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Rigopiano, il gup: “Per il crollo dell’hotel la Regione non ha responsabilità. La valanga era imprevedibile”

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Sono state depositate questa mattina, 22 maggio, le motivazioni alla sentenza che lo scorso 23 febbraio ha portato ad assoluzione gran parte degli imputati al Processo per la tragedia di Rigopiano. Il concetto guida che ha spinto il Gup Gianluca Sarandrea verso la direzione dell’assoluzione per gran parte degli imputati è quello dell’imprevedibilità della valanga, come in qualche modo accennato già dalla perizia del Tribunale, facendo cadere, di fatto, l’ipotesi accusatoria più grave, quella di disastro colposo e mantenendo in piedi solo le responsabilità di Comune di Farindola e Provincia di Pescara, Settore Strade, condannando a 2 anni e 8 mesi il sindaco Ilario Lacchetta; 3 anni e 4 mesi i funzionari della Provincia Polo D’Incecco e Mauro Di Blasio e, per fatti laterali, 6 mesi a testa per il gestore del Resort Bruno Di Tommaso ed il tecnico Giuseppe Gatto. Ora la Procura ha 45 giorni di tempo per presentare l’eventuale ricorso in appello.

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“Nessun collegamento causale”

“Non vi sono elementi per giungere ad un’affermazione di responsabilità degli imputati in ordine al reato di cui al capo 1 dovendosi dunque escludersi qualsivoglia collegamento causale tra la presunta condotta omissiva tenuta dagli imputati e il crollo dell’hotel Rigopiano”. È quanto si legge in un passaggio delle motivazioni della sentenza di assoluzione emessa dal gup del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, nei confronti dei dirigenti della Regione Abruzzo, nell’ambito del processo sulla tragedia dell’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara).

“Non c’era rischio valanghivo”

“La valutazione che deve compiersi al fine di riscontrare se vi sia stata la violazione di regole cautelari da parte degli imputati nel non aver sollecitato il Coreneva ad estendere l’area su cui effettuare la Clpv (Carte di localizzazione probabile delle valanghe, ndr)”, scrive il gup, “deve necessariamente essere condotta sulla base di una valutazione ex ante e pertanto non può non notarsi come alcun elemento consentiva di riscontrare una condizione di effettivo rischio valanghivo sull’area in questione; se ne deduce pertanto che debba escludersi che l’omissione degli imputati possa avere avuto alcuna incidenza causale con gli eventi che secondo le indicazioni riportate in rubrica hanno portato al crollo dell’hotel ed al decesso ed alle lesioni delle persone presenti a vario titolo nell’hotel Rigopiano al momento dell’impatto della valanga”.

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24 Febbraio 2023

“Non hanno commesso il fatto”

“Sulla base dunque degli elementi sopra indicati e”, si legge ancora, “dunque sia in quanto difettavano gli elementi soggettivi in capo agli imputati per attribuire loro una posizione di garanzia dovendosi riconoscere in capo al Coreneva competenza assoluta in ordine all’individuazione dei parametri entro cui far operare la Clpv e sia in merito all’assenza di concreti elementi tali da imporre un potere di intervento nei riguardi del Coreneva affinché individuasse il vallone di Rigopiano tra quelli da ricomprendere nella Clpv posto che alcun documento induceva a considerare il sito a rischio valanghe, ritiene il giudice che non vi sono elementi per giungere ad un’affermazione di responsabilità degli imputati”.

“Appare evidente come in alcun modo la condotta tenuta dagli imputati Provolo Francesco, De Cesaris Ida e Bianco Leonardo possa assumere rilevanza nello sviluppo causale degli eventi che hanno portato ai decessi ed alle lesioni subite dalle persone presenti nell’hotel Rigopiano al momento dell’impatto sulla struttura della valanga del 18 gennaio 2017, di tal ché nei riguardi degli stessi non può che essere emessa una sentenza assolutoria per non aver commesso il fatto”.

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dal nostro inviato Corrado Zunino

24 Febbraio 2023

Il fratello di una delle vittime: “Ignorati del tutto i segnali, l’imprevedibilità non è la risposta”

“L’imprevedibilità di un fatto va contestualizzata al momento, se fosse arrivata all’improvviso senza il minimo preavviso, allora potrei credere in un destino amaro per mio fratello Dino e per mia cognata Marina, ma qui si tratta di situazioni diverse in un lasso di tempo ampio che se fossero state prese in considerazione, forse oggi parleremo di altro”, così Alessandro Di Michelangelo fratello del poliziotto Dino Di Michelangelo, tra le 29 vittime insieme a sua moglie Marina Serraiocco, nella tragedia di Rigopiano, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza dello scorso 23 febbraio, depositate oggi dal Gup Gianluca Sarandrea. “Le nostre richieste di verità erano ben altre. Nessuno ancora ci ha dato risposte concrete, risposte che evidentemente dovranno essere nuovamente ricercate, si spera, in Appello”.

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