[ Leggi dalla fonte originale]
“Una notizia triste che non avremmo voluto dare: è scomparso Paolo Grossi, Presidente emerito della Corte costituzionale, storico del diritto italiano e professore per oltre quarant’anni all’Università di Firenze”. La stessa Consulta annuncia la morte del giurista di 89 anni. Una lunga carriera come professore di Storia del diritto e di Diritto canonico in numerose università, fu nominato giudice costituzionale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e giurò il 23 febbraio 2009. Nel 2016 fu eletto presidente della Consulta, carica che ha ricoperto per due anni.
“Paolo Grossi ha segnato la storia del diritto italiano con importanti innovazioni: sino al suo arrivo, nel mondo universitario la storia del diritto era storia del diritto medioevale; con lui quel grande polmone storico si apre al moderno e sino al contemporaneo, e muta anche, con il suo arrivo al Consiglio universitario nazionale, il nome stesso della disciplina accademica. Fermamente convinto del dialogo interdisciplinare e della unitarietà della scienza giuridica, Grossi ha applicato la propria attività di studioso a un diritto socialmente orientato ed analizzato all’interno della dimensione costituzionale”: così l’Ateneo di Firenze ricorda Paolo Grossi, professore emerito di storia del diritto medievale e moderno all’Università fiorentina dove si era laureato in Giurisprudenza nel 1955 con Ugo Nicolini e dove ha poi insegnato dal 1966 al 2008.
Dopo la laurea Grossi aveva iniziato subito la sua attività di ricerca scientifica nel campo della storia del diritto italiano. Nell’anno accademico 1960-1961 diventa professore incaricato all’Università di Siena; dal 1963 al 1966 è ordinario nell’Ateneo di Macerata dove, dal 1964 al 1966, è preside della facoltà di giurisprudenza. Dal 1966 il ritorno a Firenze, prima come ordinario di Diritto comune, e, poi, di Storia del diritto italiano. Dal 1972 al 1975 è anche preside di giurisprudenza. Tra gli altri incarichi nel 1979 (e fino al 1986) è rappresentante dei docenti ordinari delle facoltà giuridiche italiane nel Consiglio universitario nazionale. Dal 1989 al 1998 è membro del ‘Fachbeirat’ del Max-Planck-Institut fur europaische Rechtsgeschichte di Frankfurt-am-Mein. Grossi ha fondato nel 1971 e diretto sino a tutto il 2002 il Centro studi per la storia del pensiero giuridico moderno, fondando anche i Quaderni fiorentini attorno ai quali si è raccolta un’intera comunità scientifica. E’ stato anche socio nazionale della Accademia dei Lincei e ha fatto parte di numerose Accademie nazionali (fra cui quella dei Georgofili e La Colombaria) ed estere. Nel 2007 ha ricevuto il Fiorino d’oro dalla città di Firenze per il “mirabile contributo allo sviluppo del pensiero giuridico moderno”.
Grossi aveva anche ricevuto lauree honoris causa dalle università di Francoforte sul Meno, Stoccolma, Università autonoma di Barcellona, Università autonoma di Madrid, Siviglia, Bologna, dall’ateneo dello Stato del Michoacan (Messico), dalla Cattolica, dall’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, Universidade Federal do Rio Grande do Sul, Universidade Federal do Paranà e dall’Università di Macerata. All’ateneo di Firenze Grossi aveva donato la sua biblioteca: il fondo librario si trova a Villa Ruspoli e conta circa 10.000 volumi di diritto italiano, con un’ampia rappresentanza di letteratura giuridica straniera, in particolare dell’area tedesca, francese, spagnola e latinoamericana.
“E’ una notizia triste. Paolo Grossi è stato un grande uomo, un giurista eccelso che ha dato lustro non solo all’Università di Firenze ma a tutta la comunità giuridica e scientifica fiorentina e italiana”, commenta il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Firenze Giampiero Cassi. “Grossi è stato un punto di riferimento per tutti noi. Professionalità, competenza, passione per quello che faceva e una grande cultura del lavoro. Un esempio per tutti”.
Lo ricorda il presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato: “Pochi studiosi sono stati maestri autentici come lo è stato Paolo Grossi: per i suoi scavi insuperati nelle radici e nel senso attuale del pluralismo giuridico al di là dello statualismo, per la scuola che ha creato attorno a sé, per gli studi che ha animato sulle sue riviste. E infine per il suo ruolo alla Corte costituzionale, dove ha insegnato a tutti noi la ricerca dell’equilibrio e quindi, ovunque possibile, della decisione consensuale; e dove, da Presidente, con la sua naturale e riconosciuta autorevolezza, ci ha presieduto davvero, anche nei momenti più difficili”, sono le sue parole.