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Protonterapia per i tumori: in Italia 20mila candidati, ma solo tre centri operativi

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In Italia, circa 20.000 pazienti ogni anno sarebbero candidabili alla protonterapia, una terapia oncologica avanzata. Tuttavia, i tre centri attualmente operativi possono trattare solo 1.000 pazienti all’anno, generando un gap significativo tra domanda e offerta. Questa tecnica rappresenta una svolta nella lotta ai tumori, consentendo di ridurre al minimo l’irradiazione ai tessuti sani circostanti, abbattendo i rischi di effetti collaterali e accelerando i tempi di recupero.

Durante il convegno “Le nuove frontiere della protonterapia e dei farmaci per l’oncologia pediatrica” tenustosi a Roma, sono stati analizzati i vantaggi della protonterapia rispetto alla radioterapia convenzionale. Questo trattamento, indolore e rapido (circa 30 minuti per seduta), è particolarmente indicato per tumori localizzati in aree sensibili o resistenti alla radioterapia tradizionale.

L’Italia, insieme alla Francia, presenta uno dei rapporti più bassi in Europa tra centri di protonterapia e popolazione. La disparità regionale è evidente: mentre i centri esistono solo nel Nord, i pazienti del Sud sono costretti a migrare, con il 75% dei bambini calabresi in cura fuori regione.

Paolo Viti, presidente della Federazione Italiana Associazioni Genitori e Guariti Oncoematologia Pediatrica (Fiagop), ha sottolineato:

“La migrazione sanitaria è per noi un problema assillante: di fatto, le nostre associazioni del sud sono costrette a portare i bambini e i ragazzi nel centro-nord, si parte sostanzialmente da Roma in su. Basti pensare che il 75,1% dei bambini della Calabria si sposta.”

Grazie al Decreto Tariffe in vigore dal 1° gennaio 2024, la protonterapia diventa una prestazione erogabile dal Sistema Sanitario Nazionale (SSN) per dieci patologie oncologiche incluse nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Tuttavia, serve un piano nazionale per ampliare il numero di centri e garantire equità nell’accesso.

Tra i progetti innovativi, il ministero dell’Università e della Ricerca ha finanziato il sistema Erha di LinearBeam, un acceleratore lineare di protoni che promette trattamenti più precisi. La dottoressa Sara Rossi ha evidenziato che questo progetto rientra in una serie di oltre 80 iniziative mirate allo sviluppo della protonterapia, raccolte sulla piattaforma ResearchItaly.

Anche a livello regionale, come in Puglia, emergono iniziative significative. Il progetto “Studi di Fase I”, coordinato dal dottor Francesco De Leonardis, ha ottenuto un finanziamento di 150.000 euro per rafforzare la ricerca in oncoematologia pediatrica, dimostrando l’importanza di un impegno collettivo.

Tilde Minasi, senatrice e presidente dell’Intergruppo parlamentare “Oncologia: prevenzione, ricerca e innovazione”, ha ribadito:

“Uno degli obiettivi più importanti è invertire la rotta e far sì che non ci siano più disparità tra nord e sud nelle possibilità di cura e nella disponibilità di fondi adeguati contro le neoplasie”

Con oltre 150 studi in corso nel mondo, la protonterapia si conferma un trattamento promettente che necessita di un piano strategico per essere reso accessibile a più pazienti sul territorio italiano.

 

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