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Un manifesto funebre che a caratteri cubitali fa sapere a tutto il paese che il Comune di Petilia Policastro, l’amministrazione e il suo sindaco “partecipano al dolore” della famiglia per la morte di uno degli assassini di Lea Garofalo. Nello specifico, quello che ha materialmente sciolto nell’acido il corpo della collaboratrice di giustizia, sequestrata e ammazzata per aver osato ribellarsi al clan.
A quattordici anni dal barbaro omicidio della donna che si era ribellata al suo destino di moglie, madre e sorella di uomini di ‘ndrangheta e aveva puntato il dito contro tutta la sua famiglia, il suo paese le gira per l’ennesima volta le spalle. Lo fa pubblicamente, con il manifesto funebre che il sindaco Simone Saporito ha pensato, voluto e fatto realizzare per Rosario Curcio condannato definitivamente nel 2014 per l’omicidio di Lea Garofalo, morto il 29 giugno al policlinico di Milano e salutato dai suoi due giorni fa dai suoi in paese.
Il manifesto funebre fatto affiggere dal Comune di Petilia per la morte dell’assassino, che la sciolse nell’acido, di Lea Garofalo
Lui si giustifica. “Da quando è scoppiata la pandemia come Amministrazione comunale abbiamo fatto un accordo con le agenzie di pompe funebri per fare i manifesti di vicinanza per tutti i funerali che si celebrano in città”. Ma pur riconoscendo l’iniziativa come opinabile, la rivendica: “Noi abbiamo fatto il manifesto a tutti. Perché a lui no? Davanti alla morte si è tutti uguali. Sarebbe stata una discriminazione al contrario non farlo”.
Insorge il Pd, che ne chiede le dimissioni. “La provincia di Crotone non merita amministratori che gettano discredito sull’intera Regione”, dice il segretario di federazione del Pd di Crotone, Leo Barberio. “A nome di tutta la comunità Democratica Crotonese e Calabrese chiedo le immediate dimissioni del sindaco e della giunta comunale”.