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Erano circa 300 i ragazzi, perlopiù liceali genovesi, che oggi pomeriggio, per festeggiare la fine della scuola partecipavano ad una festa non autorizzata sulla scogliera dello scalo. All’improvviso, ospiti non attesi sono arrivati in forze carabinieri, polizia e polizia locale. Un vero e proprio blitz anti rave le cui possibili conseguenze non sono ancora del tutto chiare ma fanno comunque preoccupare decine di famiglie.
Il blitz è stato deciso dalla sindaca Paola Negro che ne spiega l’origine: “Fin dall’insediamento della nostra giunta dopo le elezioni di un anno fa – dice la sindaca – abbiamo deciso di contenere le numerose feste che nel periodo estivo venivano organizzate allo scalo e in altri punti del litorale. Si tratta di situazioni pericolose perché prive di una vera organizzazione e dove musica e alcol possono portare a comportamenti rischiosi”.
“Per monitorare questi eventi abusivi- continua – ho dato incarico ad un gruppo di steward e vigilantes di controllare anche i social. Proprio su Facebook e Instagram questa mattina abbiamo scoperto che era stato organizzato un “Summer Party” allo scalo. Ho così chiesto aiuto alle stazioni dei carabinieri di Recco e Santa Margherita, alla polizia che si sono aggiunti agli agenti della nostra polizia municipale”.
Non sfugge alla sindaca di Pieve che sembrerebbe un intervento in ossequio alla nuova e contestata legge anti rave del governo Meloni. “Guardi – risponde la sindaca – quella mi sembra una norma folle, e noi abbiamo iniziato a contrastare il fenomeno prima della legge. Inoltre vanno valutate situazioni e situazioni. Mi rendo conto che i partecipanti erano studenti non pericolosi ma il pericolo principale era proprio quello che correvano loro”.
Da quanto trapela però le forze dell’ordine non avrebbero proceduto all’identificazione dei presenti, perlomeno non di tutti. Una denuncia per invasione può comportare conseguenze penali.
Il rischio di una condanne penale lo corrono invece gli organizzatori.
“Purtroppo – racconta al sindaca- individuarli non è mai agevole in occasioni come queste anche se qualcuno deve ben aver portato l’attrezzatura per la musica.”
Paola Negro ci tiene però a precisare che il Comune non vuole dedicarsi solo alla repressione: “Lo scorso anno siamo intervenuti per una sola festa non autorizzata e in seguito abbiamo coinvolto gli stessi ragazzi che avevano organizzato la festa in un evento ufficiale con tutte le garanzie per l’incolumità delle persone”.