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Nulla osta per i funerali di Diana. L’ipotesi drammatica: la morte dopo cinque giorni. “Se Alessia Pifferi fosse tornata lunedì la figlia sarebbe salva”

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Il nulla osta per la sepoltura della procura è arrivato: si potranno quindi celebrare i funerali della piccola Diana. Il via libera è arrivato dopo l’autopsia svolta martedì: i risultati dell’esame autoptico arriveranno entro sessanta giorni e daranno delle maggiori certezze sulle cause del decesso della piccola di 18 mesi, lasciata sola in casa per quasi una settimana dalla madre Alessia Pifferi a Milano. Il Comune di Milano si è offerto di pagare le spese dei funerali di Diana: all’ultimo saluto della piccola dovrebbe essere presente anche il sindaco Beppe Sala. 

Secondo le prime risultanze è sempre più verosimile che Diana sia morta di stenti. E che abbia smesso di respirare circa 24 ore prima del suo ritrovamento, avvenuto mercoledì scorso di mattina nella casa di via Parea 16/20, a Ponte Lambro. Se questa tesi dovesse essere confermata significherebbe che la bambina è deceduta dopo circa cinque giorni di agonia. E che la madre, andata nella Bergamasca dal compagno giovedì 14 ma tornata di passaggio con lui a Milano lunedì 18, avrebbe potuto salvarla se fosse ripassata da casa. Quel lunedì infatti la donna era arrivata a Milano con il compagno che aveva un impegno di lavoro, senza chiedergli di passare da casa. Quando poi aveva capito che lui, dopo l’impegno di lavoro appunto, stava imboccando di nuovo la strada per Leffe, era rimasta in silenzio. Agli investigatori aveva poi spiegato di non aver voluto chiedergli di andare a casa quel giorno perché non sapeva come dire al compagno che la bambina era a casa e non voleva creare nuove tensioni con lui.

Diana morta di stenti, analisi sul biberon e sul flacone di En

Per lunedì 1° agosto sono stati invece fissate le analisi sul biberon della bambina e sul flacone di En: si tratta di rilievi della scientifica che hanno lo scopo di capire se alla piccola sia stato somministrato l’ansiolitico. La boccetta di En ritrovata in casa appartiene a uno degli uomini che la Pifferi frequentava che è stato sentito dagli inquirenti e che ha confermato. Ma questo non esclude la possibilità che sia stato dato alla piccola prima che la madre lasciasse l’appartamento. Proseguono poi le attività investigative sul telefonino della donna che aveva una fitta serie di contatti: un’analisi delle chat che gli investigatori stanno facendo sia per tracciare un profilo preciso della donna che è accusata di omicidio volontario pluriaggravato, sia per provare a stabilire chi sia il padre biologico della piccola.

Alessia Pifferi, gli avvocati chiedono una perizia psichiatrica

Gli avvocati di Alessia Pifferi, Solange Marchignoli e Luca D’Auria, hanno chiesto per lei una consulenza “neuroscientifica e psichiatrica”, affidando l’incarico ai professori Giuseppe Sartori, ordinario di Neuropsicologia Forense e Neuroscienze Cognitive all’università di Padova, e a Pietro Pietrini, ordinario di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica all’università di Pisa.

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