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Una sposa. Guarda dai vetri scuri di una berlina elegante. Quelle da sposa, con autista. Vede scorrere le strade del suo paese, coglie gli sguardi dei passanti, di quelli che salutano le spose con un augurio, un sorriso, con un cenno della mano. Ora mancano pochi metri, la sposa trepida, si aggiusta il velo, stringe il bouquet. Ed eccola la scalinata trionfante della chiesa madre nel suo paese, il portale barocco, il santo venerato alle feste patronali, una delle tante nella sontuosa Valle d’Itria, specie d’estate. La chiesa è addobbata da cerimonia, piena di fiori bianchi come li aveva sempre immaginati, fin da piccola, mette fuori un piede, una décolleté bianca, si mette in equilibrio, prende un respiro e comincia a salire, gradino dopo gradino. Si affaccia al portale, nel chiaroscuro affiora il corridoio inghirlandato di fiori, la sposa guarda verso l’altare.
E qui tutto, da rosa commedia romantica che era, si fa nero dramma: sull’altare non c’è nessuno, nessuno neanche tra i banchi, nessun invitato a festeggiarla. Il prete allora le si fa incontro, cerca di farla ragionare, di farla tornare sui suoi passi. Ma la sposa rimane lì, ad aspettare uno sposo che non verrà, perché non c’è nessuno matrimonio e lei ha fatto tutto da sola, abito, berlina, fioraio. Lo ha fatto nella stessa Valle d’Itria che ispirò un decennio fa lo struggente romanzo di Mario Desiati, Premio Strega, Il paese delle spose infelici, poi diventato un film di Pippo Mezzapesa. La nostra sposa sembra appartenere proprio a quella stessa schiera di spose infelici che indossano abiti bianchi e fanno gesti insani.
In paese, naturalmente, non si parla d’altro, dal bar all’edicola, si rincorrono voci, tutti la conoscono nessuno la conosce, si dice che nelle settimane precedenti abbia provato ad avviare le pubblicazioni, che qualcosa non sia tornato al sacerdote: mancavano i documenti e mancava lo sposo. Che, invece, pare ci sia, che esista un uomo amato almeno, che evidentemente non riama e, anzi, preoccupato dalla piega indesiderata che la loro storia stava prendendo, raccontano abbia diffidato la sposa infelice dal continuare nel suo proposito. Tutto questo si dice per le strade del paese della Valle d’Itria, che da un paio di giorni ha il suo romanzo (triste) d’estate.