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Difficile pensare di poter rimpiangere l’inesausto denunciatore di vere e presunte malefatte comunali ed extracomunitarie Riccardo De Corato, che appena tre settimane fa ha lasciato l’incarico di assessore alla Sicurezza della Regione Lombardia su ordine del suo partito, Fratelli d’Italia. Ma il successore Romano la Russa – fratello d’Ignazio oltre che d’Italia – è riuscito con sorprendente rapidità in un’impresa in apparenza impossibile.
Romano La Russa, l’assessore lombardo (fratello di Ignazio) fa il saluto fascista al funerale di un militante di estrema destra
di Paolo Berizzi
Il saluto fascista a un funerale, che ha esibito non con la maschia convinzione che una certa tradizione esigerebbe, ma con movimenti esitanti che parevano tradire un qualche imbarazzo, non leva nulla alla gravità del gesto e rappresenta in modo trasparente la realtà di una destra che ci informa ogni giorno che il fascismo di cui è erede legittima non è un tema di cui valga la pena di parlare, ma che poi negli orpelli e nelle simbologie rivelatrici di quel fascismo finisce spesso e volentieri per adagiarsi.
A questo, se non fosse abbastanza, si aggiunge il grottesco delle tre versioni differenti dell’episodio affannosamente messe in fila nel giro di poche ore. Prima versione larussiana: non era un saluto romano e “chi vuol confondere il rito del “presente” con il saluto fascista è ignorante”. Seconda versione, a cura di Fratelli d’Italia: “dal video emerge che Romano ha invitato tutti a non fare il saluto romano” e quindi proprio di quello si trattava. Terza e forse definitiva versione, sempre di La Russa: “Un atto d’amore nei confronti del defunto”, che non doveva “essere filmato e strumentalizzato”, ma “comunque un gesto che ho cercato di evitare”. Al di là dell’evidente confusione, La Russa dovrebbe ricordare che non è un privato cittadino, ma ha un ruolo istituzionale, a garanzia di tutti i cittadini, da rispettare. Un ruolo che da ieri vale meno.