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Riforme, Consulta, Rai e giustizia: i dossier del Parlamento per il 2025

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Dal Milleproroghe al nuovo decreto sull’invio di armi all’Ucraina. Poi ci sono le riforme, prima tra tutte la separazione delle carriere dei magistrati. A seguire il nodo sull’autonomia differenziata (su cui pende un possibile referendum abrogativo) e la ripresa dell’iter sul premierato. Sono tanti i dossier sul tavolo di Parlamento e governo alla ripresa dei lavori dopo le festività natalizie: Camera e Senato riapriranno i battenti il 7 e l’8 gennaio con la ratifica di accordi internazionali. Da ricordare anche la questione migranti e lo stallo sull’elezione di quattro giudici della Corte costituzionale e sulla nomina di Simona Agnes alla presidenza Rai, fino alle fibrillazioni interne alla maggioranza, da far rientrare, sulle possibili modifiche al ddl sicurezza.

Dal Milleproroghe alle armi a Kiev, i decreti da convertire in legge

Sono diversi i decreti da convertire in legge tra gennaio e febbraio. Il Senato sarà impegnato con il decreto Milleproroghe, che contiene la controversa norma sullo stop alle multe per i no vax: misura contro cui si sono scagliate le opposizioni ma che ha creato qualche malumore anche all’interno del centrodestra, con una decina di deputati di Forza Italia che durante l’esame della manovra hanno votato a favore, in difformità dal resto della coalizione, di un ordine del giorno del Pd contrario alla cancellazione delle multe. Sempre dal Senato partirà l’iter del nuovo decreto Ucraina, approvato dal Cdm del 23 dicembre e che proroga l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative di Kiev. Il Senato sarà impegnato anche con il decreto Giustizia, varato dal governo a fine novembre e dal quale sono state stralciate all’ultimo le norme sul rafforzamento dei poteri della procura nazionale antimafia sui reati in materia di cybersicurezza e l’introduzione di un illecito disciplinare per i magistrati. Tra le novità c’è il rafforzamento degli strumenti a tutela delle vittime di violenza di genere.

Consulta, Rai e autonomia

Sono tre nodi che si intersecano e lo stallo che si registra su uno dei dossier si ripercuote inevitabilmente sugli altri. Si susseguono, infatti, le fumate nere sia inVigilanza Raiper il via libera alla nomina di Agnes alla presidenza della tv di Stato che in Parlamento per l’elezione di quattro giudici della Corte costituzionale. Consulta che a gennaio dovrà pronunciarsi sull’ammissibilità o meno del referendum sull’Autonomia differenziata (oltre che su Jobs Act e cittadinanza). Finora sono sei le sedute della Vigilanza andate a vuoto: la maggioranza ha dato forfait, in attesa di capire come trovare i voti mancanti per l’ok alla nomina di Agnes, ma la possibilità del soccorso di Iv si allontana e M5s ha ribadito il suo no. Per il momento, dunque, i numeri necessari sono ancora lontani.

L’accordo sul metodo è stato invece raggiunto per la Consulta, ma è sui nomi che si registra l’impasse. L’intesa prevede che due giudici spettino al centrodestra (FdI e FI), uno alle opposizioni (Pd) e infine un ‘tecnico’, da individuare insieme. A oggi manca ancora la data della nuova convocazione del Parlamento in seduta comune. Tanto che nei corridoi dei palazzi si inizia a ritenere che sarà una Corte costituzionale a ‘ranghi ridotti’ a esprimersi sui referendum. Lo stallo però si ripercuote anche sull’Autonomia: dopo il pronunciamento della Consulta, che ha ‘bocciato’ alcune parti della riforma, maggioranza e governo stanno valutando il da farsi. La Lega spinge per procedere con i negoziati con le Regioni, mentre FI e FdI sono per far tornare la riforma in Parlamento. Se si optasse per questa strada, dovrebbe toccare alla Camera l’onere di rimettere mano alle parti controverse.

Riforme

“Il 2025 sarà l’anno delle riforme che spaventano molti”, ha annunciato la premier Meloni chiudendo la festa di Atreju. E l’aula di Montecitorio ripartirà proprio dalla separazione delle carriere dei magistrati, con il voto sulle questioni pregiudiziali presentate dalle opposizioni, dopo che a dicembre si è svolta la discussione generale. L’obiettivo di governo e maggioranza resta quello di procedere spediti verso il primo via libera che, nelle intenzioni, dovrebbe arrivare già a fine mese. Il centrodestra può contare sui sì di Iv e Azione, ma sarà difficile evitare il referendum, che per il governo potrebbe svolgersi nel 2026. Quanto al premierato, dopo essere stato messo in stand by alla Camera, a gennaio dovrebbe ripartire l’iter in commissione, ma non si ipotizzano tempi velocissimi.

Ddl sicurezza

Stallo al Senato sul provvedimento caro alla Lega. Il ddl è in commissione, ma l’esame è stato “congelato” in attesa di trovare la quadratura del cerchio all’interno della coalizione di governo su alcune modifiche da apportare al testo, in particolare alle norme sulla vendita delle schede telefoniche agli stranieri solo se in possesso di regolare permesso e lo stop all’obbligatorietà del differimento della pena detentiva per le detenute madri. L’esame non dovrebbe riprendere prima di metà gennaio.

 

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