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Elon Musk da oggi non è più solo. Sulla rampa di lancio è pronto a partire un nuovo razzo, che si chiama New Glenn ed è stato costruito dal fondatore di Amazon, Jeff Bezos. Il volo inaugurale è stato rinviato ieri, a conto alla rovescia già iniziato, a causa di un problema tecnico sul quale non sono stati forniti dettagli. Quando i motori si accenderanno davvero – la nuova data non è ancora stata fissata – l’azienda SpaceX di Musk potrebbe perdere negli Stati Uniti il monopolio dei lanci per portare in orbita satelliti e, un giorno, anche astronauti.
Sono passati quasi dieci anni da quando Blue Origin, l’azienda aerospaziale di Bezos, ha annunciato il progetto di New Glenn. Ora dopo mille rinvii i motori sono finalmente pronti ad accendersi a Cape Canaveral. E il secondo uomo più ricco del mondo (Bezos) ha lanciato il guanto di sfida al più ricco (Musk).
La gara fra i miliardari dello spazio
La sfida del New Glenn di Bezos sta soprattutto nelle sue dimensioni – 98 metri di altezza, come un palazzo di trenta piani – che si traducono in una capacità di carico superiore a tutti gli altri razzi in uso oggi. Il sorpasso, in particolare, scalzerebbe dal suo primato il Falcon 9 da 70 metri di SpaceX.
Il salto in avanti di mister Amazon potrebbe però rivelarsi temporaneo. Starship, lo spettacolare razzo di Musk capace di rientrare atterrando sulla rampa di lancio da cui era decollato, come in una moviola, ha ancora diversi test da completare. Presto però con i suoi 122 metri riporterà in testa alla gara delle dimensioni il controverso uomo più ricco del mondo.
(reuters)
Più la competizione si scalda, più la Nasa si frega le mani. I successi fin troppo brucianti di SpaceX negli ultimi anni hanno spinto l’agenzia spaziale americana fra le braccia di un unico uomo, e non certo fra i più moderati. L’azienda di Musk è stata fondata nel 2002, due anni dopo Blue Origin, ma marciando a tappe forzate ha ridotto i costi delle missioni in orbita, fa partire uno o due razzi a settimana, domina nel settore del lancio di satelliti, nel trasporto dei carichi e degli astronauti da e per la Stazione Spaziale e offre servizi imprescindibili alla Difesa americana.
La necessità di una seconda opzione, visto il ruolo politico controverso dello stramiliardario, è molto sentita a Washington. La Nasa ha finanziato New Glenn con 500 milioni dei 2,5 miliardi di dollari spesi per arrivare a Cape Canaveral.
Ambizioni stratosferiche
Né Bezos è secondo a Musk quanto ad ambizione. Anche lui sogna un’umanità proiettata nello spazio, dove vivrà, lavorerà e inquinerà (risparmiando la Terra), usando New Glenn come taxi. Blue Origin sta lavorando anche a una sua stazione spaziale privata, una sonda capace di atterrare sulla Luna e una nave spaziale incaricata di trainare e trasferire satelliti mentre volano in orbita.
Dove lo scontro con Musk diventerà frontale è però sul progetto Kuiper: la messa in orbita di una costellazione di satelliti che porteranno internet ovunque sulla Terra. Lo fa già oggi Starlink, la galassia di satelliti di SpaceX con la quale il governo Meloni sarebbe in trattative per un contratto da un miliardo e mezzo. Anche qui Bezos potrebbe rompere un monopolio estremamente redditizio.
Al di là delle ambizioni, Blue Origin finora aveva avuto successo solo nel turismo spaziale. Il suo aereo-razzo New Shepard dal 2021 offre voli di 11 ore fino a 100 chilometri di altezza – la quota minima per poter dire di essersi affacciati nello spazio – facendo assaggiare ai passeggeri qualche minuto di microgravità. A bordo tra l’altro ha ospitato l’attore 90enne che interpretò il capitano Kirk in Star Trek e l’aviatrice 82enne cui fu negato il ruolo di astronauta perché donna, oltre allo stesso Bezos.
Bezos prima del lancio su New Shepard nel 2021
I progetti futuri di New Glenn
New Glenn (dal nome di John Glenn, il primo astronauta americano a volare in orbita nel 1962) nel suo lancio inaugurale puntava a raggiungere l’orbita terrestre portando come carico il prototipo di Blue Ring (la sonda che sposta i satelliti). Dovrebbe fare un altro paio di lanci di prova nel 2025 poi, se tutto andrà bene, i suoi decolli dovrebbero diventare routine. Il ritardo non preoccupa Bezos, che ha scelto per Blue Origin il motto latino “gradatim ferociter”: gradualmente ma risolutamente.
Come per Falcon 9, anche per New Glenn la parte inferiore del razzo (il booster che dà la spinta) dovrebbe essere in grado di rientrare a terra intatta per poter essere riutilizzata fino a 25 volte. L’atterraggio sarà la parte più impegnativa del lancio di prova (anche Musk ha subito diversi fallimenti all’inizio). Per questo la parte inferiore del razzo è stata soprannominata “mi stai dicendo che c’è una chance”.
Il rientro del booster, aiutato da sei zampe estraibili, è previsto su una piattaforma galleggiante nell’Atlantico chiamata Jacklyn, come la madre del fondatore di Amazon. Gli ultimi rinvii della settimana scorsa sono stati proprio legati al mare grosso. Bezos (e non solo) spera che il meteo sia solo l’ultimo ostacolo per lui sulla strada sempre più trafficata verso il cielo.