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di Laura Della Pasqua
Ma i piatti compostabili possono andare nell’umido? E la sabbietta del gatto? Cosa si intende per compostaggio industriale e domestico? Questi sono solo alcuni dei numerosi dubbi a cui ogni famiglia si trova a dover dare una risposta ogni giorno. Cerchiamo quindi di fare chiarezza, partendo dalle basi.
Nell’organico o umido finiscono tutti i rifiuti alimentari, principalmente scarti e avanzi, sia cotti che crudi. Anche i cibi scaduti e avariati possono esser considerati rifiuti organici, però l’importante è che vengano separati e gettati via senza il loro involucro.
Occhio alle scritte in etichetta
Nell’umido vanno anche i resti di cibo per animali domestici, i sacchetti del tè e i fondi del caffè, i tovaglioli di carta usati (purché non imbevuti di prodotti detergenti o cosmetici e senza stampe colorate), i fiori appassiti, gusci di frutta secca, piccoleossa e lische, gusci d’uovo e pane raffermo.
Tra i rifiuti ai quali va riservata un’attenzione particolare ci sono le lettiere degli animali domestici. Solo se sulla confezione c’è l’indicazione che sono compostabili possono andare nell’umido, altrimenti si buttano nell’indifferenziata. Un discorso a parte meritano i gusc di vongole e cozze. Per questi rifiuti, infatti, è necessario informarsi presso il Comune di residenza se sono da considerare indifferenziati organico, in base al tipo di impianto di compostaggio a disposizione.
«I tappi di sughero si possono buttare nell’umido se appartengono a un paio di bottiglie ma se sono di più, meglio portarli alle isole ecologiche dove vengono raccolti dal consorzio Rilegno e usati nella bioedilizia, nei pannelli fonoassorbenti», consiglia Roberto Cavallo, divulgatore ambientale e amministratore delegato della cooperativa Erica.
Non basta che sia bio
Ed eccoci al tema “biodegradabile e compostabile”. I materiali sono definibili biodegradabili quando, grazie a dei microrganismi come i batteri e gli aganti atmosferici, si decompongono in molecole organiche più semplici, acqua, anidride carbonica e sali minerali. Quasi tutti i materiali si degradano, ma la differenza sostanziale sta nel tempo in cui lo fanno. Un rifiuto è biodegradabile e compostabile se il 90% della decomposizione avviene entro 3 mesi (negli impianti di compostaggio industriale).
Come si fa a capire quali appartengono a questa categoria? Se troviamo scritto “compostabile” sull’etichetta di prodotti, ad esempio piatti, stoviglie, bicchieri, vaschette e coppette di gelato, significa che possono essere smaltiti dopo l’uso nella raccolta dell’umido effettuata dal Comune. Non vanno buttati invece nella compostiera domestica. Stesso discorso vale per i sacchetti con il logo “Ok compost” che troviamo al reparto frutta e verdura del supermercato: vanno usati per raccogliere gli scarti umidi da destinare al compostaggio industriale e non buttati nella compostiera di casa, dove non ci sono le condizioni adatte a degradarsi completamente. Occorre tener presente, inoltre, che non tutti i prodotti in polpa di cellulosa sono certificati come compostabili. In questo caso andranno smaltiti nella raccolta della carta. Per quanto riguarda la plastica non si deve far confusione tra quella “riciclabile” e quella “compostabile”. La prima si smaltisce nella raccolta della plastica e la seconda nell’umido.
Hai ancora dubbi? Roberto Cavallo, divulgatore ambientale e amministratore delegato della cooperativa Erica, ci aiuta a non sbagliare. «Se l’etichetta reca la sigla Uni En 13432, cioè indica che il prodotto è biodegradabile compostabile, si può mettere nell’umido». Se un materiale è solo biodegradabile, l’esperto suggerisce di metterlo nella raccolta della plastica o nell’indifferenziata. «Se non fa parte della categoria dei compostabili significa che è di plastica, poiché contiene un componente che rende le molecole più deboli della plastica. In questo modo il materiale si disfa prima ma rimane pur sempre di plastica».
Dove buttare questi rifiuti
Fiori e foglie. Se sono pochi ok nell’umido. Altrimenti vanno nei cassoni per la raccolta del verde o all’isola ecologica.
Bustine di tè e caffè. Ok nell’umido. Le capsule, solo se in materiale compostabile: occhio alle etichette.
Gheragli e frutta secca. Vanno nell’umido ma se per esempio si sono decorati i gherigli con uno smalto ci vuole l’indifferenziata.
Gusci d’uovo. Non c’è rischio di sbagliare: umido. I contenitori delle uova no, mai.
Stoviglie usa e getta. Nell’umido solo se sono biodegradabili e compostabili. Mai nella compostiera domestica.
Sacchetti. Solo i biodegradabili e compostabili. Gli altri nella plastica.
Pane raffermo. È compostabile, ovviamente, ma se è confezionato prima va tolto dalla busta di plastica o di carta oleata.
Vongole e cozze. In molti Comuni vanno nell’indifferenziata. Occorre informarsi.
Pasta e riso. Cotti o crudi non importa: nell’umido. Perfetti anche per le compostiere domestiche.
Lische di pesce. Così come le ossa della carne vanno nell’umido, cercando di inserirli nella parte centrale perché possono rompere il sacchetto.
Lettiera. Per buttarla nell’umido deve essere indicato sulla confezione che è compostabile. Ok agli escrementi da soli.
Come si gestisce la compostiera domestica
Tutti gli scarti della cucina, del giardino e i materiali biodegradabili come segatura, paglia, trucioli di legno (non verniciati o trattati), scarti di iuta, lino, cotone, lana, capelli, unghie possono essere utilizzati per creare un buon compost da utilizzare per le piante in vaso della casa o come concime per il giardino. Pasta, riso, carne, pesce, formaggi, pane fresco e grandi ossa (come l’osso della bistecca), pur essendo biodegradabili, non devono essere introdotti in compostiere piccole perché non riescono a sviluppare una propria fase termofila, ma vanno messe nelle grandi.
Se il contenitore è in giardino, per evitare che si avvicinino gli animali e, se è in un ambiente chiuso, che si sviluppino cattivi odori e moscerini, bisogna mettere la frazione umida sulla sottostante secca e disporla al centro del composter.
Mai conferire umidi su umidi: devono essere subito ricoperti da uno strato sottile di materiali secchi. Nelle compostiere piccole (compostaggio a freddo) è importante mescolare sostanze umide (scarti di frutta e verdura) con sostanze secca (segatura, foglie secche, paglia) smuovendo il materiale con una apposita forchetta. L’operazione può dirsi conclusa quando il compost acquista un colore scuro, dall’aspetto soffice e dal profumo gradevole di bosco e di terriccio. A quel punto è pronto per dare nutrimento alle piante.
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