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Noury: “Almasri era un ricercato e resta un criminale. Dall’Italia schiaffo alla Corte dell’Aia”

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ROMA — «L’Italia ha dato uno schiaffo in faccia alla Corte penale internazionale». Riccardo Noury, portavoce di Amnesty international Italia, ha appena saputo della liberazione di Najeem Osema Almasri Habish ed è furioso.

Cos’ha pensato quando ha letto la notizia?

«Fatico a trovare un vocabolario adatto. Ma è scandaloso. E per almeno quattro ragioni».

Quali?

«Anzitutto perché Almasri era stato raggiunto da un mandato di cattura internazionale emesso dal massimo organo della giustizia mondiale e certo non per furto di bestiame ma perché accusato di crimini di guerra o contro l’umanità. È il capo della polizia giudiziaria del governo di Tripoli, ha la supervisione delle prigioni. Il suo nome compare anche in una relazione del Dipartimento di Stato statunitense che elenca una serie di nefandezze commesse o taciute: torture, stupri, riduzione ai lavori forzati».

L’Italia invece ha deciso di liberarlo e rimandarlo a Tripoli.

«Accompagnato gentilmente con un volo di Stato italiano. Ed è il secondo scandalo».

Quali sono gli altri due?

«Prima di tutto l’Italia ha l’obbligo di cooperare con la Corte penale internazionale. Ma va ricordato che il nostro Paese è stato protagonista della sua nascita, ospitando la conferenza che ha dato vita allo statuto della Cpi. Dovremmo essere due volte rispettosi della Corte per la quale Almasri era un ricercato. Ora si capisce invece la certezza di impunità con la quale girava per l’Italia».

Cosa avrebbe dovuto fare l’Italia?

«Consegnarlo al tribunale internazionale oppure trattenerlo se era in corso su di lui un’indagine della giustizia italiana. Non è successa né l’una né l’altra cosa, ma una terza».

Come se la spiega la scarcerazione?

«Ci parleranno di vizi di forma, ma resta uno schiaffo alla Corte. E la mia interpretazione è questa: Tripoli è partner dell’Italia dal Memorandum del 2017, si è scelto di ignorare la cooperazione internazionale sulla giustizia in nome di una cooperazione politica con la Libia che ha un solo punto all’ordine del giorno e cioè fermare, a qualunque costo, soprattutto umano, i migranti che attraversano il Mediterraneo».

Riccardo Noury 

 

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