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di Alessandro Pellizzari
Non a caso, lo chiamano lo sguardo dell’amore. Gli occhi brillano di una luce diversa, sembrano diventare più grandi, ma non è solo poesia e idillio: è fisiologia oculare. Tutto parte, infatti, dalle pupille e dalle vie nervose che le collegano al cervello, il quale risponde, in un batter di ciglia, liberando i diversi neurotrasmettitori che dominano le nostre emozioni, dall’amore alla paura, dalla rabbia al piacere. Ma che cosa c’entra l’oculista con tutto questo? «C’entra eccome, perché studiando le pupille, come in altri campi medici vale per la lingua, le unghie e la pelle, si possono trarre preziose informazioni per la salute non solo degli occhi, ma di molte parti del nostro corpo», spiega la dottoressa Maria Rosa Curatola, oculista a Milano.
Le pupille sono lo specchio delle emozioni
«Prima di arrivare però ai problemi correlati alla dilatazione delle pupille dobbiamo capire come funziona il “sistema”», spiega la nostra esperta.
«Innanzitutto va detto che il diametro della pupilla varia in funzione della luminosità dell’ambiente, per proteggere la retina e ridurre l’abbagliamento: quando la luce è intensa le pupille si restringono, e viceversa. Questa attività è regolata dal sistema nervoso autonomo. Tuttavia, anche quando ci innamoriamo succedono tutta una serie di reazioni involontarie: il cuore batte più forte, cambia il tono della voce, le mani sudano, ma anche le pupille si dilatano (gli esperti chiamano questo fenomeno midriasi), perché il cervello ha rilasciato la dopamina, sostanza che stimola anche le terminazioni nervose del muscolo dilatatorio della pupilla, e così gli occhi diventano più scuri. La dopamina attiva il circuito del piacere, detto anche sistema di ricompensa, e lo fa ogni volta che proviamo belle sensazioni e gratificazione, fisica o mentale. L’occhio e la sua muscolatura rendono subito visibili queste emozioni proprio attraverso il cambiamento del diametro della pupilla».
Il ruolo dei farmaci che usi nella dilatazione delle pupille
Abbiamo visto la dilatazione delle pupille in condizioni normali. Ma quando invece si dilatano in modo non fisiologico cosa succede? «Il caso più diffuso è legato all’assunzione di alcuni farmaci, e quella di quali terapie stiamo seguendo è la prima informazione che l’oculista chiede al paziente in visita», spiega la dottoressa Curatola.
«Per esempio il fenomeno della midriasi avviene con tutti i medicinali che contengono la tossina botulinica, perché blocca l’azione dell’acetilcolina, dilatando la pupilla. Ma molti farmaci (e non solo le droghe) che interferiscono col sistema parasimpatico agiscono sullo sguardo come effetto collaterale. Alcuni sono di largo utilizzo, come gli antispastici, o quelli che riducono la secrezione gastrica. E poi anche i medicinali “da viaggio” per controllare la nausea, certi antiasmatici come i broncodilatatori, o gli antidepressivi sono dei “dilatatori chimici”. Per fortuna in questi casi l’effetto collaterale sulle pupille è rivelatore ma non dannoso, neanche a medio-lungo termine: se fai una cura stagionale o comunque prolungata per un’allergia con asma, non avrai poi danni permanenti agli occhi. Una volta sospeso il farmaco la pupilla tornerà perfettamente normale. Se ci pensate lo stesso specialista usa dei colliri per dilatarla in caso di accertamenti, ma il disagio è temporaneo».
Quando c’è un problema oculare
Ma un cambiamento del diametro delle pupille può nascondere anche un problema locale, cioè oculistico. «È il caso del glaucoma acuto, una vera e propria emergenza nel nostro campo», spiega la dottoressa Maria Rosa Curatola.
«È causato da un aumento della pressione nell’occhio, ed è caratterizzato da una midriasi fissa, cioè una dilatazione della pupilla che non cambia col mutare della luce, e può essere seguita dall’arrossamento locale, dalla lacrimazione, da disturbi della vista e da dolore. Si tratta di un’emergenza oftalmica che richiede un intervento veloce, spesso con l’utilizzo del laser. Anche le uveiti, cioè le infiammazioni dell’uvea (membrana composta dall’iride, dai corpi ciliari e dalla coroide) provocano alterazioni delle pupille, perché possono creare delle aderenze (proprio come quelle che a volte conseguono a un intervento chirurgico) fra pupilla e faccia anteriore del cristallino, bloccandone il movimento normale. Avremo così due pupille di forma diversa, di cui una irregolare, là dove ha colpito l’uveite».
Anche in questo caso occorre intervenire in fretta. Il rischio, a livello locale, è un possibile glaucoma, ma le uveiti possono anche essere un sintomo di patologie sistemiche quali quelle reumatiche o malattie autoimmunitarie. «Non infrequenti, come causa di queste infiammazioni, le infezioni da Herpes, Citomegalovirus, Tubercolosi (una malattia purtroppo “di ritorno”), ma anche funghi e batteri. Per questo, come prevenzione, è fondamentale l’igiene: attenzione a evitare di toccarsi o strofinarsi con le mani non lavate (acqua e sapone vanno benissimo), a come gestiamo le eventuali lenti a contatto, e se abbiamo animali in casa, dopo le coccole, stesse precauzioni», avverte l’esperta.
Quando le pupille si restringono
Fino ad ora abbiamo parlato di casi di dilatazione delle pupille (midriasi appunto, in gergo tecnico), ma ci sono situazioni che le restringono. «In questo caso noi oculisti parliamo di miosi», spiega la dottoressa Maria Rosa Curatola. «Di nuovo ciò può avvenire come effetto collaterale (senza conseguenze permanenti per l’occhio) dell’uso di certi farmaci per curare l’ipertensione, come gli alfabloccanti o, in alcuni casi, i betabloccanti, ma anche con l’assunzione di certe medicine che si prescrivono per curare l’ipertrofia prostatica benigna o della codeina, un oppiaceo che però si può trovare anche nei medicinali da banco, per esempio per trattare la tosse». Persino alcuni traumi oculari possono provocare prima un restringimento della pupilla e poi una dilatazione. Attenzione se questi stati si prolungano nel tempo: meglio fissare al più presto una visita oculistica, spiegando già a chi prenota lo stato dell’occhio, per fare una sorta di triage pre-oculista. Nel dubbio è meglio recarsi a un Pronto Soccorso (quelli oftalmici, cioè dedicati agli occhi, sono presenti in molti ospedali).
Due occhi diversi, l’anisocoria
Fa un po’ impressione e può allarmare molto la differenza, soprattutto se accentuata, delle due pupille. Ma quando succede? «L’anisocoria, questo il termine medico, caratterizza il 20% della popolazione generale (33% sotto i vent’anni), ma è fisiologica se è inferiore al millimetro di diametro fra un occhio e l’altro», spiega la dottoressa Maria Rosa Curatola.
«Attenzione invece se questa differenza cambia col variare della luce, perché potrebbe essere il sintomo di una malattia del sistema nervoso o la complicazione di un intervento, per esempio di cataratta: meglio fare un controllo subito dallo specialista».
La ginnastica oculare
Una volta dall’oculista per un problema alle pupille, la visita completa sarà in grado di discriminare subito fra problemi locali e quelli sistemici, ma scopriremo anche che esiste una specie di “ginnastica oculare” che previene certi guai.
«Utilizzando dei colliri particolari induciamo nel paziente delle midriasi e miosi alternate che scongiurano per esempio la possibilità che si creino quelle pericolose aderenze di cui parlavamo prima», spiega la nostra esperta. «Con una prima dose di collirio facciamo dilatare al massimo la pupilla, e poi aspettiamo che torni alla normalità, per ripetere quindi l’applicazione. Questo movimento, in caso di uveite, evita guai peggiori».
Attenti al sole, soprattutto con lo strabismo
Il sole è un nemico degli occhi che, se non protetti con lenti solari adatte, potrebbero soffrirne. Il minimo che può capitare è la secchezza oculare, ma anche una dolorosa cheratocongiuntivite attinica, cioè un’infiammazione della congiuntiva e della cornea. Le radiazioni solari nel tempo possono persino far incorrere nella cataratta o nella degenerazione maculare. Difendere gli occhi non vale solo per gli adulti. «Anche i bambini devono portare gli occhiali, soprattutto quelli che hanno il problema dello strabismo: il sole provoca fotofobia, che potrebbe peggiorare il difetto», commenta Maria Rosa Curatola.
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