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Sea Watch: “Cento persone alla deriva nel Mediterraneo, nessuno interviene”. E in Tunisia 20 morti

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Ci sono oltre cento persone alla deriva su un barcone nel Mediterraneo, ma al momento non risulta alcuna operazione di soccorso. A lanciare l’allarme è l’ong Sea Watch, che con il suo Sea Bird monitora il Mediterraneo centrale. “Il nostro aereo da ricognizione ha appena avvistato circa 100 persone in zona di ricerca e soccorso tunisina. Sono alla deriva su una barca di legno molto inclinata”, ha fatto sapere l’ong.

L’avvistamento è avvenuto attorno alle 14. Poco prima il mercantile Eagle aveva lanciato un mayday per un’imbarcazione in difficoltà. Dall’alto hanno visto una tinozza blu, tutta inclinata su un lato. Subito ne è stata comunicata la posizione sui canali di emergenza. Quaranta minuti dopo, le coordinate vengono aggiornate. Alla segnalazione, nessuno risponde.

Nelle vicinanze, spiegano da Sea Watch, ci sono i mercantili Maridive 51, Ifrika III, Maridive 70. Tutti sono stati direttamente contattati perché intervenissero in soccorso, ma “da loro nessuna risposta radio”. Venti minuti dopo, Seabird ha anche contattato il mercantile STI Finchley: a bordo si sono limitati a dire che avrebbero contattato le autorità.

La barca è in condizioni estremamente precarie. “Il rischio di capovolgimento è alto, ma i mercantili vicini non stanno intervenendo. Serve subito un soccorso che si concluda in un porto sicuro”, spiegano da Sea Watch, che continua a far volare il suo aereo nonostante le ordinanze Enav che hanno tentato di limitarne l’operatività con multe e fermi e le prescrizioni previste nel cosiddetto decreto flussi.

Sea Watch 5, dopo ventiquattro ore di braccio di ferro sbarcano tutti i migranti soccorsi

diAlessia Candito

26 Novembre 2024

Una norma, hanno commentato Sea Watch e altre ong attive nel soccorso in mare, “discriminatoria e criminalizzante” che impone “ancora sanzioni – sia con fermi amministrativi sia con multe fino a 10mila euro – questa volta contro gli aerei delle ong impegnati in missioni di monitoraggio, che hanno contribuito in modo cruciale al soccorso di imbarcazioni in difficoltà e hanno documentato gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani”. Violazioni, ricordano dalla flotta civile, che comprendono “omissioni nel soccorso, ritardi ingiustificati negli interventi e la facilitazione dei respingimenti forzati a seguito di intercettazioni violente”.

 

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