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“A pochi metri da noi il Papa dalla sua stanza a Santa Marta ci è particolarmente vicino e sta partecipando come tante persone deboli a questa santa eucaristia dalla tivù”. L’annuncio è arrivato da monsignor Rino Fisichella che presiede la messa per il Giubileo dei malati e del mondo della sanità. La piazza ha accolto l’annuncio con un applauso. “Sono particolarmente contento e onorato di offrire la mia voce per leggere l’omelia che ha preparato per questa occasione”, ha detto Fisichella prima di dare lettura all’omelia preparata dal Papa.
Il Papa ricompare in pubblico: “Ho sperimentato la pazienza”. Poi il primo fuori programma
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Le parole di Francesco
“Certamente la malattia è una delle prove più difficili e dure della vita, in cui tocchiamo con mano quanto siamo fragili“, sono le parole di papa Francesco nell’omelia. Secondo il Pontefice, “essa può arrivare a farci sentire come il popolo in esilio, o come la donna del Vangelo: privi di speranza per il futuro. Ma non è così. Anche in questi momenti, Dio non ci lascia soli e, se ci abbandoniamo a Lui, proprio là dove le nostre forze vengono meno, possiamo sperimentare la consolazione della sua presenza”.
“Senza rimpiangere e senza disperare”
“Con voi”, scrive il Papa rivolto ai “carissimi fratelli e sorelle malati”, “in questo momento della mia vita condivido molto: l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno. Non è sempre facile, però è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare, grati a Dio e ai fratelli per il bene che riceviamo, abbandonati e fiduciosi per quello che ancora deve venire”.
“Carissimi, non releghiamo chi è fragile lontano dalla nostra vita, come purtroppo oggi a volte fa un certo tipo di mentalità, non ostracizziamo il dolore dai nostri ambienti”, è l’esortazione di Papa Francesco. “Facciamone piuttosto un’occasione per crescere insieme, per coltivare la speranza grazie all’amore che per primo Dio ha riversato nei nostri cuori e che, al di là di tutto, è ciò che rimane per sempre”, sottolinea il Pontefice. “Affrontare insieme la sofferenza ci rende più umani e condividere il dolore è una tappa importante di ogni cammino di santità”.