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Migranti, Centro Astalli: oltre 105 mila arrivi via mare nel 2022. Zuppi: “Usciamo dalla logica dell’emergenza”

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“Delusione e amarezza” per la decisione del Governo di dichiarare lo stato di emergenza in merito agli arrivi dei migranti in Italia è stata espressa oggi dal presidente del Centro Astalli in occasione della presentazione del rapporto annuale sui rifugiati in Italia. “Mi auguro che usciamo dall’emergenza”, ha detto da parte sua il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, sottolineando che “sono quaranta anni che dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza”.

Secondo il rapporto della branca italiana del Jesuit Refugee Service, il servizio dei gesuiti per i rigufiati, nel 2022 in Italia sono arrivati via mare in Italia 105.129 migranti, di cui 13.386 minori non accompagnati. A fine anno il sistema di accoglienza nazionale ha registrato la presenze di 107.677 persone. A Roma, Trento, Vicenza, Padova, dove è attivo, il centro Astalli ospita 1.308 rifugiati. Nella sola capitale il 50% degli ospiti soffre di “vulnerabilità fisiche o psicologiche”.

Le lacrime di padre Ripamonti

“Non nascondo la delusione e l’amarezza per la decisione del Governo di dichiarare lo stato di emergenza”, ha dichiarato padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, sottolineando che nel 2017 e nel 2018 in Italia sono arrivati molti più migranti.

“Abbiamo avuto emergenze enormemente maggiori di questa”, ha sottolineato da parte sua il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, nel corso di una tavola rotonda moderata dalla giornalista Bianca Berlinguer. “Credo che nel 2011 il governo Berlusconi dichiarò l’emergenza, da allora anche in situazioni con più di 170mila ingressi l’anno come nel 2014, non è stata dichiarata l’emergenza”. Secondo l’arcivesovo di Bologna, semmai, “la vera emergenza è Lampedusa, anche lì potremmo dire un’emergenza sempre relativa perché se il Papa dieci anni fa c’è andato è difficile dire che è un’emergenza nel senso che è uno tsunami che arriva improvvisamente”. Più in generale, “sono quaranta anni che dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza”, ha detto Zuppi: “Verrebbe da dire: perché ci piace tanto la logica dell’emergenza? Perché ci costringiamo a stare in una logica di emergenza? Può essere che uno tiri fuori le cose migliori quando non può farne a meno, ma col passar del tempo ci si logora e si tirano fuori le cose peggiori. Dobbiamo dare risposte che guardino il futuro e tengano presente il mondo: conviene anche a noi, renderà migliore la nostra casa, oltre che provare ad aiutare questo mondo ad essere più umano”.

All’incontro sono intervenuti due ospiti di comunità di co-housing organizzate dal Centro Astalli: Barry, proveniente dalla Sierra Leone, ha raccontato il proprio viaggio attraverso i campi in Libia, dove è stato torturato, e la traversata in mare a bordo di un barcone, e Hamed, giunto in Italia dall’Afghanistan dopo la presa del potere dei talebani. 

A padre Ripamonti si è rotta la voce quando, al termine del suo intervento, ha chiesto “perdono” ai rifugiati presenti: “Vi chiedo perdono. Per quello che non abbiamo saputo, potuto, voluto, avuto il coraggio di fare”.

Il 50% dei rifugiati con disturbi fisici o psicologici

Nel corso della presentazione del rapporto annuale 2023, al teatro Argentina di Roma, introdotto da un saluto del sindaco Roberto Gualtieri, il Centro Astalli, oltre alle cifre, ha messo in luce alcuni nodi emersi nel corso dell’anno. A Roma “nei soli centri di accoglienza il 50% dei beneficiari è portatore di una o più vulnerabilità fisiche o psicologiche. Una media stabile negli ultimi anni, ciò che però contraddistingue il 2022 è la gravità dei casi stessi. L’ingresso di molti ospiti affetti da patologie croniche o degenerative ha resto particolarmente difficile pianificare progetti di inclusione finalizzati all’autonomia”.

Tra i problemi maggiori evidenziati, la lentezza burocratica e la difficoltà, per chi non parla l’italiano, di ottenere un permesso tramite canali legali. “Gli ostacoli più incomprensibili e inattesi che i rifugiati incontrano in Italia sono quelli burocratici”, denuncia il rapporto. “Nel 2022 sono diverse le criticità rilevate: in particolare i ritardi nel primo rilascio e nel rinnovo dei permessi di soggiorno, causati dal notevole carico di lavoro che grava su Commissioni territoriali, Prefetture e Questure. I tempi di attesa possono arrivare a quasi un anno dalla presentazione della richiesta di asilo alla consegna del documento”.  Molti aspiranti rifugiati, inoltre, “riferiscono di non riuscire ad accedere in Questura per la formalizzazione della domanda di protezione internazionale. Ciò comporta la necessità di provare a entrare più volte, mettendosi in fila anche di notte”. 

Cutro e la mancata lezione ucraina

Non mancano, nel rapporto, considerazioni più politiche. “L’esperienza della crisi ucraina non è bastata a fare una riflessione profonda su accoglienza e integrazione dei rifugiati. Anzi, in non poche occasioni nell’esperienza del Centro Astalli, è sembrato come se ci fossero due percorsi paralleli: uno per gli ucraini e uno per tutti gli altri”. Ma “si tratta di persone che si trovano nella medesima condizione. Afgani, siriani, somali, nigeriani sono tra le principali nazionalità di rifugiati accompagnati nelle varie sedi territoriali del Centro Astalli: anch’essi in fuga da guerra e persecuzioni”.

Inoltre, se il rapporto torna a sottolineare i danni dei cosiddetti “decreti sicurezza” che furono adottati quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno, “neanche le vittime del naufragio di Cutro hanno sortito alcuna reazione politica di umanità, nonostante la società civile abbia chiesto con forza un cambiamento”, si legge nel rapporto. È quanto emerge dal rapporto annuale 2023 del Centro Astalli presentato oggi a Roma. “La protezione temporanea concessa ai cittadini ucraini, – si legge ancora nel rapporto – la possibilità di accedere da subito al mondo del lavoro, l’opportunità di ricevere direttamente dei contributi economici e un sistema di accoglienza che ha risposto tempestivamente ai bisogni delle persone, sono state misure importanti che avrebbero potuto essere capitalizzate. Invece i primi passi del nuovo Governo, dopo l’ennesimo braccio di ferro compiuto mentre i migranti erano sulle imbarcazioni in attesa di un porto sicuro, si sono concentrati su una rinnovata lotta alle ong che si occupano del salvataggio in mare”.

Zuppi: “Mi verrebbero da dire parolacce…”

Interpellato da Bianca Berlinguer sul ruolo delle ong, il cardinale Zuppi ha sottolineato che “la legge del mare è salvare chi è in pericolo”, ed ha commentato le critiche che vengono indirizzate al settore che si occupa di aiuto umanitario ricordando la leggenda secondo la quale la Caritas si arricchirebbe nel lavoro di accoglienza: “Mi verrebbero da dire delle parolacce”, ha detto il cardinale, “ma non posso…” 

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