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Regionali in Veneto, dopo lo stop della Consulta a Zaia nel centrodestra è tutti contro tutti

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“La sentenza sul terzo mandato è tecnica”. Il tentativo di Luca Zaia è evidente, tenersi aperta una porta ‘politica’ nel suo Veneto anche dopo la decisione della Corte costituzionale che mette fine alle speranze di ricandidarsi di Vincenzo De Luca, l’attuale presidente della Campania.

“Siamo di fronte a un Paese che, in alcune delle proprie norme, vive nell’ipocrisia. La sentenza, di natura tecnica, riguarda la Regione Campania”, le parole esatte del ‘doge’ che addirittura sperava nel quarto mandato.

Ma la sentenza della Consulta ha un effetto dirompente in Veneto, che dovrebbe andare al voto in autunno. Tanto più che come dice chiaramente il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari, “la Regione deve restare alla Lega, per noi è una questione esistenziale”. Parole che vorrebbero bloccare gli appetiti di Fratelli d’Italia.

Già, perché in Veneto, che dovrebbe andare al voto in autunno, Zaia ci spera ancora: “Il nodo è politico”, dice. Il leghista Molinari non nega però che l’effetto domino della sentenza, che avrà ripercussioni anche nelle regioni del Nord amministrate dalla destra. Zaia potrebbe essere costretto al passo indietro, ma “i nostri veneti confidano che FdI ci lasci la regione”, sottolinea Molinari.

Tuttavia il partito di Meloni non è un mistero che spinga per la candidatura del senatore Luca De Carlo, che però glissa: “Ai cittadini interessano di più i dazi rispetto a una sentenza utile ai toto-nomi”.

In realtà nel centrodestra la questione è tutt’altro che secondaria. Lo scambio ipotizzato è tra Veneto e Lombardia: ossia lasciare la prima alla Lega e la seconda, ora governata dal leghista Attilio Fontana, a FdI. Ma qui si voterà solo nel 2028 e il centrodestra è già in ebollizione. “Per Forza Italia due mandati sono più che sufficienti”, ha sentenziato la deputata azzurra Matilde Siracusano, che è anche sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento. “In Veneto il centrodestra troverà il miglior candidato possibile, noi ad esempio abbiamo Flavio Tosi, che ha già dimostrato di essere un ottimo amministratore”, ha aggiunto.

Nel risiko futuro, difficile che entri anche il Friuli Venezia Giulia (anche lì si vota nel 2028). Il suo presidente Massimiliano Fedriga, va dritto al punto: “Mi piace molto fare il presidente di regione e rispondere alla mia terra”. “La Consulta esclude le regioni a statuto speciale, – aggiunge – quindi anche il Friuli Venezia Giulia, dal limite dei due mandati. Adesso sarà il Consiglio regionale ad occuparsene, spetterà alla volontà dei consiglieri se approvare il terzo mandato”.

 

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