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Sammy Basso, il corpo donato alla scienza

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E’ l’ultimo regalo che ha fatto alla vita con la sua stessa morte: donare il proprio corpo. I funerali di Sammy Basso saranno infatti celebrati non prima del fine settimana, probabilmente venerdì alle 15 al campo sportivo di Tezze sul Brenta, per consentire al centro americano che lo seguiva di effettuare a Padova alcuni esami sulla sua salma. «Siamo un centro di riferimento nazionale – ha dichiarato il responsabile del Centro, Raffaele De Caro, docente di Anatomia e specializzato in Pathology and Forensic Medicine, per la donazione del Corpo e Biobanca dell’Università di Padova – . Ci mettiamo a disposizione. Aspettiamo le decisioni della famiglia».

Passi avanti nella progeria

L’Università di Padova è stata «la sua casa della scienza», dove Sammy Basso ha preso doppia laurea con lode, una delle due in inglese, in biologia molecolare e dove ha insegnato come docente in vari seminari alla Facoltà di Biologia. «Uno dei migliori studenti che abbiamo avuto, superiore a tutti – lo ricorda Francesco Argenton, presidente del corso di laurea in Biologia e suo professore – . Una grande passione per la scienza, capacità comunicativa, saggezza, curiosità, amore infinito per la vita. Il suo entusiasmo è stato trascinante nei seminari in cui ha insegnato». Argenton ribadisce che le ricerche di Sammy Basso «sulla progeria sono arrivate a conclusioni importanti, tanto che sono state pubblicate su prestigiose riviste internazionali, tra cui Nature Medicine e successivamente citate negli studi di altri 109 ricercatori… Ha lasciato il segno e indicato la strada giusta su cui proseguire per trovare una cura, anche se non a breve».

150 bambini-vecchi al mondo

Ora nel mondo rimangono150 bambini e ragazzi affetti dalla sindrome di Hutchinson-Gilford, secondo i dati della Progeria Research Foundation. Ma il centocinquantunesimo (e più longevo) dei “giovani vecchi” continuerà idealmente a vivere attraverso la ricerca. Mamma Laura e papà Arrigo ieri con grande compostezza hanno confidato al sindaco Luigi Pellanda il loro immane dolore: «La casa adesso è vuota. Nostro figlio era un “terremoto”, tra telefono, movimenti, discussioni… Ora il silenzio pesa».

 

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