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Poco impegno nella campagna elettorale con il Pd, Sinistra Italiana commissariata a Genova

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Non ci sono solo i tormenti pre congresso del Pd, o i voti passati al M5s. Nell’ambito del (fu) campo progressista, i contraccolpi del post elezioni iniziano a farsi sentire anche a sinistra. Da questo fine settimana, è infatti ufficiale il commissariamento della federazione genovese di Sinistra Italiana. “Congelato” il coordinatore provinciale Andrea Foti, entro la metà della settimana sarà indicato un commissario, che verrà scelto fuori regione. A deciderlo, la direzione nazionale del partito riunita a Roma nella giornata di sabato scorso, che allo stesso modo ha commissariato anche la federazione regionale della Toscana. Motivazione, «l’ammutinamento» – è il termine che viene usato da alcuni dirigenti – dei vertici locali di Si in fase di campagna elettorale.

All’origine dello scontro interno al partito, motivo di tensione già a partire dallo scorso luglio, spia di una certa insofferenza nei confronti della linea nazionale diffusa anche in altri territori, c’è la scelta che ha portato all’alleanza con il Pd prima delle Politiche. «Un passaggio non condiviso con i territori, che avrà portato qualche parlamentare in più ma ha spaccato il partito», lo definisce Mariano Passeri, capolista alle ultime Comunali genovesi, che oggi medita lo strappo. Ma anche e soprattutto, a Genova, quello che ne è seguito sul territorio ligure. «La guerra», la chiama ancora Passeri, che «la segreteria regionale ha fatto alla principale federazione del territorio». Il regionale in linea con il nazionale, il provinciale contrario.

«Il dissenso interno è legittimo e sempre garantito, ma un conto è criticare le scelte, un conto è contrastare sul campo una decisione presa attraverso tutti gli organismi di partito – è la spiegazione del commissariamento della segreteria regionale di Si in Liguria, Carla Nattero – A Genova la federazione ha fatto un grande lavoro per radicarsi, ma in questa occasione ha scelto di non fare campagna elettorale, né mettere a disposizione le strutture di partito in vista del voto, superando il limite di guardia. Non si poteva far altro».

In attesa di capire le decisioni sul futuro dei dissidenti genovesi, per primi lo stesso Passeri e ovviamente Foti, che ha già annunciato farà ricorso, a essere chiare, per ora, rimangono solo le tempistiche della nuova fase del partito genovese (in due o tre giorni il nome del commissario, entro tre mesi il congresso per l’elezione del nuovo coordinatore) e il malessere di una parte della base dopo l’accordo con il Pd. 

«Le motivazioni addotte a suffragio di questa proposta di commissariamento sarebbero lo scarso impegno mostrato in campagna elettorale e il dissenso sulla prospettiva politica nazionale – si legge nella nota ufficiale diffusa dalla federazione commissariata – Sostanzialmente veniamo commissariati perché non abbiamo seguito la linea politica nazionale: una linea politica che ci ha portato ad una coalizione debole, improvvisata e raccogliticcia oltre che perfettamente inutile per contrastare le destre».

«In tutte le assise pre elettorali avevamo proposto più volte un forte impegno del partito nella ricerca di un campo largo che raccogliesse tutta l’area progressista compreso il M5s, solo in questo modo sarebbe stato possibile contendere a Meloni e compagnia il governo del paese – continuano la critica politica dal fronte dei dissidenti genovesi – Nonostante più del 30 per cento del partito fosse fautore di questa linea, la segreteria nazionale ha proceduto a colpi di maggioranza blindando una linea politica assolutamente inefficace e senza alcuna prospettiva politica. Ci siamo ritrovati in coalizione con partiti lontanissimi dalle nostra cultura e tradizione, fautori dell’invio di armi in Ucraina e mai impegnati seriamente a favore della Pace. Sono stati buttati al vento 18 mesi di opposizione in nome di qualche seggio».

«Si è partecipato a questa coalizione solo per garantire seggi parlamentari a favore dei componenti del gruppo dirigente ristretto, senza dare rappresentanza ai territori e alla pluralità del partito. Per fare questo si è passati sopra ad un’intera comunità politica provocando ferite insanabili e la fuoriuscita di numerosi compagni e chissà quanti altri ne usciranno ancora dopo la proposta di commissariamento. Una volta raggiunto l’obiettivo, cioè il raggiungimento del quorum e dei seggi parlamentari, ci saremmo aspettati da parte del gruppo dirigente nazionale l’immediato tentativo di ricomporre le ferite e ricompattare il corpo degli iscritti. Nulla di tutto ciò, anzi la proposta di commissariamento delle federazioni non allineate, tra cui la nostra, in una logica punitiva e da resa dei conti, inaccettabile soprattutto per un partito come il nostro».

Già promesso il ricorso contro «un modus operandi che tende a sopprimere il dissenso politico e allontanare iscritti e militanti», – si legge nella nota della federazione dissidente – «ci prendiamo la piena responsabilità delle nostre scelte: non abbiamo condiviso la linea politica ma mai abbiamo ostacolato o boicottato i compagni che legittimamente avevano deciso di impegnarsi. Chi sostiene questo, sostiene il falso. Le responsabilità del coordinamento regionale risultano evidenti, nessun tentativo di mediazione né di ascolto, nessuna proposta volta a ricomporre la “crisi politica in corso”; soltanto accuse strumentali e contrasto esplicito alla “federazione ribelle”, che è stata sostanzialmente e completamente scavalcata e che ricordiamo essere la più grande ed importante della regione, fino ad arrivare al voto favorevole al commissariamento. Andremo comunque avanti nel rispetto dei tanti iscritti che hanno sostenuto e sostengono tutt’ora la nostra posizione».

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