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Nuovo Csm: Cartabia accelera sulle elezioni, pronti i collegi per votare a fine settembre. Il caso dei “laici” divide il Parlamento

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Oplà, la Guardasigilli Marta Cartabia accelera sulle prossime elezioni del Csm. Da ieri sera è già sulla Gazzetta ufficiale la nuova legge approvata giovedì scorso – con il numero 71 – e sempre ieri sera, per un incontro “di cortesia”, la ministra della Giustizia ha visto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. In mano la ministra ha già – come vedremo – i due principali criteri per costruire i prossimi collegi, uno solo per eleggere i due giudici della Cassazione, due per i 5 pubblici ministeri, 4 per i 13 giudici. In tutto sono 20 i membri togati del Csm e 10 i laici.

La road map disegnata dalla ministra è strettissima, con l’obiettivo di presentare i collegi già questa settimana. Subito dopo il presidente della Repubblica e del Csm Sergio Mattarella potrà indire i comizi elettorali. Per i 20 togati si voterà a fine settembre, visto che l’attuale Csm chiude i battenti il 25, e non ci sarà alcuna proroga. Nello stesso momento – se non si saranno ostacoli politici – il Parlamento dovrebbe eleggere i dieci togati. 

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Già venerdì scorso via Arenula ha chiesto al Csm di inviare la mappa numerica dei magistrati “effettivamente” presenti in ogni singolo distretto giudiziario. Mappa che già ieri era sul tavolo del Dog, il Dipartimento per l’organizzazione giudiziaria, l’ufficio del ministero che preparerà materialmente la prima la bozza del decreto. Bozza che già tra mercoledì e giovedì sarà valutata dal Csm, cui spetta un parere consultivo. Il tempo stringe, per il Csm la prossima settimana è “bianca” (cioè non si lavora) e il rinnovo del Csm incombe. La ministra vuole chiudere sulla mappa dei collegi già questa settimana pubblicandola con un decreto.

Una divisione dei collegi che avrà addosso soprattutto gli occhi della Lega, che già durante la discussione al Senato, ha criticato, con la responsabile Giustizia Giulia Bongiorno, la scelta di affidare al ministero stesso, e non al Parlamento, questa mappa, e quindi i criteri stessi da utilizzare. In pratica Bongiorno critica il fatto che sono gli stessi magistrati presenti al ministero a costruire i collegi, e non una figura terza.

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Ma quali sono i “criteri” individuati? Stando ai colloqui che Cartabia ha avuto ieri, e alle notizie che filtrano da via Arenula, il primo criterio guida sarà quello “contiguità territoriale” tra i distretti giudiziari vicini, che però dovrà adattarsi alla geografia italiana. Per esempio, con chi andrà la Sardegna? Con la Sicilia, come avviene per le elezioni politiche, oppure con il Nord, o ancora con il centro Italia? È evidente che ad accorpamenti diversi potranno seguire candidature diverse, e anche risultati differenti.

Il secondo criterio sarà quello della “tendenziale omogeneità numerica degli elettori” effettivamente presenti nei distretti. Cioè i collegi dovranno avere lo stesso numero di elettori. Parliamo di 9.500 magistrati, quindi i calcoli non sono così complessi. Una variabile per il risultato potrebbe essere quella dei 300 Mot, i magistrati in tirocinio, a seconda di dove voteranno. Pubblicato il decreto dei collegi nel fine settimana scatta il via libera per le candidature. I magistrati già lamentano una campagna elettorale troppo “stretta” per via delle ferie di agosto quando i palazzi di giustizia sono chiusi.

Politicamente più complesso il futuro voto dei laici. Un Parlamento che ha ormai davanti a sé pochi mesi (a scadenza naturale si dovrebbe votare per le politiche a marzo 2023) dovrebbe eleggere i 10 laici che resteranno in carica fino al 2026, parallelamente a Camere non solo con un terzo in meno di deputati e senatori, ma sicuramente anche con “colori” politici ben diversi da oggi. Basti pensare agli attuali numeri di M5S, o a quelli futuri di FdI. Un dato che potrebbe rendere molto complicata già la divisione numerica dei laici. E c’è chi addirittura ipotizza che l’elezione potrebbe anche arenarsi. A quel punto solo un appello di Mattarella potrebbe smuovere dalle secche il Parlamento.

Ma stiamo per ora al voto dei togati. Con la nuova legge elettorale voluta da Cartabia, un maggioritario binominale con un quota proporzionale. Nel collegio unico per la  Cassazione, i primi due più votati diventeranno consiglieri. Per i 5 pm, in due collegi, saranno eletti i primi due classificati per ciascun collegio, il quinto sarà il miglior terzo di tutti e due i collegi. Per i 13 giudici, eletti in 4 collegi, saranno eletti i primi due di ciascun collegio, quindi 8. Poi si procederà alla somma dei voti “collegati” tra le correnti, perché ogni candidato dichiara con chi è “collegato”. Gli ultimi 5 saranno quelli che, proporzionalmente, hanno avuto trasversalmente più voti.

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