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Nasce la “scuola di Principesse” per bambine: lezioni per camminata sui tacchi, trucco e bon ton. La polemica social: “Educa al sessimo”

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Lezioni su camminata coi tacchi, portamento, galateo. Ma anche bon ton, dizione, trucco e acconciatura. Dedicate ai bambini – anche se la foto del manifesto mostra una bambina – dai 6 ai 9 anni. E’ la “scuola di principesse”, l’iniziativa organizzata a Rho, in provincia di Milano, da Stefania Vadalà, fondatrice della “Maison degli Eventi”. Un corso “di base” che sta scatenando forti polemiche sui social. Un percorso di tre mesi, in partenza ad aprile, sembra avere come obbiettivo quello di far vestire alle bambine i panni delle piccole adulte, con una particolare attenzione a tutti i cliché che vogliono la donna perfetta e sempre in ordine.

Un gioco, assicura l’organizzatrice, ma in molti si pongono dubbi su quale sia il binario educativo su cui si posiziona un’iniziativa del genere: “Si alimenta una mentalità ottusa, patriarcale e retrograda senza nemmeno rendersene conto”, scrive ad esempio un utente sotto il post Facebook pubblicato dall’ideatrice. Un’altra utente scrive: “La cosa che mi rattrista di più è il fatto che si rivendichi l’intento di rafforzare l’autostima delle bambine basandosi puramente sull’esteriorità”.

Dal profilo “Stefania Vadalà Eventi e la sua Maison degli eventi” provano a smorzare le polemiche. “Il post non intendeva proporre un corso di educazione per bambine, non voleva proporre di abbracciare stereotipi di genere e non voleva criticare altre forme di espressione dell’infanzia. Per noi bambini e bambine possono essere qualsiasi cosa, possono esprimere la loro bellezza attraverso qualunque forma, possono interpretare qualunque personaggio senza che questo etichetti il loro essere. Questa è una ludoteca. Il fatto che ci fosse una bambina nella foto di presentazione, scelta forse un po’ sommaria, non esclude che l’invito fosse aperto a tutte e tutti. Oggi si gioca alle principesse, domani agli indiani. Tutto qui”.

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Ma l’accusa di sessismo è dietro l’angolo, soprattutto perché fa leva sullo stereotipo delle bambine-principesse: l’immagine utilizzata per pubblicizzare l’iniziativa mostra una bambina con la corona in testa e il corso viene definito come “il primo in Italia per diventare una principessa”. Intervistata dal quotidiano il Giorno Stefania Vadalà ha provato a spiegare: “l’idea del corso è nata proprio giocando con i miei figli. Faccio giocare mio figlio con lo smalto e le mie figlie con il martello di Thor, incoraggiandoli a superare gli stereotipi di genere”. 37 anni, wedding planner, forse tante polemiche (e tanta pubblicità) non se l’aspettava: “I commenti mi hanno completamente spiazzata. Con le iniziative che organizzo nella mia ludoteca cerco di trasmettere l’entusiasmo del gioco e del divertimento proprio perché la mia infanzia è stata tutt’altro che giocosa”.

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