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Cinque varianti più tardi, Omicron spinge in alto la curva dei contagi. Sarà compito dei vaccini in arrivo tra settembre e ottobre provare a inseguire l’evoluzione del virus. “La nostra versione aggiornata genera il doppio degli anticorpi neutralizzanti rispetto al vaccino attuale” anticipa Andrea Carfì, lo scienziato che dirige il team dei ricercatori di Moderna, negli Stati Uniti. Nonostante le pratiche già avviate per ottenere la cittadinanza americana, l’accento siciliano è ancora schietto. “Ora toccherà alle autorità regolatorie valutare il nostro lavoro. Poi si passerà alla produzione su larga scala. Le fiale dovrebbero essere pronte per l’autunno”. L’Ema, Autorità europea per il farmaco, ha iniziato l’esame del vaccino aggiornato di Pfizer e Moderna.
Com’è fatto un vaccino aggiornato?
“Abbiamo tentato vari approcci. Una versione del nuovo vaccino contiene metà dose della sequenza genetica del virus di Wuhan, quello emerso in Cina a fine 2019, e l’altra metà della variante Beta, identificata in Sudafrica quasi due anni fa. Ora abbiamo completato i test di un vaccino che contiene metà dose fatta con la sequenza di Wuhan e metà con Omicron”.
Omicron nel frattempo ha già generato varie sotto-varianti.
“Abbiamo usato Omicron 1, ma abbiamo testato il vaccino anche con le sotto-varianti più nuove. In ogni caso la risposta immunitaria è stata decisamente più forte rispetto al vaccino che contiene solo la variante di Wuhan, quello usato attualmente”.
Come è possibile, se sia la variante Beta che Omicron 1 sono pressoché scomparse?
“Gli anticorpi generati dal vaccino riescono comunque a riconoscere le varianti, a legarsi al virus e ostacolare l’infezione. La risposta immunitaria del vaccino aggiornato non è solo più forte in termini di numero di anticorpi, è anche più ampia perché riesce ad abbracciare un numero maggiore di mutazioni. La combinazione Wuhan e Beta si è dimostrata anche più duratura. L’efficacia era ancora buona 6 mesi dopo la somministrazione”.
Ma perché avete scelto di mescolare le sequenze di due varianti, se a circolare oggi è solo Omicron?
“Abbiamo scelto le combinazioni più efficace. E’ un po’ quel che avviene con i vaccini contro l’influenza, quando si mescolano i 4 ceppi che stanno circolando di più in quel momento”.
Ma Wuhan non sta circolando.
“No, ma è il vaccino che stiamo usando e si è dimostrato molto efficace. Abbiamo deciso di mantenerlo per metà dose”.
Come si fa a testare un vaccino aggiornato? Quali dati vi chiedono le autorità regolatorie?
“Abbiamo vaccinato 400 volontari che avevano già ricevuto 2 o 3 dosi. Alcuni erano anche stati infettati da Omicron. Dopo 15 giorni e di nuovo dopo un mese abbiamo prelevato il loro sangue e misurato la quantità di anticorpi neutralizzanti”.
Per quanto riguarda la sicurezza?
“Abbiamo osservato anche quella, naturalmente, e non abbiamo notato nulla di diverso rispetto al vaccino attualmente in uso. Anche i vaccini dell’autunno saranno sicuri”.
Riusciranno a ridurre anche il rischio di contagio, oltre a quello di malattia grave?
“E’ difficile rispondere oggi, la protezione dal contagio è un tema complesso e bisognerà vedere come i nuovi vaccini si comporteranno nel mondo reale. Quel che sappiamo è che il virus di Wuhan è ormai piuttosto lontano rispetto alle varianti che circolano oggi. Più l’aggiornamento del vaccino è fedele alla variante in circolazione attualmente, migliori sono i risultati. Ma non possiamo ancora sapere se riusciremo a prevenire i contagi. A quell’obiettivo tendono invece i vaccini somministrati per via intranasale, che generano un’immunità nelle alte vie aeree, dove avviene l’infezione. Noi come altri gruppi ci siamo lavorando, ma ci vorrà tempo per vederli in uso”.
Saremo sempre costretti a rivaccinarci contro il Covid?
“Penso che dovremo abituarci a un’iniezione annuale, usando un vaccino il più possibile vicino alla variante in circolazione al momento”.
State lavorando anche a un vaccino contro l’influenza? Sarebbe il primo a base di Rna.
“Abbiamo iniziato un anno fa e stiamo avanzando rapidamente. Ora siamo alla fase 3 dei test, quella finale”.
E poi c’è il sacro Graal, il vaccino contro l’Hiv.
“E’ un lavoro veramente complesso, ma abbiamo due vaccini pronti per i test. Stiamo iniziando il reclutamento dei volontari. Il bello del metodo dell’Rna è che è molto rapido. Bastano 60 giorni dal laboratorio alla clinica. Se ti accorgi che stai sbagliando strada, fai presto a correggere il tiro e questo ci aiuterà nel campo difficile dell’Hiv”.
Finita la grande corsa per il vaccino contro il Covid, lavorate con meno urgenza?
“Forse è calata l’urgenza, ma abbiamo sempre la sensazione di essere alla frontiera della ricerca. Moderna è passata in poco tempo da 500 dipendenti a più di 3mila. Ma in laboratorio c’è sempre quell’atmosfera di eccitazione che ti spinge a dare il massimo”.