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Quale futuro per Telegram ora che Durov è stato arrestato?

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Stasera Pavel Durov, famoso per essere il fondatore e il CEO dell’app di messaggistica Telegram, è stato arrestato al momento dell’atterraggio con un suo volo privato a Parigi. Al momento le notizie sono ancora poche, visto la freschezza della notizia, ma ovviamente si iniziano a fare le prime speculazioni sull’accaduto e soprattutto su quale sarà il destino dell’app Telegram ora che il suo fondatore è stato arrestato, proprio in relazione al funzionamento dell’app.

Non è chiaro di preciso perché Durov sia atterrato in Francia, nazione che evitava poiché sapeva di essere ricercato sul suolo francese.

La giustizia francese ritiene che la mancanza di moderazione e la mancanza di cooperazione con le forze dell’ordine abbiamo reso Telegram uno strumento dove siano proliferati comportamenti illegali come traffico di droga, reati pedocriminali e frodi.

Gli investigatori dell’ONAF (Ufficio Nazionale Antifrode legato alla Direzione delle Dogane) hanno presentato un rinvio a giudizio nella giornata di oggi per una moltitudine di reati: terrorismo, narcotici, frode, riciclaggio di denaro, ricettazione, contenuti pedocriminali e ancora altri.

Questo perché Durov sarebbe responsabile per la scarsa (se non nulla) collaborazione con le forze dell’ordine per quanto riguarda il combattere questi crimini e non avrebbe fatto nulla per collaborare o moderare. Questo arresto, che verrà probabilmente confermato visto il rischio che Pavel Durov possa fuggire visti i suoi notevoli mezzi finanziari, sarà probabilmente anche stato deciso per smuovere l’opinione internazionale e iniziare a puntare maggiormente i riflettori su Telegram, magari iniziando da subito a dissuadere i malintenzionati a utilizzare la piattaforma e magari anche a cancellarsi.

Lo spettro di una maggior collaborazione di Telegram con le autorità giudiziarie potrebbe in effetti dissuadere molti dal compiere comportamenti illegali. Ma succederà?

Difficile dirlo, ma Durov ha sempre fatto della libertà assoluta uno dei punti cardini della sua vita e del suo prodotto più famoso, Telegram. Fino a ieri sembrava impossibile pensare a un cambiamento nella politica di privacy dell’applicazione. Un arresto del suo fondatore però potrebbe essere davvero l’unica mossa che potrebbe davvero smuovere qualcosa. Ricordiamo tra l’altro che Telegram, a differenza di WhatsApp, non cripta i messaggi nativamente, ma solo se si utilizzano le apposite chat.

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