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Lei si chiamava Loujin Ahmed Nasife aveva quattro anni. E’ morta di sete su un barcone che nessuno ha voluto soccorrere mentre attraversava il Mediterraneo nonostantei ripetuti appelli rilanciati dal centralino dei migranti Alarm Phone. Loujin era una bambina siriana e la drammatica notizia della sua morte, caduta nel vuoto e nella più totale disattenzione, è arrivata nelle stesse ore della scomparsa della regina Elisabetta. Ma la sua foto sorridente, con il vestititino della festa, diffuso dall’attivista Soufi Nawal, da anni punto di riferimento in Sicilia della comunità siriana, ha fatto il giro dei social di tutto il mondo riuscendo a fare una piccola breccia nel muro dell’indifferenza che avvolge la denuncia delle Ong sulla mancanza di un dispositivo di soccorsi nel Mediterraneo.
”Mamma ho sete”
Loujin è morta disidratata. “Mamma, ho sete, sarebbero state le sue ultime parole” rivolte alla madre su quel barcone che, partito dal Libano, vagava da più di dieci giorni con sessanta migranti a bordo senza più cibo né acqua, diretto probabilmente in Italia. Una rotta nuova che si aggiunge a quelle già consolidate e che nelle ultime settimane ha spinto verso il Mediterraneo occidentale alcune centinaia di migranti che, fino a qualche tempo fa, partivano dalle coste libanesi diretti verso la ben più vicina Cipro. Che adesso, però, ha alzato un muro di respingimenti sistematici costringendo i trafficanti a deviare la prua dei barconi verso Grecia, Malta e Italia.
Soccorsa troppo tardi
Su questa rotta qualche giorno fa il barcone sul quale la mamma di Loujin si era imbarcata con le due figlie piccole (c’è anche una sorellina di appena un anno) ha disperatamente chiesto aiuto prima alle autorità delle zone Sar che ha attraversato, quella maltese prima e quella greca poi, ma anche ai tanti mercantili di passaggio. E, come sempre più spesso accade, nessun soccorso istituzionale ha risposto e quasi tutte le navi commerciali hanno fatto finta di non vedere. Quando finalmente, inviato dalle autorità greche, un mercantile ha soccorso il barcone, per la piccola era troppo tardi. Dalla nave hanno sollecitato una evacuazione medica urgente ma quando l’elisoccorso è arrivato Loujin era già morta. E la piccola Mira, un anno appena, è adesso ricoverata in gravi condizioni in ospedale per aver bevuto troppa acqua di mare nel tentativo di vincere l’arsura. Sullo stesso barcone una donna ha abortito.
Un accordo segreto tra Cipro e Libano
Una tragedia che accende i riflettori su questa nuova, lunga e rischiosissima rotta apertasi in seguito a quello che Sara Prestianni, responsabile dei programmi di soccorso di Euromed Rights, definisce “un accordo segreto” tra Libano e Cipro. “Da tempo osserviamo quello che succede ai migranti che partono dal Libano verso Cipro – spiega – una piccola isola che nell’anno scorso ha fatto segnare la più alta percentuale di aumento di sbarchi. Di fatto Cipro ha messo in atto dei respingimenti sistematici delle barche in arrivo e il governo libanese ha accettato di riprendere queste persone, come è venuto fuori anche da un’audizione al Parlamento europeo. E, come sempre accade, quando si chiude una rotta se ne apre subito un’altra. E infatti abbiamo osservato diversi barconi che dalle coste del Libano si sono diretti verso Grecia, Malta e Italia, come appunto quello su cui è morta la bimba di quattro anni. “Il fatto che nessuno intervenga è un attentato al diritto alla vita e al diritto marittimo che obbliga tutti gli Stati a portare soccorso immediato a chiunque sia in difficoltà senza preoccuparsi del suo stato giuridico”.