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Piemonte, trekking in Valle Maira: i Percorsi Occitani per ritrovarsi

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Riscoprire se stessi. Mantenersi in forma camminando su percorsi adatti a tutti. Godere dell’ospitalità e dei sapori occitani. Tutto questo è la Valle Maira, in Piemonte. Una meta ideale per gli appassionati di trekking: i suoi Percorsi Occitani, un itinerario nelle Alpi del Piemonte occidentale lungo 177 km e diviso in 14 tappe, toccano oltre quota 2700 m di altitudine e offrono luoghi accoglienti dove fermarsi.

Un’esperienza che è stata recentemente raccontata addirittura dal docufilm Un pas après a l’autre (Un passo dopo l’altro), del regista Daniele Piatti, sponsorizzato da Ortovox, azienda del settore sicurezza in montagna che ha supportato con i suoi prodotti la realizzazione del cortometraggio. La trama: Anna Manella, la giovane protagonista, decide di lasciarsi alle spalle Milano per affrontare, da sola, i Percorsi Occitani, a un ritmo lento, passando dai boschi del fondovalle alle quote più alte. Un’esperienza che ha stregato davvero l’artista.

Noi di Starbene le abbiamo chiesto perché fare trekking in questa valle può offrire qualcosa in più rispetto alle solite camminate outdoor.

Lasciare Milano e affrontare due settimane di cammino in Valle Maira: eri preoccupata?

«Mi sono ritrovata in preda all’agitazione, poiché non ero totalmente sicura di riuscire a reggere fisicamente due settimane di camminata. Il mio pensiero era “speriamo di riuscire a farcela…”».

Direi missione compiuta…

«In realtà, anche le pressioni dettate dal fatto di dover rispettare le tappe suscitavano in me una tensione emotiva. Però sapevo che gli itinerari non erano particolarmente impegnativi sotto il punto di vista fisico e questo mi aiutava a rimanere tranquilla. Certo, alcuni tratti si sono rivelati più duri di altri, a causa della loro lunghezza. In ogni caso, possono comunque essere percorsi anche da famiglie con bambini, senza problemi».

Oggi cos’è per te la Valle Maira?

«Il mio poeta preferito, Giorgio Caproni, scrive: “Se volete trovarvi, perdetevi nella foresta”. Una metafora che invita a scollarsi dalla propria quotidianità per rincontrarsi a livello interiore. La Valle Maira è la mia “foresta”, un luogo che mi ha rapita e a cui sono rimasta davvero legata, che mi ha aiutato a “ritrovarmi”».

Che cosa ti ha colpito di più?

«La sua autenticità. Non ci sono impianti di risalita o strutture hi-tech, perciò sembra di camminare lungo percorsi che si sono cristallizzati nel tempo. Per raggiungere un luogo devi far “muovere le gambe”, non hai alternative. E alla fine ti ritrovi a poter affermare “io, con le mie gambe posso andare dove voglio, da sola”. Un aspetto che ho apprezzato molto, in grado di distinguere la Valle Maira dai luoghi del turismo di massa. Ho scoperto un posto vero, capace di preservare la cultura occitana, che qui vive in modo molto pulsante».

Quale è stato il percorso che ti ha entusiasmato?

«La tappa in cui ho affrontato l’altopiano della Gardetta: caratterizzata da un panorama suggestivo, è abbastanza semplice. Nel momento in cui lo percorrevo sentivo una forte sensazione di calma, di tranquillità. Ma tutta la mia esperienza in Valle Maira è stata immersiva e molto lenta. I percorsi non richiedono velocità o atletismo, come nei classici trekking sportivi. Certo, avevo delle tappe da rispettare, ma potevo coprirle con un passo lento, comodo, a misura d’uomo… Ecco, lo vedi? Mentre parlo mi sta assalendo una grandissima nostalgia (sorride)».

Un ritmo umano che non affatica il corpo…

«…E ti aiuta a liberarti dai pensieri. Quando ne siamo sommersi, cosa che capita sempre più spesso, secondo me, a causa della vita frenetica che conduciamo nelle città, la camminata offre degli input per farli uscire dalla testa. Almeno, in Valle Maira ho avuto questa impressione: mano a mano che camminavo venivo assalita da pensieri negativi, ansie… ma poi, passo dopo passo, iniziavo a sudare e la mente si ripuliva. È stato come se si ritirassero, non riuscirei a spiegarlo meglio».

C’è qualcosa che ti ha lasciato davvero a bocca aperta?

«Una volta raggiunto il Fremo Cuncunà (uno sperone di roccia sul Colle San Giovanni), punto particolarmente scenografico del percorso, trovo il panorama avvolto in una nuova bianca: in pratica, non vedevo nulla. Un po’ delusa, quindi, sono salita sul colle Sampeyre, dove però ho ammirato qualcosa di unico: sopra la mia testa c’erano le nuvole, ma sotto di me avevo un denso strato di nebbia che osservava un moto molto simile a quello del mare: prima, con le sue onde, andava a lambire il panorama; poi si ritirava, proprio come il movimento ondoso che tutti conosciamo. Ammetto che ho trovato questo spettacolo davvero impressionante. Non avevo assolutamente idea che la nebbia potesse “comportarsi” come il mare».

Hai parlato di autenticità ma i luoghi dove fare tappa nascondono anche tutti i comfort che un camminatore possa desiderare…

«Proprio così. Alcuni punti di accoglienza dei Percorsi Occitani, effettivamente, dietro uno stile rustico offrono strutture moderne e funzionali, un altro aspetto che mi ha colpito molto durante questa esperienza. Capita di raggiungere una borgata costituita da costruzioni di pietra che sembrano ferme in un’altra epoca e, invece, una volta aperte le porte si rivelano estremamente curate, accoglienti. In alcuni casi con la possibilità di fare una sauna o l’idromassaggio. Che dopo una giornata di cammino rappresentano un vero toccasana…».

Camminare richiede energia. La scusa buona per gustare la gastronomia della zona…

«Verissimo. Mi sono piaciuti i “ravioles” o “raviolas” (particolari gnocchi conditi in modo ricco, preparati con patate, farina di frumento, uova, sale, burro e panna, ndr). Inoltre, la Valle Maira è un vero paradiso per chi è goloso di formaggi come me. Ho apprezzato molto quelli di capra, ognuno con un gusto personalizzato. Questo dipende molto da ciò che le capre mangiano prima di produrre il latte poiché l’alimentazione degli animali, che vivono a strettamente a contatto con la natura, non è assolutamente modificata ma gestita completamente dall’animale. Inoltre, a renderli ancora più sopraffini ci pensano le varie preparazioni, con fiore di genepy o con la lavanda… Sono formaggi di cui puoi mangiare anche la buccia, privi di prodotti di conservazione. E poi c’è un sistema produttivo estremamente consapevole, che compie scelte etiche ben precise e protegge il territorio».

Allora, ci dài una buona ragione per provare i Percorsi Occitani?

«Sono l’ideale se cerchi un’esperienza a contatto con la natura che si discosti da quelle tipiche offerte del turismo di massa. Inoltre, serve a fare attività fisica senza stressare troppo i muscoli e, allo stesso tempo, ti consente di fare pulizia dei pensieri negativi. Il risultato di questo mix è una contaminazione fra benessere fisico e sprituale, che ti consente di stare bene a trecentosessanta gradi».

La montagna stupisce anche senza la neve

A supporto della seconda edizione del docufilm Un passo dopo l’altro c’è il brand Ortovox, azienda che si occupa del settore sicurezza in montagna: «Abbiamo partecipato alla nascita delle Esperienze Occitane e siamo felici che questo progetto continui a svilupparsi, in totale sinergia con i valori del nostro brand», afferma Stefano Finazzi, CEO della Schwan-Stabilo Outdoor Italia srl. «Questa seconda edizione ci permette di scoprire la valle anche senza neve, stimolando un modo di vivere la montagna autentico perché totalmente coinvolto con la realtà locale e naturalmente sostenibile. Crediamo nel rispetto della montagna, e la Valle Maira è riuscita a preservare lo spirito più puro, creando così un ragionevole equilibrio tra la presenza umana e l’ambiente naturale».

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