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Sardegna, la battaglia contro l’eolico arriva in Regione: manifestanti sulla croce con la bandiera dei quattro mori

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CAGLIARI — Ci sono le tende e i sacchi a pelo, striscioni e cartelli e, da qualche giorno, una grande croce in legno, con tanto di corona di spine. Da martedì, davanti al palazzo del Consiglio regionale della Sardegna, in pieno centro a Cagliari, è cominciato il presidio del ‘popolo di Pratobello’, i rappresentanti dei comitati che, in pochi mesi, hanno raccolto 211 mila firme per presentare una legge di iniziativa popolare. La Pratobello 24, appunto, con cui si vorrebbero bloccare gli impianti eolici e fotovoltaici non ancora autorizzati e non ancora completati, facendo leva sulla competenza primaria della Regione (a Statuto speciale) in materia urbanistica.

Poco più di un mese fa gli scatoloni con le firme a sostegno della proposta sono arrivati a Cagliari insieme a centinaia di rappresentanti dei comitati nati in tutto il territorio sardo e hanno fatto il loro ingresso nel palazzo del Consiglio regionale. I promotori della Pratobello chiedevano una corsia preferenziale, un accesso diretto del testo, dall’ingresso all’aula, ma così non è stato. “Che non ci fosse la volontà di dar seguito alla richiesta di 211 mila sardi è stato evidente dal momento in cui si sono presi dieci giorni solo per contare le firme, mentre noi ne abbiamo impiegato meno della metà”, commenta Michele Zuddas, avvocato, uno dei portavoce del popolo di Pratobello. Che da qualche giorno ha iniziato lo sciopero della fame “come gesto estremo nei confronti di chi pensa di bloccare un movimento popolare, che ignora la volontà espressa da oltre 200 mila sardi. Le nostre sono proposte sincere, che non hanno secondi fini, non rappresentano un’ideologia né un pregiudizio. Siamo spinti dall’amore per la nostra terra e vogliamo difenderla dall’assalto degli speculatori”.

Mentre fuori si protesta pacificamente, nel palazzo i consiglieri discutono e approvano una variazione da oltre 600 milioni. Dai banchi dell’opposizione hanno anche provato a far passare la proposta Pratobello direttamente all’esame dell’aula, senza passare per le stanze chiuse delle commissioni consiliari, ma il tentativo è ripetutamente fallito. “Il Consiglio può approvare, modificare, bocciare la nostra legge – dice ancora Zuddas -, ma chiediamo che questo avvenga in modo trasparente e quindi in aula e senza passaggi nelle commissioni, perché sappiamo bene che in questo modo i tempi si allungano, nel tentativo evidente di smorzare la protesta. Ma noi non ci fermiamo, presidieremo i lavori del Consiglio anche la prossima settimana, quando inizierà l’esame della legge della maggioranza e della presidente Todde, quella sulle aree idonee”.

I due testi non sono incompatibili, secondo la maggioranza e per Todde, ma i comitati la pensano diversamente: “Vogliono disinnescare l’efficacia della Pratobello approvando un ibrido: la norma aree idonee, imposta dalla presidente, e qualche passaggio della proposta popolare. E allora, se non vogliono disattendere totalmente la volontà popolare – rilancia Zuddas -, facciano l’operazione inversa, discutendo subito la nostra proposta e inserendoci, successivamente, parti della legge varata dalla giunta”. Proposta irricevibile e già rispedita al mittente: il Consiglio procederà come stabilito dalla conferenza dei capigruppo, nel rispetto delle norme e senza timore di disattendere la ‘volontà popolare’.

Non ha dubbi né esitazione alcuna il presidente della massima assemblea sarda, Piero Comandini (Pd): “La principale espressione della volontà popolare che dobbiamo rispettare e onorare è quella manifestata, neanche un anno fa, con la consultazione elettorale, che ha democraticamente portato all’elezione di sessanta consiglieri, che hanno come compito principale quello di approvare le leggi”. Nel merito delle richieste, “il Consiglio regionale discuterà il disegno sulle aree idonee perché, dal punto di vista regolamentare, ha già concluso l’iter nelle commissioni e perché siamo convinti che in questo testo ci siano le risposte ai timori degli oltre 210 mila sardi che chiedono di tutelare il paesaggio e questo significa anche essere protagonisti della transizione energetica, consapevoli che l’ambiente va protetto anche dai cambiamenti climatici e dai disastri che questi stanno causando. Non possiamo continuare a essere i principali produttori di energia da fonti fossili e inquinanti”.

Nel muro contro muro non si vedono crepe né spiragli, solo qualche giorno di tregua: martedì i consiglieri torneranno sui banchi per darsi battaglia su ogni singolo articolo della proposta della giunta e della maggioranza e fuori riprenderà il presidio (“più numeroso e ancor più, pacificamente, combattivo” assicurano dai comitati), all’ombra della grande croce di legno, “anti speculazione, rappresenta la sofferenza della nostra Sardegna, che non vuole devastazione né distruzione”.

 

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