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Quirinale, destra in pressing per il ritiro di Berlusconi. La Lega: “Serve un piano B”

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ROMA – “Vorremmo condividere il suo entusiasmo…”. Con espessione ironica e feroce, Ignazio La Russa dà corpo al pressing degli alleati su Silvio Berlusconi. Ora Lega e Fratelli d’Italia intendono vedere il famoso pallottoliere del Cavaliere, pretendono di conoscere nomi e numeri del plotone di Grandi elettori su cui il vecchio leader punta per salire sul Colle. I compagni di coalizione si dicono pronti a sostenere la candidatura di Berlusconi ma desiderano qualche prova in più delle reclamizzate telefonate fatte dal cellulare di Vittorio Sgarbi. E per questo stringono i tempi, convincono lo stato maggiore di Forza Italia a un passo indietro, a riconvocare il vertice di centrodestra per domani, svincolandolo dalle decisioni del Pd, che arriveranno solo sabato. Sullo sfondo, lo fanno intuire in tanti, c’è diffidenza sulle reali capacità dell’ex premier di raggiungere l’obiettivo.

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Lo si intuisce dall’affiorare ufficiale di perplessità, di costanti richiami a progetti alternativi: “Se Berlusconi ci convince, avrà il sostegno leale e ufficiale di Fratelli d’Italia — dice La Russa — Ma se così non sarà, servirà un piano di riserva e non vorremmo che a quel punto qualcuno si sfilasse”. Il dirigente di Fdi, uno che a Berlusconi è legato da passate esperienze di governo, coglie nel segno: perché il Cavaliere, che in queste ore deve far fronte pure ai dubbi di Gianni Letta, non ha alcuna intenzione di mollare né — si badi — di valutare candidature alternative di centrodestra.

È in questo clima che la coalizione si avvicina al summit di Villa Grande. Il “Viva Berlusconi” è un grido di battaglia sempre più fiacco, smorzato dai distinguo: Salvini, anche solo tatticamente, non chiude la porta a Draghi al Colle né a un nuovo governo senza di lui. Ed è evidente la dissonanza di questa dichiarazione rispetto alla posizione espressa solo qualche giorno fa dall’entourage del Cavaliere, pronto a minacciare l’uscita dall’esecutivo di Forza Italia se l’ex banchiere divenisse Capo dello Stato. Il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, è d’altronde esplicito: “Dobbiamo capire se Berlusconi è davvero in campo. Dobbiamo però prepararci un piano B, trovare un’altra figura di centrodestra che sia condivisibile anche dal centrosinistra”. Rieccolo, il richiamo al piano B.

E Coraggio Italia, che conta 31 Grandi elettori, raggruppa i propri parlamentari in una riunione al termine della quale viene diramato un significativo documento: nessuna pregiudiziale su Berlusconi ma solo “se ci saranno le condizioni”. Il partito di Toti e Brugnaro, di Quagliariello e del capogruppo alla Camera Marco Marin, resta disponibile ad altre opzioni, con l’adesione a un patto di legislatura che è poi la via maestra cercata da tutto l’arco costituzionale (eccetto Fdi). E soprattutto Coraggio Italia propone una federazione con altre forze moderate (leggi Italia Viva) che possono anche non stare nel campo del centrodestra. Non è esattamente un deciso sostegno al Cavaliere.

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Berlusconi, come detto, non se ne cura più di tanto. Comprende, è vero, che la la partita è difficile, e rassicura Salvini al telefono sul fatto che il il primo obiettivo è quello di preservare l’unità della coalizione. Ma è convinto che alla fine sia nel centrodestra che in tanti nel gruppo misto, in M5s e tra gli ex pentastellati non avranno altra strada se non quella di votare lui, anche per evitare le urne anticipate. Ha messo nel conto di perdere al massimo 30 voti nel suo campo. Seduto nel suo studio romano, Berlusconi scorre l’elenco dei delegati regionali.

Esprime l’idea che una quarantina di voti possano giungere dal Pd e dai 5S, da quei parlamentari scontenti della linea dei vertici. E una cinquantina, invece, arriveranno a suo dire “a titolo personale”, grazie ai rapporti consolidati negli ultimi giorni al telefono. Al suo fianco Sgarbi, pronto a giurare che il voto segreto colmerà la distanza che separa il Cavaliere dal quorum previsto al quarto turno.

E poi c’è la “benedizione internazionale”, quell’appoggio dai vertici del Ppe che Berlusconi ha sottolineato a più riprese e che è pronto a sbandierare ancora martedì e mercoledì, quando sarà a Strasburgo per la commemorazione di Sassoli e l’elezione del nuovo presidente del Parlamento europeo. L’ex presidente del Consiglio prosegue nella sua mission, noncurante del fatto che tanti, attorno a lui, sospettino che più un’opportunità ora rappresenti un ostacolo.

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