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Revenge Social, i litigi di coppia teniamoli offline

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I vip bisticciano e si lasciano in pubblico, fino a “vendicarsi” a suon di immagini e battute contro l’ex. Una tendenza, chiamata Revenge Social, da cui non farsi contagiare

I panni sporchi si lavano a casa. Questo una volta: ora per le coppie litigiose o a fine carriera c’è l’opzione del cosiddetto “Revenge Social”. Che per fortuna non ha nulla a che vedere col Revenge Porn, il terribile reato che consiste nel mettere in rete immagini intime della ex. No, qui la “vendetta” sta nel fare una piazzata sui principali canali social, con una escursione che va dal “ti lascio e rivoglio tutte le mie cose” al “ti metto il muso e pubblico il mio malumore condividendolo”. Ma se per i personaggi dello spettacolo è forse naturale tramutare in ulteriore show anche le questioni più personali, per la gente comune che li scimmiotta possono esserci degli effetti collaterali non previsti sia dal punto psicologico che di coppia. Vediamo quali e perché con la nostra esperta, Maria Giovanna Luini, medico psicosomatista.

Come mai questa mania di pubblicare vicende personali?

Una volta una famosa star dello spettacolo mi disse, dopo essere finita dappertutto come una “rompi-matrimoni”: questo è il mondo nel quale ho scelto di vivere, con i suoi pro e i suoi contro. Personalmente non penso che questi atteggiamenti siano sempre falsi, anzi. Loro vivono così, e così sono spontanei, anche in pubblico.

Questo per i personaggi, ma per la gente comune?

Negli altri casi trovo inquietante questo genere di manifestazioni perché rappresenta una sorta di “tradimento” di ciò che dovrebbe esserci alla base della coppia. Quando abbiamo una relazione con qualcuno la privacy deve infatti essere più forte di quella ordinaria, perché vale per due. Tutto ciò che è vita privata dovrebbe avere un’altra dimensione, più tutelata e meno mostrata. Ma violare questa privacy più preziosa delle altre, il più delle volte, credo sia la conseguenza non tanto della volontà di lavare i panni sporchi in pubblico, ma di un atteggiamento un po’ superficiale che trova la sua genesi prima del litigio o della rottura.

Qual è l’errore di partenza?

Il pubblicare tutto o quasi della coppia fin dall’inizio, quando le cose andavano bene, in una sorta di autocelebrazione, porta poi a problemi quando la storia volge al termine o ha dei problemi. L’esplicitazione di un litigio o di una rottura, allora, diventa un effetto collaterale del “prima”. Tutti ci hanno visti felici e adesso che non postiamo più niente o solo foto individuali abbiamo “l’obbligo” di spiegare al nostro pubblico di amici e conoscenti che cosa sta succedendo o è successo. Assomiglia un po’ a quella situazione che capita sul posto di lavoro fra le coppie che diventano ex; si percepisce subito che è cambiato qualcosa e il problema diventano gli altri: cosa penseranno adesso? “Dobbiamo” delle spiegazioni. Ma ciò dipende da quanto la storia era stata sfoggiata prima. E si finisce per vivere male, sballottati fra la sensazione negativa di dover “convivere” con l’ex (obbligo di per sé pesante in molte occasioni) e cosa mostrare agli altri. Si rischia di assumere degli atteggiamenti e indossare delle maschere anche per lungo tempo, che certo non fanno bene alla psiche, perché possono risultare molto stressanti. Inoltre il disagio spesso è percepibile o addirittura evidente.

Cosa traspare dalle immagini dei social, al di là del messaggio che si vuole mandare?

A volte una inversione dell’energia di coppia, e lo si vede soprattutto dagli occhi dei due protagonisti. Un esempio: la donna che posta le foto della ricorrenza; se c’è crisi e si vuole mostrare agli altri che non c’è, già nello sguardo perde parte della sua energia femminile per acquisire quella maschile, mentre lui, che subisce l’esposizione pubblica, diventa energia femminile, si capisce subito chi decide cosa e perché. Ma intanto l’energialegame che tiene unita la coppia si svuota. È come assistere a una risata genuina e vederne una forzata partire dalla stessa persona. Fuori ride, dentro il nulla, come nell’overposting.

A parte gli effetti sociali del diffondere i propri dissidi, perché essere più riservati?

Tutelare questa parte della propria privacy la rende più preziosa. La condivisione, anche se pensiamo che non faccia nulla, in realtà “svuota”. Nell’atto stesso di condividere, anche quando siamo felici, non ci rendiamo conto che perdiamo qualcosa. Il valore del segreto condiviso solo in due: l’inconscio ha bisogno di sapere che abbiamo dei segreti, sono necessari. Il segreto, come il silenzio, è molto costruttivo e importante. Quando condividiamo tanto, compresa l’intimità, qualcosa di quella nascosta magia che ci nutre come coppia e come individui se ne va. Eros in particolare. Eros è quella forza inconscia che stimola il desiderio, la volontà di avere una relazione e farla crescere, di creare legami. Se ci facciamo vedere e conoscere troppo, perdiamo qualcosa prima di tutto ai nostri occhi, anche se la condivisione è apparentemente destinata agli altri. Sono piccole parti segrete di noi che si perdono via via. Uno stillicidio che non fa bene alla coppia, anzi.

Quanto è effetto emulazione?

Tanto. Ma non è vero che l’atteggiamento super romantico che vediamo sui social inciti o faccia bene all’amore: tutt’altro. Se ieri mostravi i baci, quando ci sarà il dolore come farai a nasconderlo? Un processo che diventa spesso molto faticoso per la psiche. Anche perché, quando le cose si mettono male, tutti potranno vedere il peggio delle crisi matrimoniali, del risvolto dell’amore. È come urlare in una piazza: si scatena l’emotività che porta a fare a chi urla più forte (soprattutto se ci sono dei tradimenti), fino a quando tutto scappa di mano. E travolge anche gli altri, che si dividono in fazioni: quante amicizie perdute in queste dinamiche sui social, che poi finiscono col blocco dell’uno o dell’altro, in una sorta di lista digitale di nuovi buoni e cattivi. Uno spreco di energie psichiche e fisiche enorme, che si somma al dramma della fine di una coppia o di un litigio serio (che così esonda) e finisce per buttare benzina sul fuoco dello stress e dell’ansia. Non a caso poi si passa il tempo a guardare i social diventati teatro dello scontro, affogando nel turbinio di commenti. Si alimenta così anche una sorta di astio non giustificato. Insomma, mettere in piazza il proprio love affair spesso si trasforma in un boomerang.

Overposting, le 100 foto di finta felicità

Postare foto da coppia felice su Facebook e Instagram: sarà tutto vero? «Dipende», spiega Maria Giovanna Luini. «Se lo si è sempre fatto è un modo di esprimersi della coppia: si può essere d’accordo o no, ma non è un’anomalia. Lo diventa se la coppia, o uno dei due, si mette di colpo a pubblicare in modo costante e frequente (overpostando appunto) foto di baci, abbracci e situazioni da fidanzatini sempre felici. Dietro a queste inusuali esternazioni mediatiche c’è spesso il contrario di quello che si vuole mostrare: una crisi di coppia o un tradimento scoperto. Lo fanno soprattutto le donne tradite, che usano le foto da una parte come una sorta di marcatura del territorio (lui è mio, guai se me lo tocchi), dall’altra come “Revenge” verso l’amante e il mondo delle chiacchiere dietro le spalle, della serie “sì, mi avrà anche tradito ma alla fine ho vinto io”. Sono magre soddisfazioni, che non spostano il problema della crisi di coppia, che non si affronta

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