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“A seguito della mancata convalida dell’arresto ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato che gli è stato notificato al momento della sua scarcerazione”.
Parla di “urgenti ragioni di sicurezza vista la pericolosità del soggetto” il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, rispondendo a due interrogazioni dell’opposizione nel corso del question time al Senato, ma non aggiunge nulla sulle scelte del governo in merito al caso Almasri nè il perché del rimpatrio a bordo di un aereo dei Servizi Segreti, rimandando la ricostruzione alla prossima settimana quando è stata annunciata un’informativa completa al Parlamento.
“Io, torturato da Almasri e dai suoi miliziani: ho preso così tante botte che pensavo di morire”
Dunque, sostanzialmente, il ministro dell’Interno risponde soltanto del suo operato nella vicenda dell’arresto e della successiva scarcerazione di Najim Osema Almasri, colpito da mandato di cattura della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Spiega che, una volta disposta la scarcerazione da parte della Corte d’appello di Roma per l’irritualità delle procedure ( con l’arresto effettuato prima della relativa richiesta del ministro di Grazia e giustizia Nordio), l’espulsione in quel momento “era la misura più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso”.
Non una parola sulle valutazioni del governo nè tantomeno sul perchè il Guardasigilli non abbia ritenuto di sanare l’errore procedurale che ha portato i giudici della Corte d’appello di Roma a non convalidare l’arresto di Almasri. Ma Piantedosi non ha risposto neanche ai quesiti dei deputati De Cristoforo, Sinistra Italiana, e Zampa, del Pd, che chiedevano il perché del rimpatrio a bordo di un aereo di Stato, rimandando le spiegazioni all’informativa della prossima settimana.