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«Imane Khelif non è Frankenstein, si deve rispetto a una donna e a un’atleta. Piuttosto quanto successo alle Olimpiadi deve farci riflettere e intervenire nel mondo dello sport che è rimasto indietro». Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera, è il primo all’interno della maggioranza di governo a pronunciare parole chiare in difesa della pugile algerina.
Onorevole Mulè, la premier Giorgia Meloni ha parlato di un combattimento «non alla pari» tra la pugile algerina Imane Khelif e l’italiana Angela Carini. Ha sbagliato la presidente del Consiglio a cavalcare la vicenda?
«Non si può politicizzare o buttare in politica una questione così delicata. C’è un problema di fondo, si deve rispetto alle persone. L’atleta algerina non è Frankenstein, non è uno scherzo della natura, casomai è la natura che ha scherzato con lei».
Imane Khelif è donna ma ha valori ormonali più alti. Eppure Meloni ha detto che avendo «caratteristiche genetiche maschili» non doveva essere ammessa alle gare femminili. Non le sembra una discriminazione?
«La corsa a schierarsi è sbagliata. Meloni non ha detto nulla di scorretto. In questa circostanza è venuta fuori l’ignoranza, si è confuso il transgender con l’intersessualità e nessuno di noi ha dimestichezza con l’intersessualità. Khelif non è ricorsa a sotterfugi, non si è presa gioco delle regole, è vittima della natura e non è colpa sua se ha tassi di testosterone più alti».
Eppure l’eurodeputato leghista Roberto Vannacci ha parlato di mondo sottosopra da raddrizzare.
«La corsa a guadagnare un tweet si è portata dietro giudizi che sono infondati. Vannacci ha detto che la pugile algerina ha più cromosomi di un uomo. E quindi? Va lapidata? Khelif non ha barato, è una che sta nelle regole e ha un cromosoma che non è dipeso dal voler falsare le regole del gioco».
Perché allora Carini, abbracciata da Meloni, da molti della sua maggioranza è stata considerata una vittima? È conservatorismo?
«Se qualcuno vuole attribuire a Meloni un gesto patriarcale, sbaglia. La sua è stata una reazione di cuore, che sarebbe stata sporcata se ci fosse stato un giudizio sull’algerina. Ma la premier non ha dato un giudizio etico e morale».
Come spiega la corsa a schierarsi con Carini?
«La corsa a schierarsi con l’italiana ha mille ragioni sportive e forse questa storia può convincere tutti a ragionare sul mondo dello sport, che è in ritardo. Bisogna governare gli eventi e i cambiamenti».
In che modo?
«Piuttosto che intervenire con provvedimenti tampone, bisognerebbe riflettere attorno all’acronimo Lgbtqia+, di cui molti non conoscono il significato. Bisogna fare ordine per il riconoscimento dei diritti, di ogni genere. Non parliamo di maternità surrogata, parliamo appunto di diritti».
Sta proponendo un intervento legislativo?
«Possiamo ragionare su una commissione o su un gruppo di esperti nominato dal Parlamento, qualsiasi cosa purché non siano leggi divisive. Propongo una sorta di codice dei diritti che dia il riconoscimento a chiunque vive una sessualità diversa o per natura è costretto a guardarsi dai pregiudizi».
L’intellettuale Caroline Fourest, direttrice del settimanale Franc-Tireur, ha detto che «con l’aiuto dell’estrema destra, Mosca vuole cercare di destabilizzare Parigi 2024». Lei vede un intervento in questa vicenda?
«I russi ci provano con le fake news, con l’inquinamento e anche in questo caso hanno provato a truccare le carte. Carini e la federazione hanno fatto bene a rifiutare qualsiasi tipo di riconoscenza, sarebbero stati strumentalizzati e così non sarebbe dovuto essere».