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Morandi, un Memoriale per riscattare vittime e quartiere: “Antidoto all’oblio, non finisca qui”

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«Un presidio di memoria, documentazione, denuncia pubblica e speranza». Si legge così, sotto la volta dell’ex capannone di movimentazione ferroviaria diventato il Memoriale del crollo di ponte Morandi, un nuovo pezzo di città nato proprio all’altezza del pilone del vecchio ponte collassato il 14 agosto 2018 nel letto del Polcevera. E quando a celebrarne l’apertura viene chiamato a tagliare il nastro tricolore il giovanissimo Cesare, il figlio del portuale genovese Andrea Cerulli, una delle 43 vittime del disastro di sei anni fa, si capisce fino in fondo il significato della dichiarazione d’intenti che da oggi accoglierà i visitatori nella nuova struttura. «Sarà un luogo di memoria attiva», prova a spiegarlo chi l’ha voluto e pensato, dai familiari delle vittime del crollo all’architetto Stefano Boeri, che negli ultimi anni ha guidato il raggruppamento di studi e professionisti che l’ha realizzato. «Non finisce qui», è il senso di tutto, condiviso dai più, tra i tanti partecipanti alla cerimonia di inaugurazione.

Genova, con l’architetto Stefano Boeri nel nuovo Memoriale del Ponte Morandi

«Questo luogo è un esempio di lotta al dolore, alla morte, di resistenza, amore e orgoglio e serve per non permettere che venga mai scritta la parola fine, ma la parola continua», spiega emozionata Egle Possetti, portavoce del comitato delle famiglie, ostinata in questi anni a portare avanti la propria battaglia e a precisare il ruolo di una struttura che «porterà avanti la memoria di quanto successo aggiornandosi giorno dopo giorno, e raccontandola a chi non c’era, non conosce, non saprà». E se è lo stesso governatore Marco Bucci a parlare di «punto di partenza, non di arrivo», è vero del resto che al di là dello spazio del Memoriale – curatissimo il recupero architettonico dell’edificio, curatissimo l’allestimento, per prima la sala immersiva firmata Ett che permette di rivivere il momento del crollo – intorno alla vicenda del Morandi rimane «tutto per aria», ci si sfoga tra i familiari delle vittime.

L’inaugurazione

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C’è per primo un processo ancora in corso «nonostante sia passato tanto tempo», è l’appunto delle stesse autorità religiose chiamate a benedire il Memoriale, l’imam Salah Hussein e l’arcivescovo Marco Tasca, «che possiamo solo sperare riesca a darci una verità, unico antidoto a una memoria che può essere contesa o peggio rimossa», è il pensiero del facente funzione del sindaco, Pietro Piciocchi.

C’è la politica che sta riuscendo a far diventare legge la proposta dai familiari delle vittime del disastro, la costituzione di un fondo di assistenza per tutti i cittadini colpiti da catastrofi legate all’incuria delle infrastrutture pubbliche, – «è attesa in commissione questa settimana, l’ultimo passaggio alla Camera a gennaio», aggiorna la deputata Ilaria Cavo, tra i parlamentari liguri di tutti i partiti che l’hanno seguita dall’inizio – ma anche quella che «ci ha dimenticati», c’è chi denuncia.

«Avremmo voluto una presenza più marcata delle istituzioni centrali per questa giornata importante», è del resto la frecciata di Possetti al governo, rappresentato dal solo viceministro “di casa”, il genovese Edoardo Rixi. Che politica fa parlando di «un crollo che è stato il fallimento dello Stato», chiedendo non ci sia più «un dibattito politico sul tema delle infrastrutture, ma una visione unica», puntando il dito sul «mancato coraggio» nel momento della «riscrittura delle regole delle concessioni».

l’intervista

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C’è pure il grande punto interrogativo del quartiere. Perché se lo stesso esterno del Memoriale è ancora un cantiere, giardini e strutture collegate sono ancora tutte da realizzare, sono di fatto ancora al palo tutti gli altri interventi di riqualificazione di Certosa. Tanto che lo stesso Andrea Boschetti, l’architetto che ha seguito più da vicino il progetto della “Casa delle famiglie”, l’area riservata ai familiari delle vittime, ribadisce «Evitiamo di fare di questo Memoriale una cattedrale nel deserto». Mentre Piciocchi fa sapere «Entro sei mesi al via i lavori del “Cerchio rosso”», la passerella ciclopedonale icona stessa della riqualificazione del quartiere.

Tante incognite davanti alle quali, però, da ora, «questo Memoriale non potrà che dare forza», è auspicio condiviso. «L’esempio ce lo danno le persone che qui hanno perso i propri cari: questo è un luogo dove si replicherà il loro dolore, l’impegno di tutti deve essere quello di finire quello che non è finito», è il messaggio di Boeri. «Un antidoto all’oblio che racconterà una storia oscura e una grande sconfitta del nostro Paese, – è la speranza ritrovata di Possetti, a nome di tutti i parenti delle 43 persone uccise dalla macerie del ponte sei anni fa – e speriamo anche un futuro riscatto, in quanto presidio di verità». Quella giudiziaria ancora manca, chissà se e quando arriverà, quella storica la racconterà il Memoriale 14 agosto 2018.

 

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