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La pizza buona è una buona pizza. È il destino, ovvero la scelta di vita, di Nico Acampora, uno che se le cose vanno male non si dà a geremiadi, ma prova a cambiarle come può. E così quando nella sua esistenza è entrato l’autismo, diagnosticato al figlio Leo, lui come primissima cosa è svenuto, poi ha cercato di gestire la situazione (“pessima: un problema continuo tra scuole, sport, integrazione, vita sociale, tutto sulle spalle dei genitori”), quindi ha reagito. Proprio come chi prende un gol, sbanda un po’, poi si riorganizza e parte in attacco. Un attacco fulmineo: “Ho avuto l’idea una notte all’1,30, ho svegliato mia moglie Stefania che mi ha detto “sì, sì, dai, Nico, dormi”. Io invece sono restato sveglio e ho buttato giù il progetto. Alla mattina gliel’ho letto e l’ha condiviso. Più scetticismo dalle persone cui ho chiesto aiuto. In una banca mi han detto “idea bellissima, ma di sicuro fallimento”. Una psicologa mi ha attaccato: “Il solito padre frustrato che si inventa cose irrealizzabili”. E invece abbiamo sfoderato tre carte vincenti. Il crowdfunding, l’aiuto di ristoratori che organizzavano serate per far conoscere il progetto, e la trasmissione di Canale 5 Tu sì que vales che ci ha invitato. E siamo qui”.
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“Qui” è – dal maggio 2021 – PizzAut, a Cassina de’ Pecchi. Pizzeria non banale, e non solo per il prodotto più che valido, ma perché su 12 persone che ci lavorano 10 sono autistici e 2 normali, per usare un aggettivo su cui si potrebbe discutere. Anzi, discutere si deve: sul menu campeggia la scritta “Tu non sei normale è il miglior complimento che mi abbiano mai fatto”. Ma il complimento ai ragazzi più che “non normali” è un altro: il lavoro ha, se non risolto, almeno smussato i loro problemi. “Uno ha imparato a prendere il metrò, uno ha deciso di iscriversi all’università e viaggia a pieni voti verso la laurea in Storia, uno si è inventato un abbraccio speciale, a cravatta, alle spalle, e me lo fa sempre. Tutti dialogano con i clienti, l’altro giorno uno è riuscito da solo a gestire una tavolata di americani. Ed è questo il mio vero successo: riuscire a dare una prospettiva di vita, oltre che un progetto lavorativo vero e serio visto che ogni volta che posso ne assumo uno a tempo indeterminato. Che il locale vada bene è un dettaglio”. E certo male non va: per cenare c’è una lista d’attesa di due mesi.
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Un altro successo di Acampora è che a PizzAut non regna il pietismo: “La gente non viene qui convinta di fare del bene, di aiutare i poveri ragazzi disadattati o simile retorica, e neanche con l’idea di andare allo zoo a vedere le bestie. Se qualcuno entra per curiosità è comunque un cliente. Episodi negativi, giusto il famoso “gnè gnè” di alcuni ragazzi che scimmiottavano gli autistici enfatizzato dai social. Io ho risposto invitandoli a mangiare una pizza a nostre spese. Non se n’è fatto vivo uno”. Dopodiché il locale ha le sue particolarità: niente telefono né macchina del caffè perché il rumore può irritare i ragazzi, la pizza non è cotta su forno a legna, perché potrebbe restar dentro e carbonizzarsi, ma su nastro trasportatore, i tavoli non hanno capotavola, ma una linea rossa dietro cui i camerieri restano, i mobili non hanno maniglie. Accorgimenti tecnici, diciamo, e comunque c’è anche un’educatrice che aiuta i ragazzi soprattutto nella fase di inserimento.
Pietismo o pietà, buonismo o bontà, PizzAut è un esempio, tanto che Acampora e i ragazzi ad aprile sono stati ricevuti in udienza privata da Papa Francesco, “che si è messo il nostro grembiule e ha detto una frase da brividi: “Il buon samaritano può essere anche autistico o disabile”, il totale rovesciamento del luogo comune. Ma ancor più da brividi quel che abbiamo fatto in Vaticano: siamo arrivati col nostro furgone, che contiene un forno, e abbiamo fatto la pizza per i senzatetto che dormono sotto il Colonnato del Bernini. Abbiamo fatto qualcosa di concreto, come sempre”.
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Il “come sempre” si può riferire anche allo stesso Acampora, 51 anni, nato a Napoli, ma sempre vissuto nell’hinterland est di Milano, che del sociale ha fatto il proprio mestiere, visto che operava in cooperative che si occupano di disabilità ed è assessore proprio ai Servizi sociali a Cernusco sul Naviglio. Insomma, in qualche modo è un politico, e infatti del locale si è parlato assai in questi giorni visto che sono transitati Letta, Salvini e altri politici vogliosi di farsi ricoprire da un velo di attenzione al sociale sotto elezioni. “Mi hanno strumentalizzato? Forse, ma sono venuti da tutti gli schieramenti, non uno solo, e non diamo certo indicazioni di voto. E anche io ho strumentalizzato i politici, suggerendo leggi e non risparmiandogli critiche. Ad esempio ho fatto notare che io farei volentieri altro nella vita, perché a dare una prospettiva agli autistici dovrebbe pensare lo Stato, a cui solo occupando questi ragazzi faccio risparmiare un paio di milioni. E a Letta ho proposto: “Visto che il sostegno scolastico passa anche dai Comuni, perché tutti i sindaci di centrosinistra non aumentano i fondi per questo? Di colpo la situazione cambierebbe in mezza Italia”. Idealista sì, ma concreto, Acampora, che pensa già a un PizzAut 2, stavolta a Monza, nell’area della ex Philips. “A Cassina de’ Pecchi siamo dove una volta c’era la Nokia. Mi piace l’idea di prendere spazi in disuso e ridargli nuova vita”. In fondo è quel che fa anche con questi ragazzi, considerati rottamati dalla società dei normali e che invece tornano alla vita, a una vita viva.