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Sarà domani il gran giorno del voto finale – al Senato – sulla riforma del Csm. Con un’ultima suspense su eventuali voti segreti sugli emendamenti rimasti, quelli della Lega e di Fratelli d’Italia. Mentre Italia viva lancia il primo senale e ritira i suoi 88 emendamenti. Il rischio, con il voto segreto, è che dubbi e perplessità sulla riforma – quelle molto forti di Iv che si è già astenuta alla Camera, e quelle di Forza Italia, ma anche del M5S – si possano coalizzare in un no alla riforma. Fiato sospeso, dunque, fino all’ultimo momento. Anche se il segnale lanciato da Iv – che comunque con Giuseppe Cucca conferma il suo giudizio negativo su una riforma “di fatto ancora quella dell’ex ministro Bonafede, del tutto inadeguata e insufficiente, e su cui noi ci asterremo come già alla Camera” – rappresenta un passo avanti in vista del voto.
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di
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Letta: “Se ostruzionismo, Pd chiede la fiducia”
Un brutto clima che spinge il segretario del Pd Enrico Letta a parlare ancora di ricorso alla fiducia. Al Nazareno eccolo dire: “La Lega ha perso i referendum e ha già votato un accordo di maggioranza, chiediamo che si vada a una conclusione positiva”. E ancora: “Se va avanti l’ostruzionismo della Lega chiedo al governo di mettere la fiducia. C’è un accordo di maggioranza che la Lega ha già votato, quindi chiediamo che si vada alla conclusione positiva di quella riforma. Si chiuda questa vicenda il prima possibile perché il non voto degli italiani è stato un messaggio evidente. Far saltare la riforma vuol dire minare le basi della convivenza stessa del governo e tenere un atteggiamento insostenibile”.
Bongiorno: “Riforma blanda, ma siamo costruttivi”
Ma, come ripete anche oggi la responsabile Giustizia della Lega Giulia Bongiorno, anche se il suo gruppo terrà il punto sugli emendamenti e voterà tutti quelli in chiave referendum, sia i propri che gli altri, alla fine comunque i salviniani diranno sì al provvedimento, proprio com’è già avvenuto alla Camera il 27 aprile. “Questa riforma adesso è blanda, noi vogliamo solo migliorarla e renderla più incisiva – ripete anche oggi la Bongiorno – ma il nostro è uno spirito costruttivo”. E in aula, com’è già avvenuto in commissione Giustizia per gli emendamenti, i numeri dicono che non ci dovrebbero essere sorprese sui singoli voti. Tranne, appunto, eventuali voti segreti su un fascicolo che è già stampato e che contiene le richieste di modifica di Lega, FdI, e al momento anche di Iv. Dopo la discussione generale sul provvedimento, che si apre alle 15 e trenta, i primi voti sugli emendamenti previsti poco dopo le 18.
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di
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A Madrid la Guardasigilli Cartabia
Oggi non è in aula al Senato la ministra della Giustizia Marta Cartabia, volata a Madrid ieri pomeriggio per un impegno “inderogabile”, perché le viene conferito un dottorato honoris causa, deciso e comunicato ufficialmente già a febbraio. Una cerimonia ad alto livello istituzionale, quindi assolutamente non rinviabile, alla quale sarà presente anche la Guardasigilli spagnola María Pilar Llop Cuenca, con cui Cartabia ha già svolto un bilaterale sui temi comuni ai due Paesi. Mentre ieri pomeriggio, di fronte agli spagnoli, la nostra Guardasigilli ha illustrato le riforme sulla giustizia, civile, penale, del Csm, che rispettano gli impegni presi con il Pnrr. Ma sarà domani, dopo il voto sugli emendamenti e sul testo, che Cartabia parlerà in aula, a chiusura di una stagione di riforme che prosegue con la stesura dei decreti delegati.
La lunga notte in commissione Giustizia
Ma è dalla lunga notte in commissione Giustizia che bisogna ripartire per capire quello che accadrà oggi. I voti sono andati avanti dalle 19 alle 23. Senza sorprese. E senza voti segreti. Alla fine è stato conferito il mandato al relatore, lo stesso presidente della commissione Giustizia, il leghista Andrea Ostellari. Ma è proprio qui, in commissione, che c’è stata la svolta sugli emendamenti. Perché, nell’ordine, Giacomo Caliendo di Forza Italia, Piero Grasso di Leu, e Alessandra Maiorino del M5S, hanno ritirato le proprie proposte di modifica. Rispettivamente, 4 per Fi, 7 per Grasso, 8 per M5S. Sul tavolo sono rimasti a quel punto gli emendamenti della Lega, di FdI, di Iv. Circa 200. Il Pd non aveva presentato alcuna proposta di modifica.
Ma perché la decisione di fare marcia indietro sugli emendamenti? Molto semplice. A determinarla è stata la presenza fuori dall’aula della commissione Giustizia di senatori come Roberto Calderoli, il leghista super esperto in trucchi parlamentari. L’idea era quella di approfittare degli emendamenti di Grasso e di M5S per un colpo di mano a sorpresa, votando proprio quegli emendamenti oppure prendendoli a prestito per farli propri, e in quel modo costringendo gli stessi presentatori originari a votarli. Una chiara manovra quindi per farli passare.
A quel punto, sia Grasso che M5S, hanno deciso di ritirare i propri emendamenti, lasciando in campo solo quelli del centrodestra. Che poi sono esattamente gli stessi – il fascicolo è identico – che tra oggi e domani saranno votati nuovamente in aula.