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Il ministero annuncia l’assunzione di oltre 94mila nuovi docenti. Ma i sindacati smorzano gli entusiasmi: molti posti non verranno assegnati per mancanza di aspiranti. Saranno 94.130, secondo i dati diffusi oggi da viale Trastevere, le cattedre autorizzate dal ministero dell’Economia per immettere in ruolo nuovi insegnanti a partire dal prossimo primo settembre. Ma il complesso sistema delle graduatorie da cui è possibile attingere i pretendenti alla cattedra in pianta stabile fa intravedere un gran numero di caselle che rimarranno vacanti. E questo aumenterà le difficoltà dei dirigenti scolastici alle prese con la ricerca dei supplenti da inviare in classe.
Coperta solo una cattedra su otto
Tra meno di due mesi, tutti i docenti dovrebbero essere in cattedra. Ma Ivana Barbacci, a capo della Cisl scuola, spiega che “incrociando i dati sulle assunzioni con quelli degli aspiranti presenti nelle diverse tipologie di graduatorie da cui si potrà attingere per le nomine, si evidenziano criticità irrisolte, nonostante il moltiplicarsi delle procedure concorsuali attivate negli ultimi tempi”. E snocciola una serie di esempi che chiariscono meglio la situazione. “Alcuni dati relativi alla scuola primaria – continua – parlano da soli: per i 3.396 posti da coprire in Lombardia, nella graduatoria del concorso da poco pubblicata ci sono solo 481 aspiranti. Ancora più clamoroso lo scarto in Piemonte, dove con 1.307 posti su cui assumere la graduatoria concorsuale si ferma a 47 aspiranti. Va un po’ meglio nel Lazio, dove per 957 posti i concorrenti saranno 264, ma in Veneto si potranno assumere solo 114 docenti per 1.538 posti vacanti, e in Emilia 124 su 1.077”.
A conti fatti, per la sola scuola elementare e in cinque regioni (Lombardia, Piemonte, Lazio, Veneto e Emilia-Romagna) su 8.275 cattedre disponibili se ne potranno coprire soltanto 1.030: solo il 12,4%. Una su otto.
Famiglie e alunni messi a dura prova
A spiegare i motivi di questo disallineamento tra domanda e offerta di insegnanti intervengono gli altri sindacati. “Ci viene da pensare sulla inconsueta magnanimità del Mef – commenta sarcastico Pino Turi, della Uil scuola – perché sa benissimo che non saranno coperti se non parzialmente. Noi pensiamo che si arriverà forse al 50%”. Questo significa che circa 50mila posti potrebbero andare ai supplenti, che si aggiungeranno alle migliaia di posti precari da affidare ai docenti di sostegno e alle supplenze su posti non liberi. L’anno scorso si sfiorarono le 200mila unità. E quest’anno si rischia la replica, se non di peggiorare la situazione. Un valzer di docenti all’inizio dell’anno che mette alunni e famiglie di fronte a continui cambi di metodo e personalità dei maestri e prof coinvolti. Per le immissioni in ruolo si attinge da due bacini: le graduatorie dei precari storici non ancora esaurite, le graduatorie provinciali ad esaurimento, e dalle liste dei concorsi ancora in vigore.
Concorsi, un sistema fallimentare
Ma “il sistema farraginoso dei concorsi (troppi e scoordinati tra loro) – continua Turi – è fallito e se ne avrà riprova se le nostre previsioni saranno (purtroppo) suffragate dai fatti. Concorsi accavallatisi con una cervellotica distribuzione tra posti e percentuali che creano solo confusione e congelano posti che andranno coperti da supplenze. Un sistema che invece di risolvere la piaga del precariato la crea. Le cause sono ormai ben note e sono nel sistema concorsuale, sclerotizzato nella sua struttura ideologica”. Cui occorre aggiungere, secondo Elvira Serafini dello Snals “la particolare situazione che stanno vivendo molti docenti che, a causa di ritardi nella pubblicazione di alcune graduatorie del concorso straordinario 2020 e di quello ordinario, non riusciranno a rientrare nel numero dei posti previsti per il ruolo”. La cosiddetta tempesta perfetta che si ripercuoterà sulla testa di alunni e genitori.
La call veloce
Per tamponare la situazione, il governo ha autorizzato la cosiddetta call veloce: l’assunzione a tempo determinato dei docenti inseriti nelle prime fasce delle nuove Gps (le graduatorie provinciali dei supplenti) con impegno di assumerli in ruolo l’anno successivo al termine di un esame da sostenere a fine supplenza. Ma anche in questo modo non si uscirà dal tunnel, spiegano i rappresentanti dei lavoratori. Carenza di precari della scuola da assumere? Nient’affatto. “Ci si ostina a non considerare i docenti con tre e più anni di servizio e inseriti a pieno titolo in graduatorie provinciali, che avranno ancora supplenze annuali, ma gli sarà impedito l’accesso al ruolo”, replica Turi. La Cisl propone infatti “di affiancare a quello dei concorsi anche un canale che valorizzi in modo adeguato l’esperienza di lavoro dei precari. Non si tratta di chiedere sanatorie, ma di gestire in modo razionale e proficuo una situazione nella quale si è costretti a utilizzare una mole abnorme di lavoro precario”.