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Scintille all’audizione di Giuli. M5s attacca, il ministro: “Sopporta, cuore mio”

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Finale con scintille per l’audizione del ministro della Cultura, Alessandro Giuli, alle commissioni Cultura di Camera e Senato riunite in seduta comune. La polemica arriva dal senatore pentastellato Luca Pirondini che, non soddisfatto delle risposte fornite ai quesiti dei parlamentari, ha interrotto più volte il titolare del Collegio Romano. Pirondini va dritto: “Se non sa le risposte ci dica che non le sa”, dice riferendosi alla situazione delle fondazioni lirico sinfoniche. “Magari ne parliamo in un’altra sede”, ribatte il ministro.

Pirondini insiste e questa volta viene stoppato dal presidente della commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone: “Le ricordo con cortesia che una volta che i parlamentari hanno svolto i propri quesiti devono ascoltare la replica del ministro e non è permesso alcun dialogo. Io sono il presidente e do io la parola, lei non ha la parola e mi fa la cortesia di tacere. Ci sono delle regole, sta facendo intervento non autorizzato. Non mi costringa a espellerla dall’aula”.

Ma la querelle non si placa. Ed è qui che Giuli, sconfortato, cita le parole di Ulisse nell’Odissea: “Sopporta, cuore mio”. E chiude così: “Ritengo di aver risposto a tutto e considero la mia sinfonia finita”.

Più tardi arriverà una nota di Pirondini: “È inaccettabile il comportamento del ministro Giuli che oggi in audizione di fronte alle commissioni Cultura non ha risposto a nessuna delle domande poste dal M5s, oltre che ad altre. In particolare gli ho chiesto di dare informazioni precise sulla possibile trasformazione delle fondazioni liriche dalla attuale natura giuridica privata a quella pubblica. Ebbene, nell’unico suo accenno di risposta ha fatto un imperdonabile strafalcione dicendo che sono già pubbliche. È semplicemente falso, si informi!”.

E su Mollicone: “Sono stato intimidito dal presidente della commissione che ha pure chiamato gli assistenti parlamentari per farmi portare fuori dalla sala. Questo comportamento dentro il Parlamento è inaccettabile e costituisce un precedente pericoloso. I ministri hanno il dovere di rispondere ai parlamentari e noi abbiamo il dovere di fare le domande a nome dei cittadini”, chiude Pirondini.

 

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