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“Mia figlia è un mostro”: sui social la frase della madre di Alessia Pifferi che ha lasciato morire la piccola Diana

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“Mia figlia è un mostro”. Maria, la madre di Alessia Pifferi, lo avrebbe scritto sul suo profilo Facebook a chi – amici e parenti, visto che è un profilo chiuso – le faceva le condoglianze. Da mercoledì scorso, da quando ha saputo che sua nipote Diana, diciotto mesi appena, era morta dopo sei giorni sola in casa, senza acqua, senza cibo, nel caldo soffocante dell’appartamento di Ponte Lambro, la donna non ha voluto parlare con nessuno. E’ arrivata a Milano, nell’appartamento di via Parea dove sua figlia Alessia viveva con la bambina e dove lei stessa aveva vissuto fino a poco tempo fa, prima di trasferirsi a Crotone con il compagno: nessun contatto con i giornalisti, ma sabato sera – quando nel quartiere hanno improvvisato una piccola fiaccolata per Diana – si è affacciata per pochi minuti alla finestra dell’appartamento che confina con quello di Franco, l’ex marito di Alessia Pifferi. E domenica mattina la donna è scesa in cortile: sul cancello di ingresso da giorni la gente arriva e lascia peluche, fiori, palloncini, biglietti per Diana: la nonna li ha sistemati un po’, come fossero nella stanza di una bambina che in diciotto mesi di vita di tenerezza ne ha vista ben poca.

Il rapporto tra Alessia Pifferi e la nonna della piccola Diana, morta di stenti a 18 mesi

Sono fondamentali i racconti che Maria, la madre di Alessia Pifferi, sta facendo in questi giorni agli investigatori che devono ricostruire la breve vita e la morte di Diana. Perché la donna ha vissuto in quella casa nei primi mesi di vita della bambina, e perché forse più di chiunque altro sa chi è sua figlia, nonostante le tante bugie e le omissioni che adesso sembra siano sempre state una costante per la 36enne. Del resto a Leffe, nel paese della Bergamasca dove vive il suo compagno e dove ha trascorso i sei giorni di agonia di Diana, aveva raccontato di essere una psicologa infantile. E al suo stesso compagno, quando era arrivata a casa sua con due trolley pieni di abiti giovedì scorso, aveva detto che Diana era al mare con sua sorella, sorella che esiste realmente e vive poco lontano da via Parea, ma con cui Alessia Pifferi non aveva grandi rapporti.

“Mia figlia è un mostro”, insomma, così dice a parenti e amici – lo scrive il quotidiana Il Giorno – la madre Maria. Che ha anche raccontato alla polizia che della gravidanza della figlia sapeva sin dai primi mesi, mentre Alessia Pifferi ha detto alla polizia di aver scoperto di essere incinta soltanto quando, al settimo mese e mezzo, ha partorito la bambina nel bagno dell’appartamento di Leffe, chiamando solo in quel momento il suo compagno che stava lavorando. La relazione con l’uomo si era interrotta, forse proprio per l’enormità di una gravidanza – e di un bambino nato dalla relazione con un altro uomo – tenuta nascosta. E Alessia Pifferi, a quel punto, era tornata nella casa di via Parea, dove c’era anche la madre e vicino al suo ex marito.

I primi mesi di vita della piccola Diana: la vacanza della madre a Montecarlo

Diana era rimasta a lungo in ospedale, il parto prematuro aveva avuto conseguenze sui suoi reni. Alessia Pifferi aveva continuato la sua vita e dopo un paio di mesi c’era stato il riavvicinamento con il compagno di Leffe. Con lui era partita, a un certo punto, per Montecarlo, per una breve vacanza: interrotta dopo solo un giorno, perché Diana era stata male, aveva avuto la febbre molto alta e la nonna l’aveva portata in ospedale, imponendo alla figlia di tornare a Milano. Poi la nonna è partita, si è trasferita a Crotone: e da allora – anche su questo le ammissioni di Alessia Pifferi sono ancora troppo parziali – la donna ha iniziato a lasciare sola la bambina, prima per poche ore, poi per interi giorni, con acqua e biberon nel lettino da campeggio. Le chiedono gli investigatori, increduli: “Ma lei pensava che bastasse un biberon per sfamare sua figlia? Lei sa che conseguenze può avere l’assenza di cibo e di liquidi, specie con alte temperature? Sa che conseguenze può avere un digiuno prolungato in un bimbo di un anno e mezzo?”. La risposta è senza una lacrima: “Sì. A parte la disidratazione, la morte”.

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