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Cinque interventi chirurgici nel giro di due anni non sono bastati a salvargli la vita. Le complicazioni per un’occlusione intestinale hanno ucciso un paziente di 75 anni dell’ospedale Brotzu di Cagliari. E adesso, dopo un’istruttoria durata quattro anni, il giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Cagliari ha stabilito un risarcimento di oltre 1,1 milioni di euro a favore dei familiari dell’anziano deceduto nel gennaio 2019 per un caso di malasanità.
Cinque interventi
Il paziente, come racconta Cagliari Today, era stato sottoposto a cinque interventi chirurgici tra il 2018 e il 2019. Secondo lo studio legale che ha rappresentato i familiari (moglie, figlio e fratelli), la gestione del quadro clinico avrebbe però mostrato gravi carenze. “Sono emerse evidenti negligenze in diverse fasi del percorso terapeutico”, ha dichiarato l’avvocato Gabriele Chiarini che assiste i familiari.
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a cura della redazione Cronaca nazionale
Diagnosi tardive delle complicanze post-operatorie, imprecisioni nelle procedure chirurgiche e monitoraggi inadeguati del decorso clinico, sono gli errori rilevati dai periti tecnici incaricati dal tribunale. In particolare, l’ordinanza del giudice ha evidenziato una gestione problematica di una lesione alla via biliare. “Questo errore ha avuto un ruolo determinante nello sviluppo delle complicazioni che si sono rivelate fatali”, ha aggiunto lo studio legale. “Le mancanze riscontrate hanno irrimediabilmente compromesso le possibilità di recupero del paziente”.
“L’ospedale è responsabile”
Il tribunale ha riconosciuto la responsabilità dell’Arnas Brotzu, attribuendo alla struttura sanitaria la violazione dei protocolli diagnostici e terapeutici. Secondo il legale, la sentenza ha certificato “una carenza di prudenza, competenza e diligenza da parte dei medici coinvolti”. “Questo caso dimostra quanto sia essenziale rafforzare i protocolli di sicurezza e migliorare il monitoraggio dei pazienti, specialmente in situazioni di post-operatorio critico”, ha affermato l’avvocato Gabriele Chiarini, che ha seguito il procedimento. “Il risarcimento rappresenta un riconoscimento importante, ma non può restituire ai familiari quanto hanno perso. È un passo verso l’affermazione del diritto fondamentale a cure adeguate e conformi agli standard sanitari”, ha concluso.