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Il contratto scaduto da tre anni, due anni di pandemia che hanno messo a dura prova chi sale in cattedra ogni mattina, il riconoscimento sociale che non c’è. E come se non bastasse, l’ultimo rapporto di Eurydice (“Teachers and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe 2019/20”) che mostra la composizione e le differenze nelle retribuzioni degli insegnanti e dei capi di istituto di 38 sistemi educativi europei ribandendo che l’Italia è fanalino di coda. Ora i prof si fanno avanti: “Meritiamo un aumento di almeno 200 euro netti”. E lo fanno con una petizione su Change.org lanciata da “Professione insegnante” che sfiora la diecimila firme.
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L’occasione è la discussione in atto sul rinnovo del contratto. “Ormai si sta parlando sempre più di aumento, ma l’unica costante che viene fuori è una cifra irrisoria: 85 euro lordi – spiega Salvo Amato, il docente promotore del portale che conta oltre 177mila iscritti. “La petizione serve per dire la nostra: 200 euro sono per noi il minimo indispensabile per stare al passo con il costo della vita”.
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“In questo periodo di pandemia gli insegnanti hanno dato il meglio di sé non risparmiandosi sotto ogni profilo, contribuendo a tenere aperti i canali dell’istruzione in ogni forma, anche con proprie risorse personali – dice ancora la petizione – noi insegnanti italiani chiediamo un adeguamento dello stipendio di almeno 200 euro netti mensili ad invarianza degli oneri contrattuali, per recuperare il potere di acquisto fermo, ormai, al 2009. E questo a fronte di un aggravio notevole degli oneri burocratici della propria professione, che determina situazioni di stress tali da far considerare, in alcuni casi, la nostra professione quale usurante”.
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All’orizzonte una temuta revisione del sistema delle carriere. “E’ stato eliminato il bonus merito – spiega Amato, professore di Informatica – non vorremmo che venisse reintrodotto in altra forma”. La trattativa sul contratto è partita. Domenica scorsa il ministro Patrizio Bianchi, ospite di “Che tempo che fa” su Rai3, ha detto che la questione “è parte del bilancio corrente, stiamo facendo un ragionamento. Anche il Parlamento potrà intervenire sul bilancio corrente”. Insomma, si cercano le risorse.
Ci sono risorse già stanziate per un rinnovo pari a 85 euro lorde, i sindacati, però, chiedono di più. Alza il tiro il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli, a partire da un dato: “I lavoratori dell’istruzione scolastica guadagnano 343 euro lordi in meno dei loro colleghi statali”. E lo fa Lena Gissi, segretaria della Cisl scuola: “La retribuzione media di tutti i dipendenti della pubblica amministrazione è di 36.782 euro mentre il settore specifico della scuola può contare su una retribuzione media di 30.143 euro (esclusi i dirigenti). Vi pare ancora possibile? A noi no, è ora di mettere mano al differenziale delle retribuzioni tra la media della pubblica amministrazione e la scuola che risulta essere superiore ai 6.000 euro. Serve affrontare gli step necessari per arrivare al riequilibrio”.
“Nel Pnrr non sono previste risorse da destinare all’aumento stipendiale che, invece, dovranno necessariamente essere stanziate dalla legge di Bilancio in vista del rinnovo contrattuale – fa notare Rino Di Meglio, coordinatore Gilda – Aumento delle retribuzioni e snellimento della burocrazia rappresentano le prossime battaglie che intendiamo affrontare”.