Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli n. 3830/21

VIES Newsletter

Gratuito / Prova ora

Testata Giornalistica registrata al Tribunale di Napoli n. 3830/21

Riforma giustizia, sì dal Cdm. Draghi: “In vigore prima dell’elezione del prossimo Csm. Nessun mio impegno in politica nel 2023”. Ed esclude il rimpasto

[ Leggi dalla fonte originale]

“È stata una discussione ricchissima e molto condivisa, anche grazie alle interazioni della ministra Cartabia con le forze politiche”. Lo ha detto il premier Mario Draghi all’inizio della conferenza stampa per illustrare la riforma del Csm approvata oggi in consiglio dei ministri. “Questa discussione – ha aggiunto – ha portato alla condivisione dell’impianto del provvedimento, alla delimitazione delle aree dove permangono differenti vedute e all’impegno con capigruppo per dare priorità in Parlamento alla riforma in tempo utile per elezione prossimo Consiglio superiore magistratura”. Ma proprio poiché tutti i partiti hanno condiviso il testo, in Parlamento non ci saranno “tentativi di imporre la fiducia. È un provvedimento di portata tale che necessita di questa apertura”.

Il premier: “Il governo va avanti, la squadra lavora bene”

Parlando del governo, Draghi ha assicurato che non ci saranno rimpasti perchè “la squadra lavora bene e va avanti”. Questo perchè “il dovere del governo è proseguire e affrontare sfide importanti per gli italiani che sono quella immediata del caro energia, quello meno immediata ma preoccupante che è l’inflazione che sta aggredendo il potere acquisto dei lavoratori ed erodendo, anche se per ora non si vede, la competitività delle imprese, c’è poi l’uscita dalla pandemia e poi il Pnrr che sta andando molto bene”. E alle domande dei giornalisti sull’ipotesi che possa essere in futuro il federatore di un un nuovo centro, Draghi ha risposto: “Lo escludo”. E ha aggiunto ironico: “Tanti politici mi candidano in tanti posti, mostrando una sollecitudine straordinaria. Vorrei rassicurare che se decidessi di trovare un lavoro dopo questa esperienza, un lavoro lo troverei da solo…”.

Cartabia: “Riforma ineludibile”

Per la ministra della Giustizia, Marta Cartabia (presente in conferenza stampa), “la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm era ineludibile per la scadenza a luglio del Consiglio ora in carica”. Ma, sottolinea, “nasce anche dall0esigenza della magistratura di essere forse un pochino più severa con se stessa, perché questa richiesta di recupero della credibilità viene anzitutto dall’interno”. Dunque il provvedimento, ha aggiunto, “era dovuta ai tantissimi magistrati che lavorano silenziosamente ogni giorno e lo dobbiamo ai cittadini, che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei confronti della magistratura”. E in Parlamento, ha evidenziato Cartabia, “c’è unanimità di vedute sull’obiettivo della riforma di arginare casi come quello di Palamara. C’è stata condivisione assoluta anche sui nodi sui quali intervenire, come le porte girevoli, cioè il passaggio del magistrato a cariche politiche. Quello su cui permangono differenze è sulla gradazione delle misure”.

La Guardasigilli ha poi ricordato che “l’estate scorsa sono state approvate due grandi leggi delega di riforma del sistema penale e civile. Stiamo lavorando – ha annunciato – ai decreti legislativi: abbiamo preso l’impegno con l’Europa per portarli a termine entro la fine dell’anno ed io confido che possiamo arrivare anche prima, specie sul penale. Stiamo lavorando alacremente”.

Giustizia, dalla legge elettorale alle “porte girevoli”: ecco la legge anti-correnti per il Csm

di
Liana Milella e Conchita Sannino

11 Febbraio 2022

Il consiglio dei ministri

Il testo è stato esaminato dal consiglio dei ministri, convocato convocato nonostante la richiesta di Forza Italia di rinviare il vertice per poter avere il tempo di esaminare il provvedimento. Motivo per cui i ministri azzurri si sono seduti al taolo del Cdm in ritardo, quando la riunione era già iniziata. Prima del consiglio dei ministri si è tenuto un vertice tra Draghi, la Guardasigilli e i capi delegazione dei partiti di maggioranza proprio per cercare di sciogliere i nodi legati al testo del provvedimento.

Durante la discussione del testo in Cdm, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli ha fatto richiesta di assentarsi. Pur non essendoci ragioni di merito per astenersi dalla partecipazione, perché le norme in discussione non si applicano (già in base al testo Bonafede) agli incarichi in corso, quindi né a Garofoli né agli altri magistrati impegnati in questo governo, il sottosegretario ha chiesto di lasciare la sala per sensibilità istituzionale.

La riforma

La bozza della riforma, attesa da anni, vuole porre un freno al fenomeno delle toghe che, dopo aver ricoperto cariche elettive, tornano poi a fare i magistrati. Se la riforma otterà il via libera dal Cdm, i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive, di qualunque tipo, o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale) al termine del mandato, non potranno più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale. Fonti di Forza Italia fanno sapere che “il governo in Parlamento non porrà la fiducia sulla riforma”. Inoltre, dicono dal partito, la seprazione delle carriere e il via libera alla separazione delle funzioni, sono una ”battaglia storica del partito”, che ”andranno ulteriormente migliorate in Parlamento”. Soddisfazione anche da parte del M5S, secondo cui “la riforma torna al testo Bonafede”.

In base alla bozza della riforma, i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che hanno svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali.  La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.

Altro nodo fondamentale del provvedimento riguarda la scelte dei magistrati che compongono il Consiglio superiore di magistratura. La composizione del plenum dell’organo di governo autonomo delle toghe è di 30 membri (3 di diritto: il presidente della Repubblica, il primo Presidente e il procuratore generale della Cassazione, 20 togati, 10 laici). Ma come? Tramite un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggono cioè ciascuno due componenti. Ma è prevista anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale.

Il Portale Web dell’informazione libera

VIES TV

L’articolo che hai letto è stato di tuo interesse?

Scopri gli articoli correlati e lascia un commento!

Contattaci per info e collaborazioni.

Tags

Condividi questo post:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vuoi restare aggiornato sulle ultime news e le nuove uscite della nostra Web TV?
Iscriviti alla nostra Newsletter, ti invieremo solo informazioni utili e di valore.

Iscriviti alla nostra Newsletter mensile

Ricevi notifiche e riepiloghi delle notizie del mese

Non ti invieremo mai nessuno spam,
solo contenuti utili e di valore.

Il portale web dell’informazione libera.