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Perugia, la maestra salva un bimbo che stava soffocando: “Ho fatto la manovra di disostruzione vista su Grey’s Anatomy”

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PERUGIA – Se quel cassetto della memoria con l’etichetta “serie tv” non si fosse aperto al momento giusto, il lieto fine di una favola metropolitana adesso suonerebbe nei toni della tragedia. “Ho salvato a scuola un bambino di otto anni grazie alla manovra di disostruzione che avevo visto praticare nella serie televisiva Grey’s Anatomy”, racconta al telefono Flavia Napolitano, maestra in una scuola primaria alla periferia di Perugia.

La voce dell’insegnante di geografia e scienze, 46enne di origine napoletana, si incrina ancora di emozione al ricordo di quegli attimi, guidati dall’istinto e dalla disperazione, senza la sicurezza di una preparazione specifica ma attingendo ai ricordi di un medical drama americano. A distanza di mesi ha anche trovato la serenità di scherzarci su, chiamando la manovra di Heimlich, la “manovra di Hamsik”, come l’ex capitano del Napoli.

Ieri l’insegnante ha ritirato il premio “Cavaliere del cuore 2022” dall’associazione di Foligno “Amici del cuore Valle Umbra”. Un riconoscimento ufficiale che arriva dopo mesi segnati da polemiche e critiche sull’improvvisazione del suo intervento di emergenza.

Dottoressa Napolitano, cos’è successo quel giorno?

“Sostituivo una maestra in un plesso scolastico che non era il mio. Ero appena arrivata, era l’ora di ricreazione e giocavo a dama con un bambino, quando ho visto un bimbo di otto anni che stata soffocando. Gli era andato di traverso qualcosa, forse un boccone di torcolo di san Costanzo, un dolce tipico di Perugia che quel giorno distribuivano a scuola. Il piccolo era blu in viso, non riusciva a respirare e aveva praticamente perso conoscenza”.

Non ha pensato a chiamare aiuto?

“Ho gridato per chiamare aiuto, ma non c’era tempo e ho dovuto agire d’istinto. L’ho adagiato sulle ginocchia e ho dato alcuni forti colpi in mezzo alle scapole con il palmo della mano. Un attimo dopo ha ripreso a respirare ed è stato portato in ospedale per ulteriori controlli. Sono stati due minuti terribili, una scarica di adrenalina. Un attimo dopo mi sono accasciata per terra e ho pianto”.

In seguito ha raccontato di avere visto in tv quella manovra.

“Mi sono ricordata solo un attimo dopo, quando il peggio era passato, che l’avevo vista su Grey’s Anatomy, una delle mie serie preferite. Era nella quarta stagione (adesso siamo alla diciannovesima) che il fantastico dottor Owen Hunt, interpretato da Kevin Mckidd, praticava la manovra pediatrica su un bambino per liberarlo da un corpo estraneo che aveva ingoiato. In quella puntata, gli altri medici-attori dicevano che il piccolo paziente era già morto, ma poi ha ripreso a respirare. A scuola ho rivisto la stessa scena”.

Era sicura che funzionasse?

“Ho agito d’istinto e l’unico merito che mi attribuisco è essere stata fredda e presente a me stessa. Pensi che normalmente ho paura anche di fare le analisi del sangue, ma in quel momento sono riuscita a essere efficace. Fortunatamente ha funzionato”.

Quali sono state le reazioni?

“Sul primo momento di sorpresa, quando ho detto di avere imparato quella manovra dalla tv. Quando il piccolo è stato portato in ospedale anche il primario era incredulo del fatto che quell’intervento per disostruire le vie aeree fosse stato fatto nel modo adeguato, da una persona che non aveva seguito alcun corso specifico. Ho avuto il plauso di alcuni politici, ma su qualche giornale e sui social sono stata molto criticata per essermi improvvisata soccorritrice. In quell’occasione mi aveva difeso una ragazza americana, che grazie alla stessa serie tv aveva praticato una tracheotomia al padre. Certo, meglio essere preparati, ma in quell’occasione bisognava intervenire subito”

Come ha risposto la famiglia del bambino?

“I genitori del bimbo mi mandano le sue foto mentre gioca felice. Mi scrivono ‘grazie a te abbiamo nostro figlio con noi’. Loro sono stati fantastici, siamo in ottimi rapporti e il bambino praticamente mi considera una sua zia acquisita”.

Non è stata contattata dal “dottor Owen”?

“Eh magari… Purtroppo non è accaduto, ma lo dovrebbe fare”.

Perché non aveva una preparazione specifica per il primo soccorso?

“In altri tempi avevo fatto richiesta scritta, perché nell’istituto in cui insegnavo c’era un bambino affetto da epilessia. Ma il corso non è obbligatorio e lo seguivano solo determinate categorie di personale”.

È stata una scelta rischiosa intervenire senza la preparazione adeguata?

“Intanto preciso che è assolutamente necessario rendere obbligatori per tutti i corsi che possono salvare la vita alle persone. Certo sarebbe stato meglio essere preparata, se fosse andata male mi avrebbero accusato, ma se avessi avuto paura, se avessi ceduto al pensiero “magari dopo mi denunciano” non avrei agito con prontezza e staremmo raccontando un’altra storia. Ci sono genitori che per la paura non riescono a salvare i propri figli. E poi qualcosa di simile l’avevo già fatta quando mia madre aveva avuto un’emorragia. In attesa dei soccorsi, ero intervenuta per liberarle le vie aeree dal sangue e permetterle di respirare”.

Ieri le critiche sono state finalmente spazzate via da un riconoscimento ufficiale?

“Ho ritirato la targa perché è importante sensibilizzare sull’importanza dei corsi di primo soccorso, per avere maggiori certezze nel momento della necessità e non affidarsi a un colpo di fortuna com’è successo a me. Oggi (ieri, ndr) dopo la premiazione ho anche potuto seguire la mia prima lezione organizzata dall’associazione ‘Amici del cuore Valle Umbra’. Ma devo dire che il premio più grande sono la consapevolezza di avere salvato una vita e la riconoscenza dei genitori del bimbo”.

Cos’è cambiato dopo il suo intervento di salvataggio?

“Nel mio istituto, grazie a una preside molto attenta, adesso il corso di primo soccorso è obbligatorio e via via tutti dovranno seguirlo. Anche se credo che i fondi dedicati per la formazione del personale non siano ancora adeguati”.

E nella sua vita che effetti ha prodotto?

“In quel periodo ero molto demotivata, nonostante avessi due lauree e fossi di ruolo dal 2011 non riuscivo ad affermarmi sul lavoro. Adesso finalmente ho una mia cattedra, ma credo sia dipeso dal mio impegno in questi anni e non da un solo episodio specifico. Grazie a questa vicenda, invece, ho conosciuto il mio futuro marito. Due giorni dopo l’accaduto in paese non si parlava d’altro e mentre discutevamo di quella mattinata un caro amico mi ha presentato Francesco. Ci sposiamo a gennaio, è come se la vita mi abbia premiato e questa vicenda abbia curato anche me. Come se salvando una vita abbia ritrovato la mia vita. Non può essere un caso, sono napoletana, credo nella fortuna”.

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