanti punti in comune.

Vediamoli insieme. Non è obbligatorio conoscere Persona 5 per capirci qualcosa:

Le scadenze temporali delle missioni principali: si ha a che fare con un calendario e con scadenze precise da rispettare. Danno quel pizzico di adrenalina in più obbligandovi a una gestione oculata delle risorse e dei giorni a disposizione
La suddivisione delle giornate in due parti: ogni giornata del calendario si scinde solitamente in due sezioni. Sta al giocatore decidere come investirle. Implica anche in questo caso la gestione delle risorse e la decisione di cosa fare o meno in queste due macro aree temporali. 
Coltivare i rapporti sociali con i membri della squadra e con altri personaggi chiave della trama, dedicandogli tempo (prezioso) durante le giornate. Lo si fa tramite dialoghi, e permette anche di aumentare i poteri della squadra e sbloccare nuovi Archetipi (lo spieghiamo a breve cosa sono).
I combattimenti a turni in perfetto stile JRPG, anche se con un paio di twist che vedremo a breve.
Il sistema di debolezze in stile sasso, carta, forbice, seppur decisamente evoluto e ampliato. Non è Pokémon, ma il concetto di base è quello. Ci sono nemici che dimostrano debolezza alla magia elementale, altri alle armi perforanti, altri ancora a luce od ombra, e così via.

Le differenze con Persona 5

Siamo quindi di fronte a un clone con una diversa storia e ambientazione? Non proprio.

Studio Zero ha comunque cercato di dare una svolta anche al gameplay.

Come? Spariscono le Personae, gli spiriti magici che i personaggi della celebre serie evocano a piacimento. Sparisce anche la componente di cattura in stile Pokémon (fan di Persona non mi uccidete, è più facile spiegarla così, NdR) e il fatto che solo il protagonista può evocarne di diversi.

In Metaphor: ReFantazio ci sono gli Archetipi, spiriti di antichi eroi che si manifestano quando i protagonisti prendono coscienza di loro.

C’è sempre un marcato simbolismo in questo. In Persona 5 i personaggi si strappavano via una maschera, come a voler rivelare al mondo il vero Io, in perfetto stile pirandelliano.

Qui invece i personaggi si strappano il cuore, e lo usano come fosse un microfono o un megafono per gridare al mondo il loro intento cavalleresco ed eroico.

Ma la cosa bella degli Archetipi è che non sono fissi. Ogni personaggio, inclusi protagonisti e gregari, possono cambiare Archetipo con quelli conosciuti e imparati, cambiando drasticamente le strategie di combattimento.

Ora, il protagonista è l’unico a poter distribuire a piacimento dei punti caratteristica che possono renderlo, ad esempio, più potente con le magie che con il corpo a corpo. Gli altri personaggi, come i due già citati Strohl e Hulkenberg, quando salgono di livello aumentano quasi solo le statistiche fisiche. Sono palesemente dei guerrieri adatti a ruoli specifici, come il Guerriero, il Cavaliere e il Lottatore.

C’è comunque bisogno di variare con frequenza gli archetipi per dominare su campi di battaglia diversi fra loro, aggiungendo ulteriore strategia al tutto. Ci sono poi due linee di battaglia: i maghi possono arretrare aumentando la difesa e diminuendo eventuali danni da arma classica. Si potrebbe, sempre per fare qualche esempio, tenere un personaggio Cavaliere (o la sua evoluzione) a prendere i colpi sul fronte, mentre un Tiratore e un Mago (o un Guaritore) nelle retrovie a bersagliare i nemici.

C’è inoltre anche una fase di combattimento in tempo reale.

Esplorando i dungeon si possono assalire di sorpresa i mostri, sia per ottenere un vantaggio per i combattimenti più ostici, sia per abbattere i nemici più deboli in un colpo, evitandoci uno scontro a turni.

Cambia drasticamente anche il bestiario. Nei vari Persona e nei capitoli di Shin Megami Tensei ci sono da sempre dei mostri in comune, soggetti iconici che fanno parte dell’immaginario collettivo dei fan ATLUS.

In questo Metaphor: ReFantazio cerca di ripartire (quasi) da zero. Fra gli avversari più temibili ci sono gli Umani (eh sì, non ci sono fra le tribù). Sono esseri mostruosi e senza senso, che si scopre essere ispirati alle opere del pittore Hieronymus Bosch. Ma ci sono anche tanti umanoidi appartenenti alle varie tribù, dotati ovviamente di poteri magici peculiari o abilità basate su armi e simili.

Ci sono altri aspetti su cui soffermarsi. C’è per esempio una migliore gestione dei tempi.

Ci sono pochissimi tempi morti e tante scorciatoie per velocizzare spostamenti e operazioni.

Con giochi come questo che durano tranquillamente più di 50 ore è un dettaglio non da poco. Vuol dire che c’è tanto da fare, tanto da giocare e tanto da godere.

I dialoghi sono meno prolissi, più rapidi e semplici. C’è chi lo vedrà come un difetto. I temi affrontati nei vari Persona non sono banali, e non lo sono nemmeno in Metaphor: ReFantazio, ma si nota comunque un po’ di semplificazione.

Forse è anche dovuto alla traduzione. Metaphor arriva sul mercato già tradotto in italiano, un mezzo miracolo che non è stato celebrato abbastanza. Tra l’uscita di Persona 5 e l’arrivo della traduzione italiana passarono 3 anni, giusto per mettere le cose in prospettiva.

Abbiamo già visto qualcosa sull’ambientazione, decisamente più fantasy di quella degli altri giochi ATLUS citati precedentemente.

Funziona alla grande, ed è, purtroppo, anche più affascinante di alcuni personaggi.

Bisogna purtroppo ammettere che il charme di alcuni protagonisti di Persona 5 (e anche dei due precedenti) è difficilissima da raggiungere.

Ce ne sono alcuni molto ben costruiti e affascinanti, ma non si raggiunge lo stesso livello. Però appunto, si bilancia con l’ambientazione e con la valanga di dettagli che si scopre via via.

Dai mezzi di trasporto, ai delicati equilibri fra le tribù, dai cibi agli animali selvaggi, poteri magici, storia e miti: è stato fatto un lavoro mostruoso, soprattutto considerato che si è partiti da zero.

I voti italiani sono stati un po’ ingiusti?

Sì, l’ho già detto e lo ripeto: Metaphor: ReFantazio deve molto a Persona 5, ma non per questo non c’è stato un sforzo titanico per staccarsi dal suo successo e creare qualcosa di nuovo.

Anche solo questa volontà andrebbe a mio avviso premiata. Nulla vietava di riversare una valanga di soldi sul team di Persona 5, sviluppare un Persona 6 con qualche novità minore e incassare soldi facili.

E invece così non è stato.

Tante delle redazioni italiane più blasonate gli hanno assegnato un bell’8.5. Sia chiaro, è un voto spaziale, anche se c’è una certa tipologia di utenza che lo considera un votuccio utile a descrivere un gioco valido ma lontano dall’essere un capolavoro.

Per quanto non sia d’accordo con questo genere di utenza, sono però dell’idea che un voto come 8.5 stia stretto a un titolo del genere. Si tratta di un’opera enorme che ci catapulta in un teatro di gioco inedito e affascinante.

Si vede lo sforzo creativo atto a migliorare e stratificare un sistema di gioco oramai ben più che rodato, e ci sono tante piccole chicche (spero di avervele elencate tutte) che per certi versi lo rendono persino migliore.

E all’estero i votoni ci sono stati, visto che si registra un metascore della versione PS5 di ben 94 punti, uno dei più alti di questo 2024. E in un anno come questo, dove Concord, Suicide Squad e in parte anche Star Wars Outlaws sono ancora ferite aperte, Metaphor: ReFantazio è una boccata di ossigeno che va premiata e va fatta conoscere.

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Metaphor: ReFantazio è disponibile su PC (Steam), PS4, PS5 e Xbox a circa 69€. Qualcosa mi dice che arriverà anche su Nintendo Switch 2.

Il sample per questa recensione è stato fornito da ATLUS, che non ha avuto un’anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.

Su alcuni dei link inseriti in questa pagina SmartWorld ha un’affiliazione ed ottiene una percentuale dei ricavi, tale affiliazione non fa variare il prezzo del prodotto acquistato. Tutti i prodotti descritti potrebbero subire variazioni di prezzo e disponibilità nel corso del tempo, dunque vi consigliamo sempre di verificare questi parametri prima dell’acquisto.

Potrei andare avanti molto altro, ma questa recensione rischia di diventare un kolossal. Se è il vostro primo JRPG siete nel posto giusto. Se masticate pane e JPRG a colazione, siete comunque nel posto giusto. Fan ATLUS? Idem. Metaphor: ReFantazio saprà incollarvi allo schermo, offrendo il giusto mix di combattimenti, esplorazione (non ai livelli di RPG classici, ma qualcosa c’è), gestione dei rapporti sociali e del tempo a disposizione. Il tutto è immerso in un mondo fantasy inedito tutto da scoprire, coadiuvato da una cura maniacale per la grafica dei menu di gioco. Il comparto grafico soffre un po’ il lancio su console di generazione precedente, ma c’è da dire che ha comunque i suoi momenti anche da quel punto di vista. La longevità è fuori discussione, e il tutto è già tradotto in italiano (i testi, ovviamente). Non è Persona 6, ma la cosa fondamentale è che non è un clone senz’anima di Persona 5.

Voto finale

Metaphor: ReFantazio

Pro

Sistema di combattimento ancora più dinamico
Ampia libertà nella scelta delle classi dei personaggi
Mondo di gioco caratteristico e affascinante
Meccaniche sociali e di gestione del tempo ottimizzate
Art design evocativo

Contro

Ritmo narrativo non sempre uniforme
Qualche possibile scoglio per i neofiti
Sensazione di deja vu su alcune meccaniche
Comparto grafico un po’ datato

 

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