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Renzi chiude la Leopolda: “Penso che voteremo nel 2022, c’è chi ha interesse a farlo. Si vince conquistando lo spazio al centro”. A Mattarella un grazie e tanti applausi

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Matteo Renzi chiude a Firenze l’edizione numero 11 della Leopolda parlando del futuro prossimo: “Io penso che nel 2022 si andrà a votare e credo che invece la priorità sarebbe lavorare sui soldi del Pnrr”. Quanto alla corsa per il Quirinale Renzi ringrazia Mattarella (per lui standing ovation alla Leopolda) e ricorda che “qualcuno voleva processarlo per alto tradimento”. Per il leader di Italia Viva Mattarella è “un galantuomo che ha servito le istituzioni”. Il prossimo capo dello Stato? “Voteremo chi sarà in grado di garantire la transizione democratica a livello europeo. Dovremo avere come stella polare l’interesse del paese e il prestigio internazionale nello scegliere il prossimo presidente della Repubblica”. Quando si arriva all’elezione del
presidente della Repubblica, aggiunge, “se si vogliono fare le cose perbene e se si ha capacità di tattica parlamentare non bisogna fare quello che ha fatto Bersani che ha bruciato due candidati e ha dato la colpa ai 101, chiamando i 101 alla responsabilità e non alla sua incapacità di fare politica e di gestire il Parlamento. Io sono per la competenza e non per le chiacchiere”. La politica è bellezza e non solo quotazione nei sondaggi, insomma. Solo alla Leopolda, dice, “si vedono questa bellezza e questo entusiasmo per la politica. Siamo solo il 2 per cento? Il 98 per cento non sa che si perde”.

La Leopolda al bivio tra vecchie alleanze e nuove strategie

di

Ernesto Ferrara

21 Novembre 2021

Elezioni il prossimo anno, dunque, perché “i leader dei partiti hanno fretta di portare in Parlamento i loro gruppi di riferimento”, sostiene Renzi. “Se prevarrà l’egoismo di quattro leader politici e si voterà noi saremo pronti e sorridenti con la forza delle nostre idee. Devono riconoscerci perché abbiamo delle idee non perché odiamo gli altri, per le nostre proposte, che non abbiamo cambiato per abbracciare la Meloni e Conte”.

“Non siamo noi”, aggiunge rivolto agli ex compagni di partito del Pd, “che abbiamo abbandonato le nostre idee ma sono quelli che oggi inseguono il reddito di cittadinanza”. Cita Aldo Moro: “La nostra flessibilità ha salvato la democrazia italiana”, disse il 28 febbraio 1978. E Renzi si confronta con quella esperienza “per aver mandato a casa il governo Conte” e aver portato Draghi a Palazzo Chigi.  “La democrazia italiana è più forte, di tutto anche del mojito di Salvini o della pochette di Conte. Contro l’opinione dell’allora gruppo dirigente del Pd l’operazione contro il Papeete nell’agosto del 2019, prendendo una scatola di Maalox e accettando di stare al governo con i 5 Stelle in quella stagione, perché sapevamo che se avessimo detto il contrario, cioè se avessimo portato il paese a votare, il paese sarebbe finito nelle mani di Salvini e Meloni per 5 anni, e tra due mesi avrebbero eletto un presidente sovranista. Io non le prendo lezioni da chi in quella stagione politica ci spiegava che bisognava affrontare a viso aperto il populismo e sovranismo: non è così, ci vuole flessibilità in politica”.

La parola “centro”, giura, gli fa venire la pelle d’oca: “Se vi immaginate il centro come un labirinto di sigle e ambizioni personali allora si sappia che quel disegno non funzionerà mai. Invece se lo si immagina come un luogo in cui si cercano consensi per vincere le elezioni in Italia allora ha un senso”. In Italia e in Europa. “Olaf Scholz, in Germania ha vinto abbandonando al suo destino la linke ed andando a prendere i voti di Angela Merkel. E alle elezioni francesi noi staremo con Macron”, annuncia.

“E’ inutile che mi si dica che ora il Pd ha recuperato voti ma non ricordano che con noi aveva il 40 per cento. La ditta di Bersani non vincerà”. E a destra cosa sta succedendo? “Credo che andremo a elezioni con una destra fortemente sovranista, per Meloni la Le Pen è una moderata. Ma anche il Pd è al bivio, deve scegliere se prendere le distanze dal populismo di Giuseppe Conte oppure allearsi con i Cinque Stelle”. Noi, insiste, “siamo sempre rimasti qui, loro si sono fatti ubriacare dal beppegrillismo di ritorno”.

Contro il Pd scatena un attacco sul ddl Zan: “Inseguite gli influencer e i follower e i clic, noi facciamo politica in altro modo, il nostro obiettivo è pubblicare le leggi sulla Gazzetta Ufficiale. E poi ci spiegherete come siete passati dai Quaderni del carcere al blog di Casalino”. Il ddl Zan è “un capolavoro tafazziano e masochista di chi ha scientificamente scelto di prendersi i like su Instagram annullando la possibilità di portare a casa la legge”.

In Europa accadono tragedie. “Quando un bambino di 1 anno muore in una foresta della Polonia è uno scandalo che nessuno lo dica, l’Europa non è quella dei muri ma dei diritti”.

Lancia la candidatura di Davide Faraone a sindaco di Palermo: “Non siamo con Micciche’, noi stiamo con Faraone. Con lui ci candidiamo in una città che negli ultimi anni non è riuscita a seppellire neanche i proprio morti. Non facciamo accorducchi: dico a Davide di comprarsi un bel paio di scarpe e andare in giro a parlare con la gente, come sa fare bene”.

Prima di Renzi tanti interventi nella ultima giornata della Leopolda, tra cui quello di Maria Elena Boschi. “Sono stata massacrata per anni e ci sono delle responsabilità precise: i responsabili politici sono quelli che hanno lucrato su questo, i populisti. Qual era la verità lo sapeva la stampa e lo sanno i signori della politica che hanno ridotto Mps nelle condizioni in cui è, e sono gli stessi di quella sinistra che hanno fatto la guerra dentro e fuori, D’Alema e i suoi amici”, ha detto la capogruppo di Iv alla Camera. Citando la vicenda del crac di Banca Etruria, nella quale il padre Pier Luigi è stato coinvolto, ma poi la sua posizione è stata archiviata, Boschi ha parlato di “macchina del fango di Casalino e Di Maio, fatta volontariamente e coscientemente”, aggiungendo che “hanno cercato di massacrarmi come donna e persona perché non ci riuscivano sul merito, sul mio lavoro parlamentare”.

Italia viva, l’attacco di Renzi ai pm: “Sono loro a violare la legge”

di

Ernesto Ferrara

20 Novembre 2021

L’ex segretario del Psi Riccardo Nencini riparla dell’inchiesta sulla fondazione Open: “Nessuno mi toglie dalla testa che
la ragione madre, la mamma di questa operazione, sia quello che avverrà a febbraio: l’elezione del presidente della Repubblica. Se togliamo le elezioni del Presidente della Repubblica, questa diventa una vicenda che non si può spiegare, è inspiegabile”, ha aggiunto Nencini, secondo cui “dobbiamo esserne consapevoli, perché se si disgrega questa matassa riformista allora tutte le soluzioni, anche le più improbabili, diventano possibili. Ci possono essere degli errori, ne sono stati fatti di errori, ma altra cosa è lavorare sugli errori rispetto a indagare nelle questioni personali ed individuali. Non c’è nulla di politico in questo”.

La sindaca di San Lazzero (Bologna) Isabella Conti richiama Italia Viva alla sua collocazione nel centrosinistra: “Non ci possiamo sbagliare, non c’è riformismo di destra, non esiste un riformismo di destra, il nostro campo è il centrosinistra. Non staremo nemmeno con quelli che, nel centrodestra, si dicono moderati, ma non hanno mai preso le distanze dalle politiche salviniane – ha aggiunto Conti – E non dimentico chi ha firmato i decreti sicurezza di Salvini: è stato Conte. E’ straziante sentir dire dalla sinistra che Conte può essere considerato un leader progressista. Se i populisti dicono che stanno nel campo del centrosinistra, io lotto con le mie idee fino all’ultimo, per portare la mia visione del mondo, ma il campo riformista progressista non lo lascio”.

La ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti ribadisce la sua fedeltà a Renzi, accolta dal lungo applauso del pubblico della Leopolda: “Con buona pace di chi ipotizza un centrosinistra che va dal M5s a Italia viva, io con il coraggio con cui ho firmato le dimissioni dal governo Conte dico che non sarò disponibile a firmare una candidatura con un progetto politico con Conte e il populismo che rappresenta. C’è bisogno di una politica di centro, che si rimetta al centro del Paese e che da centro del Paese lavori su ciò che unisce e non su ciò che divide, potremo rappresentare una bussola che orienta. A chi chiede a noi, alla comunità di Italia Viva, di entrare in una proposta riformista, rinnegando, con un’abiura, Matteo Renzi, rispondiamo con un sorriso: la comunità di Italia Viva e della Leopolda non esiste senza la leadership di Matteo Renzi”.

Il presidente di Italia Viva Ettore Rosato dice: “Ogni giorno mi domandano se sono di centrodestra o di centrosinistra, ma io farmi fare l’esame del Dna da chi con Salvini nel 2019 voleva andare alle elezioni non ci sto. Noi abbiamo cambiato idea sulla giustizia? No. Facevamo la battaglia con il Pd contro il modello Bonafede. Hanno cambiato idea loro, non noi, così come sul reddito di cittadinanza”.

Teresa Bellanova, ex ministra in quota Renzi, strappa applausi al popolo della Leopolda contestando il reddito di cittadinanza: “Invece di distribuire risorse per creare consenso si deve investire sul servizio pubblico e l’assistenza sociale. E poi dicono che noi siamo contro la povertà mentre noi i poveri li rispettiamo nella loro dignità. Cari amici e compagni del Pd perché non rivendicate grandi successi dei governi Renzi e Gentiloni?”.

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