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Padova, uccise la moglie simulando un delitto: a processo Erik Zorzi

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Rinviato a giudizio per omicidio con dolo aggravato dal legame di parentela Erik Zorzi, il camionista di 42 anni accusato di aver ucciso l’ex moglie Nicoleta Rotaru, 37 anni, nella sua abitazione di Abano Terme (Padova), arrestato lo scorso 20 marzo, a oltre sette mesi e mezzoSu Zorzi. Il processo comincerà il 14 novembre.

Il rinvio a giudizio

A decidere il rinvio a giudizio la gip Elena Lazzarin dopo la richiesta di rito abbreviato avanzata da Silvia Masiero, avvocata dell’uomo. Presenti in aula la madre di Nicoleta, Eugenia, e una delle sorelle della vittima, parte civile insieme alle due figlie di 14 e 10 anni, che ora si trovano in una struttura protetta. In aula anche Erik Zorzi, che non ha però fatto alcuna dichiarazione.

La perizia

La legale dell’uomo ha depositato una perizia a firma Calogero Nicolai, specialista in medicina legale, per provare che i segni che la donna aveva sul collo sono compatibili a quelli di un suicidio. Nella notte tra l’1 e il 2 agosto 2023, al 118 di Padova arriva una chiamata da parte di Erik Zorzi: «Presto, presto, fate in fretta, mia moglie è chiusa in bagno da due ore e non risponde più, ho paura che sia morta». I sanitari arrivano e sfondano la porta e trovano a terra il corpo di Nicoleta, rannicchiata con una cintura di pelle stretta attorno al collo e la fibbia chiusa all’altezza della nuca. Suicidio, senza dubbi.

L’omicidio registrato sullo smartphone

Nicoleta Rotaru – fidanzata con un altro uomo, ma ancora in casa con l’ex marito in quanto in attesa della conferma del tempo indeterminato a lavoro – sarebbe dovuta partire per le vacanze con le figlie tre giorni dopo. Le liti violente tra i due sono talmente frequenti che la donna spesso registra le loro conversazioni col suo smartphone, e lo fa anche il giorno della sua morte. Nell’audio si sente lei affermare «Erik ti prego smettila» e lui «Vattene Nico, liberaci, vattene», per un’agonia durata quasi dieci minuti: si scoprirà poi che è solo una delle oltre mille registrazioni fatte per anni da Nicoleta Rotaru per testimoniare cosa doveva sopportare tra le quattro mura domestiche.

 

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