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Dopo nove giorni in mare, sbarcano oggi a Taranto i migranti soccorsi dalla nave Geo Barents, di Medici senza Frontiere. L’unità umanitaria ong è giunta nel porto pugliese sede dell’hotspot in prima mattinata. Dopo essere stata assegnata dal Viminale a Taranto, ha navigato nelle ultime ore per raggiungere le coste ioniche. Le operazioni di sbarco e di accoglienza dei profughi sono iniziate intorno alle ore 9: si tratta di 659 persone, di cui 159 minori, migranti provenienti dall’Africa salvati nelle acque del Mediterraneo in alcune operazioni di soccorso.
“La notizia che aspettavamo è finalmente arrivata – aveva scritto su Twitter Medici senza Frontiere al via libera del ministero -. Dopo quasi 9 giorni trascorsi in mare, i 659 sopravvissuti a bordo della Geo Barents potranno sbarcare nel porto di Taranto. Non deve più accadere che persone vulnerabili siano bloccate in mare per un periodo così lungo”.
Anche questa volta, sono state attivate l’assistenza e le prime cure, in aiuto ai migranti in alcuni casi stremati dalla lunga traversata: la Prefettura di Taranto è incaricata del coordinamento delle operazioni di soccorso. In campo ci sono la Polizia e la Polizia locale, la Protezione Civile, la Croce Rossa, il 118, il Comune di Taranto e numerosi volontari. Una volta a terra e ricevute le prime necessarie cure e sostegno, i migranti sono temporaneamente trasferiti all’hotspot dello stesso porto. Lo scalo di Taranto è frequentemente destinazione di sbarco delle navi umanitarie. Il 30 luglio scorso, è giunta la ong tedesca Sea Watch 3 con a bordo 438 migranti tra cui oltre 100 minori, che erano stati salvati in diverse operazioni di soccorso in mare, davanti alla Libia.
Prima di questo di oggi, la Geo Barents era stata assegnata a Taranto lo scorso 13 luglio, quando sono arrivati i 314 migranti salvati nel Mar Mediterraneo dalla stessa ong. Tra i migranti, c’erano 70 minori ed un piccolo di 3 mesi, tutti poi assegnati a strutture di assistenza; la stessa nave di Medici senza Frontiere era approdata a Taranto anche lo scorso 6 luglio, con altri 65 profughi ma anche con la salma di una 29enne del Camerun, incinta, morta durante la navigazione.