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Rocco Morabito estradato in Italia, le mille identità de boss della ‘ndrangheta, re del traffico della droga

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Per anni ha giocato con più mazzi di carte sui tavoli della giustizia di più Paesi per dribblare l’estradizione in Italia. Ma questa volta, al narcobroker Rocco Morabito il giochino non è riuscito. Il boss della ‘ndrangheta Rocco Morabito, 56 anni, considerato uno dei più  importanti trafficanti internazionali di droga al mondo, è atterrato all’aeroporto di Roma – Ciampino nella mattinata di oggi, estradato dal Brasile, dove era stato arrestato il 25 maggio 2021 dalla polizia federale brasiliana, nel corso di un’operazione congiunta con i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Reggio Calabria, supportati dal Servizio di cooperazione internazionale di polizia e dalle agenzie statunitensi DEA e FBI. Deve scontare una pena definitiva di 30 anni di reclusione.

‘Ndrangheta, Brasile: sì all’estradizione di Rocco Morabito

09 Marzo 2022

“U Tamunga”

Scortato dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Reggio Calabria, “U Tamunga” – soprannome curioso, forse legato al Dkw Munga, fuoristrada militare tedesco, con cui pare che da giovane scorrazzasse per le strade di Africo – è atterrato all’alba a Roma. In esecuzione di un mandato di arresto emesso dalla procura generale di Reggio Calabria, adesso per lui si spalancheranno le porte del carcere, dove dovrà scontare una condanna a trent’anni per traffico internazionale di stupefacenti. Un esito per nulla scontato.

Sei giorni fa procedura bloccata

In ambienti investigativi, molti hanno temuto fino all’ultimo che l’operazione non riuscisse e Morabito scivolasse per l’ennesima volta fra le maglie della legge. Sei giorni fa la procedura di estradizione dal Brasile si era bloccata perché a carico del narcobroker era saltato fuori un mandato di cattura provvisorio emesso nei suoi confronti nello stato di Sao Paolo. Esattamente lo stesso copione che anni fa aveva permesso al Tamunga di dilatare tanto i tempi di detenzione in Uruguay, dove per la prima volta era stato arrestato da latitante, da riuscire a mettere insieme contatti buoni per organizzare la sua fuga dal carcere di Montevideo.

L’evasione rocambolesca

Un’evasione rocambolesca, “pulita” – nessuno ha sparato un colpo – a tratti surreale. Insieme ad altri tre detenuti brasiliani, approfittando di un buco nella sorveglianza, Morabito è uscito dal sesto piano del carcere, si è calato sul tetto di un vicino supermercato per poi piombare a casa dell’ultraottantenne Elida Duarte. “Mi ha assicurato che non mi avrebbero fatto del male e mi ha chiesto le chiavi di casa, per poter uscire dalla porta”, ha detto all’epoca l’anziana, forse più perplessa che spaventata. “Poverino, mi ha detto che doveva andare via in fretta perché sua figlia è molto malata”.

Rocco Morabito (afp)

I cambi di identità

Le ha sempre sapute raccontare bene le bugie “U Tamunga”. Negli anni sono state fondamentali per vestire ogni sua identità. Giovane rampante a Milano, facoltoso imprenditore in Uruguay, uomo d’affari in Brasile, nonostante fosse il secondo latitante più ricercato al mondo dopo Matteo Messina Denaro, Morabito non si è mai nascosto. Nè ha mai vissuto da recluso. Perché al Tamunga – hanno ricostruito gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo e dal procuratore capo Giovanni Bombardieri – i lussi sono sempre piaciuti.

Dalla Locride a Beverly Hills

Partito giovanissimo dalla Locride, a Milano era volto noto fra la gioventù dorata della città. E lo si vedeva spesso in feste e locali, mentre portava avanti il “business di famiglia”, uno dei casati di ‘Ndrangheta più importanti del mandamento jonico. In Uruguay, “U Tamunga” era Francisco Antonio Cappelletto Souza, facoltoso imprenditore ufficialmente attivo nel settore dell’import-export e nella coltivazione intensiva di soia. In realtà, dal suo mega appartamento di Punta del Este, piazzato nell’esclusivo quartiere di Beverly Hills, scopiazzato in tutto e per tutto dall’omonima città californiana, ha gestito l’importazione in Italia di tonnellate e tonnellate di coca. In Brasile invece, Morabito faceva base in un lussuoso hotel di Joao Pessoa, capitale dello stato brasiliano di Paraiba, nel nord del Paese, e la sua vita scorreva tranquilla fra mattinate in spiaggia e nottate nei bar.

Il broker dell’America Latina

Giovane africoto con voglia di emergere, logista esperto dei traffici a Milano, broker dai mille contatti in America Latina, Morabito ha vissuto molte vite, mille identità. Una sola cosa non è mai riuscito a nascondere: le folte sopracciglia, che spesso lo hanno tradito quando gli investigatori gli davano la caccia. Adesso, lo aspetta ancora un altro giro della giostra dell’esistenza: quello da detenuto nelle carceri italiane. E per lungo tempo.

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